Recensione di Patrizia Argenziano
Editore: Eclissi editrice
Pagine: 232
Genere: noir
Anno di pubblicazione: 2016
In una Milano degli anni settanta, Libero Russo è un investigatore privato da quattro soldi e senza licenza, lasciato a piedi dalla polizia poiché protagonista di una faccenda poco chiara. E proprio perché visto con il fumo negli occhi, diventa l’indiziato numero uno nel momento in cui viene rinvenuto cadavere e trafitto da ventisette coltellate Giuseppe Molinari, braccio destro, socio e coinquilino di Jo Le Maire, organizzatore nel 1964 della famosa rapina in via Montenapoleone, trafficante di donne e droga che nasconde i suoi loschi traffici attraverso un presunto smercio di whisky scozzese. Il pretesto per incolpare il povero Russo è una lite avvenuta con la vittima solo qualche giorno prima.
Il litigio in questione era nato per motivi esclusivamente lavorativi: Libero si trovava sulle tracce di Santina, figlia unica di una disperata coppia di anziani che si era data alla vita di strada e che, di punto in bianco, non si era più presentata a casa. Le indagini lo avevano portato direttamente ai due gangster che detenevano il controllo dei locali notturni milanesi e Molinari non aveva gradito l’intrusione.
Libero si trova così costretto ad affrontare altre difficoltà come se non ne avesse abbastanza, come se la sfortuna avesse occhi solo per lui, come se non ci fossero possibilità di uscire dal tunnel in cui si è infilato, come una strada chiusa e senza via d’uscita.
A sorpresa, in suo aiuto corre l’ex compagno di squadra e amicone Marione Marella che viene incaricato dell’indagine e che cerca anche la sua collaborazione con il secondo fine di dargli la possibilità di scagionarsi e riacquistare credibilità tra gli ex colleghi.
Un altro singolare aiuto arriva da una prostituta, Martina, che si occupa di lui all’occorrenza e che gli fornisce informazioni utili per il ritrovamento di Santina.
E lo aiutano, involontariamente, anche i genitori di Santina che lo hanno assoldato per ritrovarla, lo aiutano proprio come i genitori sanno fare, ma solo fino a quando Libero stesso glielo permetterà.
Libero porta avanti due indagini parallele in una Milano che sta cambiando e che lo porta a frugare nelle vie della prostituzione, del ricatto, del contrabbando, della droga, dei locali notturni, della disperazione e della violenza. Due indagini che diventano una sfida con se stesso.
Un noir dalle tinte forti e che ha tutto il sapore della Milano degli anni settanta, quella Milano di cui ho sentito raccontare, di cui ho visto le immagini in televisione o letto sui libri. Una Milano che sta cambiando e in cui la malavita e il malaffare prendono il sopravvento, la Milano dei gangster e delle rapine, la Milano dei marsigliesi e la Milano delle bische clandestine. È così ben descritta questa Milano che sembra una lezione di storia nella storia, due storie che si completano a vicenda nella più totale armonia.
La stessa attenzione è rivolta alla caratterizzazione dei personaggi, personaggi che subito prendono vita, personaggi veri, in alcuni punti fin troppo.
Gli anziani genitori di Santina rappresentano contemporaneamente la disperazione e la tenerezza attraverso i piccoli gesti quotidiani, la disperazione nell’aver perso la loro unica figlia per la quale hanno fatto enormi sacrifici a beneficio, purtroppo, di una vita raccontata con estremo pudore e con parole dette e non dette, quasi a non voler sciupare l’immagine della loro Santina. Libero viene trattato quasi come un figlio con generosità e tenerezza, come l’eroe dei poveri.
L’amico ed ex collega Marione Marella, a dispetto del suo aspetto fisico, diciamo così, poco attraente e dei modi, diciamo così, poco gentili è l’unico tra gli ex colleghi a dimostrare ancora a Libero fiducia e affetto, coinvolgendolo nelle indagini e strappandolo al suo tugurio e alla malinconia.
Martina, invece, rappresenta il classico rifugio, una prostituta che lo accudisce non solo con il corpo ma anche con l’anima, si preoccupa per lui con dolcezza, forse troppa e senza ritorno, perché Libero è ancora alle prese con i fantasmi del passato e gli incubi del presente.
Il gangster Jo Le Maire, detto “il sindaco” è descritto con dovizia di particolari (la reazione alla morte del socio e i successivi comportamenti adottati sono lo specchio di una presunta realtà) e ne esce il ritratto del classico malavitoso scaltro, furbo e senza scrupoli.
Sicuramente il migliore è Libero Russo, quasi alla canna del gas, senza soldi, vive in un tugurio sporco e malsano, ha un lavoro ma non è un lavoro tanto è illegale, ripudiato da tutti, persino dai vicini di casa, il suo coinquilino è il gatto Fritz mille volte più furbo di lui, la sua vera compagna in casa è una bottiglia e la sua colonna sonora Fred Buscaglione. Eh sì perché, in certi momenti, la musica sa essere un vero toccasana e, di certi momenti, in casa Russo ce ne sono veramente tanti. Libero vive in un presente incerto, attanagliato dai sensi di colpa, schiacciato dall’inadeguatezza, un presente che non è presente perché la sua vita quella che amava e ama fino ad un certo punto, è il passato. Tutte queste ombre scandiscono ancora le ore di Libero, compaiono all’improvviso anche se, in realtà, non scompaiono mai, non riesce ancora a scacciarle, forse non si sente pronto e allora reagisce come può, come sa e come riesce ovvero con il sesso, la bottiglia, una sorta di violenza che serve solo a dimostrare a stesso di essere ancora vivo. In questo mondo, paradossalmente, Libero rappresenta ancora il buono e porta in alto la bandiera della giustizia anche se forse non lo sa.
Consigliato questo noir, sicuramente per l’interessante cornice storica e per la minuziosa caratterizzazione dei personaggi, per la musica che fa da sottofondo, e non solo, visto il titolo. Il linguaggio è talvolta un po’ crudo e duro, ma non poteva essere altrimenti, e si addice perfettamente al contesto. Da non dimenticare il finale, assolutamente fuori dagli schemi, un finale che non ti aspetti in un romanzo come questo. Da non perdere!
Davide Pappalardo
Davide Pappalardo nasce in Sicilia nel 1976, da qualche anno vive a Bologna.
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