LA PRIMA INDAGINE
DI ALLIE BURNS
Val McDermid
DETTAGLI:
Traduttore: Seba Pezzani
Editore: HarperCollins
Genere: Noir
Pagine: 400
Anno edizione: 2024
Sinossi. Natale in Scozia, il periodo dell’anno che esalta la bellezza di questa terra selvaggia, punteggiata di distillerie di whisky e di guglie e castelli che ne fanno il tripudio del gotico. Ma i sussulti di un indipendentismo che ha origini antiche scuotono la struttura portante del Regno Unito, con il rischio di un referendum che rappresenterebbe un pericoloso precedente. Allie Burns, giovane reporter del Clarion, un quotidiano di Glasgow, sta tornando a casa in treno dopo le vacanze quando si imbatte in qualcosa di inaspettato: un parto in una carrozza. È Danny, collega di Allie a cui ha confessato di essere sul punto di scrivere un pezzo-inchiesta che gli cambierà la vita, a far sì che la nascita del bambino avvenga senza problemi grazie alla sua esperienza di infermiere volontario. E Allie si ritrova a scrivere a sua volta un reportage del lieto evento che avrà grande riscontro pubblico. Danny, da parte sua, è roso da dubbi e sensi di colpa, considerato che il suo articolo prende le mosse dai comportamenti poco limpidi del fratello adottivo, Joseph, un assicuratore disonesto nonché suo esatto opposto.
L’indagine giornalistica lo porterà a Nassau per smascherare un gioco di scatole cinesi concepito per evadere il fisco. Tra loschi figuri del mondo della finanza, terroristi dell’IRA a cui un gruppo di sedicenti indipendentisti scozzesi chiede armi per azioni dimostrative in patria e crisi di identità sessuale, Allie e Danny si ritroveranno a essere ben più di semplici cronisti in una Scozia celtica, fosca, fredda e respingente.
Recensione di Salvatore Argiolas
“1979” è il primo libro di una nuova serie di noir concepita da Val McDermid come una ricognizione sulla vita sociale e politica della Scozia, vista a distanza di dieci anni, dato che il secondo libro “1989” è stato pubblicato in patria nel 2022 e sono stati programmati anche “1999”, “2009” e “2019”.
Val McDermid è una delle migliori gialliste di lingua inglese e la sua narrativa viene inquadrata nel cosiddetto “Tartan Noir”, la peculiare corrente del genere nata e cresciuta al di là del Vallo di Adriano, i cui maggiori esponenti, oltre alla McDermid sono William McIlvanney, Ian Rankin e Alan Parks che declinano le tematiche tipiche del noir con uno sguardo critico e poco indulgente sullo spirito dei tempi.
Val McDermid omaggia McIlvanney, considerato il padre del “Tartan Noir”, di alcune favorevoli citazioni in “1979” ;
“restò a mollo nella vasca da bagno leggendo il romanzo di McIlvanney che aveva pescato in un negozio di libri usati in Otago Lane, in un gelido pomeriggio di dicembre. Ci sera entrata solo per starsene mezz’ora al riparo dal freddo, ma come sempre, ne era uscita con mezza dozzina di libri. Quello, “Laidlaw” (più famoso in Italia col titolo di (“Come cerchi nell’acqua”), era ambientato in una Glasgow operaia che riconobbe immediatamente. Secondo la descrizione era un noi, ma era diverso da qualsiasi noir che avesse mai letto. Il protagonista, Jack Laidlaw, era lo sbirro più letterario più strano che avesse mai incontrato. Teneva Camus accanto al whisky nel cassetto della sua scrivania e, per tutta la durata di un’indagine per omicidio, si trasferiva dalla casa della sua famiglia in un albergo. E non c’era nessuno mistero. L’assassino veniva identificato sin dal principio. Ma era intrigata dalla qualità della prosa, una caratteristica non comune tra i polizieschi da lei letti. E quando i personaggi parlavano, lo facevano nella cadenza riconoscibile della strada.”
I debiti verso McIlvanney vengono colmati non solo con i riferimenti affettuosi,
“Lui e Laidlaw le rammentarono la distanza tra la narrativa e la realtà nelle indagini su un crimine”
ma soprattutto ponendosi alla stessa latitudine del capostipite, sia nella descrizione dell’ambiente, sia nella densità narrativa che scopre una nazione stremata colta nel momento in cui affronta un gelido inverno dello scontento, percorsa da scioperi operai e alla vigilia del referendum che avrebbe deciso se la Scozia, unita all’Inghilterra sin dal lontano 1603, avrebbe avuto qualche autonomia con la cosiddetta devoluzione.
I tempi per la Gran Bretagna erano veramente duri e, anche se Margaret Thatcher, la Lady di ferro, sarebbe arrivata al potere qualche mese dopo, si capiva benissimo che il 1979 sarebbe stato un anno di svolta, dove la lunga durata del processo di decolonizzazione e le spinte liberalistiche avrebbero cambiato in modo irreversibile, il mondo del lavoro e in genere lo stile di vita di milioni di persone.
Già il titolo così secco ed essenziale, uguale a quello originale inglese, da un lato mette subito in chiaro chi sia il protagonista del noir e da un altro lato ricorda in modo chiaro “1984” il romanzo distopico di George Orwell e la Glasgow di quegli anni, vista a distanza di tanto tempo, pare proprio una città in cui la distopia abbia fatto radici e prosperato, gelida, stressata e in nervosa attesa dell’esito del referendum per la devoluzione che è stato truccato in partenza.
E’ questo l’ambiente in cui Danny Sullivan e Allie Burns, due giornalisti del Clarion di Glasgow mettono a punto un’inchiesta scottante su un truffa ai danni dell’erario che coinvolge tanti nomi che contano in città e nella nazione. Danny ha trovato la traccia giusta nei documenti del fratello e accumula fatti certi e prove chiare ma ha bisogno di qualcuno che gli scriva gli articoli in forma adeguata e che lo aiuti nella presentazione del loro lavoro al caporedattore e Allie è la persona giusta, una giornalista giovane ma volitiva rientrata in Scozia dopo alcuni anni in Inghilterra.
Lo scoop ha successo e gli articoli hanno l’effetto di una bomba ma Allie non si accontenta e subito fiuta qualcosa di grosso ad una riunione politica dove assiste ad un incontro di fanatici secessionisti pronti a organizzare attentati.
Danny si infiltra nel gruppetto di balordi, riuscendo a scoprirne la trame terroristiche ma quando tutto sembra concludersi con uno scoop clamoroso, il giornalista viene trovato morto in casa sua e si sospetta che l’assassinio sia dovuto al suo coinvolgimento nell’atto terroristico ma poi si prospettano anche altre piste investigative che Allie sarà in grado di seguire per arrivare alla verità.
Val McDermid coniuga con grande bravura la descrizione di un periodo oscuro della sua nazione e una trama efficace che presenta protagonisti credibili posti ad interagire in un ambiente che conosce benissimo essendo stata giornalista e che raffigura con luci ed ombre ma sono tanti gli spunti d’interesse di “1979” come per esempio il fatto che l’omosessualità fosse proibita per legge, che la produzione di beni stesse per essere soppiantata dalla finanza predatoria, qui messa sotto inchiesta da Danny Sullivan nella latitanza delle autorità, oppure che si viveva nel pericolo quotidiano e tangibile di attentati causati dai “Troubles”, (i disordini), ovvero il lungo periodo di guerra civile che scaturì in Irlanda del Nord per tracimare in Irlanda e in Gran Bretagna.
“Il bel tempo faceva emergere l’intenso rosso dell’arenaria della Kelvingrove Gallery e della Kelvin Hall, di fronte a essa, con gli sgargianti manifesti he strombazzavano le loro promesse sul lato opposto della via. Più avanti il fosco contorno grigio antracite della Western Infirmary e la guglia gotica dell’università le ricordarono che quella era una città di contrasti: bellezza e bruttezza, estrema povertà ed estrema ricchezza, depressione annebbiata e atroce umorismo”
Questa descrizione della città di Glasgow potrebbe essere estesa all’intera Scozia, in bilico tra la voglia di conservare lo status quo e il desiderio di indipendenza, che dopo tanti anni non è ancora riuscita ad ottenere.
“1979” racconta questa contraddizione ma è molto altro, è un noir che cala il lettore in un’atmosfera torbida, di intrighi, inchieste giornalistiche pericolose e ambienti dove è facile fare un passo falso fatale e presenta una protagonista molto determinata, pronta a lottare per la sua indipendenza in un ambiente ottuso e maschilista.
Val McDermid con “1979” si conferma scrittrice di talento, anche se poco conosciuta in Italia, degna essere considerata una delle penne più interessanti e più entusiasmanti del panorama noir di lingua inglese.
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Val McDermid
È nata nella regione del Fife (Scozia) e si è laureata presso il St Hilda’s College di Oxford. Ha anche esercitato la professione di giornalista con scarso successo, successivamente si è dedicata al teatro, come drammaturga, convincendosi, infine, di essere più portata per la letteratura in prosa. Ha raggiunto il successo nel 1987 con il romanzo Report for Murder. Sino ad oggi ha scritto tre serie di romanzi polizieschi: quella di Lindsay Gordon, un’intrepida giornalista lesbica, di Kate Brannigan, un attento investigatore privato, e di Tony Hill e Carol Jordan, riguardo disfunzioni sessuali. Quest’ultima è stata adattata per la televisionee con il titolo Wire in the Blood nel 2002. Fa parte dei cosiddetti Tartan Noir, termine coniato dallo scrittore statunitense James Ellroy, che definì Ian Rankin il re dei Tartan Noir; gli scrittori Tart Noir sono tutti scozzesi e risentono profondamente della cultura della propria terra e, tra cinismo e umorismo, si identificano come una sottospecie di “scrittori hard boiled”. Nel suo caso l’interesse per la tradizione letteraria scozzese (James Hogg e Robert Louis Stevenson) si unisce alla comprensione delle più delicate tematiche moderne, quali la pena di morte, la tortura e l’omosessualità. Ha inoltre collaborato con l’emittente BBC Radio 4 e BBC Radio Scotland. Attualmente vive tra Manchester e il Northumberland; è apertamente omosessuale. (Da Wikipedia)