A cura di Cinzia Passaro
Il nostro generale è una serie televisiva italiana in otto episodi diretta da Lucio Pellegrini e Andrea Jublin, incentrata sulla figura del generale e prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa (interpretato da Sergio Castellitto). Viene trasmessa, con due episodi alla volta, in prima visione e in prima serata su Rai 1 il 9, 10, 16 e 17 gennaio 2023, dopo essere stata presentata in anteprima alla 40ª edizione del Torino Film Festival.
Trama
Vengono raccontati gli ultimi dieci anni di vita del generale Carlo Alberto dalla Chiesa partendo dagli ultimi giorni a Palermo nel 1972 alla morte avvenuta nel 1982 proprio nel capoluogo siciliano.
La storia ha inizio nel 1973 quando il Generale Dalla Chiesa, comandante della Legione di Palermo, viene trasferito dalla città siciliana a Torino. La città piemontese è teatro di azioni violente e di propaganda da parte delle Brigate Rosse e il Generale organizza una squadra scelta e specializzata per affrontare questo problema e proteggere la democrazia del suo paese. Il Nostro Generale cerca di sottolineare la capacità strategica di Dalla Chiesa che mette al centro della sua vita la lotta al terrorismo per molti anni, ma lascia anche spazio al suo privato al fianco della moglie Morta Fabbro che muore prematuramente e il rapporto con i tre figli, i nipotini e la seconda moglie Emanuela Setti Carraro che morirà insieme a lui a Palermo.
Personaggi
Antonio Folletto: appuntato Nicola Amato
Flavio Furno: capitano Gian Paolo Sechi
Andrea Di Maria: Pasquale “Trucido”
Viola Sartoretto: Immacolata “Minnie”
Romano Reggiani: Raffaele “Funzionario”
Alessio Praticò: capitano Umberto Bonaventura
Teresa Saponangelo: Dora Fabbo
Roberto De Francesco: Enrico Riziero Galvaligi
Stefano Rossi Giordani: “Tedesco”
Cecilia Bertozzi: Simona dalla Chiesa
Camilla Semino Favro: Rita dalla Chiesa
Ascanio Balbo: Alberto Franceschini
Matteo Lai: Gustavo Pignero
Luigi Imola: Nando dalla Chiesa
Marina Savino: Margherita Cagol
Rosario Lisma: maresciallo Felice Maritano
Lorenzo Gioielli: generale dei Carabinieri
Francesco Wolf: appuntato Risso
Renato Marchetti: Mario Sossi
Orio Scaduto: maresciallo Garofalo
Daniele Mariani: Silvano Girotto
Alessandro Averone: Gian Carlo Caselli
Eleonora Romandini: Lucia
Carmen Pommella: madre di Nicola
Ilenia Ginefra: Emilia, moglie di Nando
Ninni Bruschetta: Tommaso Buscetta
Valerio Di Benedetto: Patrizio Peci
Claudia Marchiori: Emanuela Setti Carraro
Luca Lazzareschi: Giorgio Bocca
Francesco Siciliano: Virginio Rognoni
Enrico Lo Verso: Pio La Torre
Massimo De Santis: Giuliano Turone
Recensione
Il nostro generale è la storia di una famiglia, anzi due famiglia: una è quella del generale Dalla Chiesa con sua moglie Dora e i tre figli, l’altra è quella della squadra che compone il nucleo antiterrorismo, fatta da ragazzi, e per la prima volta anche donne poliziotte che collaborano con i carabinieri, che rinunciarono alla famiglia e alla propria vita per combattere una guerra negli anni che vanno dal 1973 al 1982, i più bui per la democrazia e per l’Italia stessa.
La storia della lotta alle Brigate Rosse del generale Carlo Alberto Dalla chiesa viene racconta da Nicola, un coraggioso sott’ufficiale che, come i suoi colleghi, segue il generale come un padre. A differenza di molti personaggi della fiction che sono reali, Nicola è un personaggio inventato, la somma delle caratteristiche di tutti gli uomini della squadra, un escamotage per portare il telespettatore dentro la vicende di quegli anni.
Dalla Chiesa nel 1973 è comandante della legione di Palermo, nominato generale viene trasferito a Torino, una citta attraversata da manifestazioni operaie, ma un gruppo di estremisti preoccupano il generale che ne intuisce la pericolosità, quello delle Brigate Rosse. Il merito del generale sta nell’istituire il nucleo speciale antiterrorismo con nuove tecniche investigative e con i ragazzi della squadra che s’infiltrano tra i terroristi, con notevoli difficoltà, nonostante i risultati non mancano le vittime lasciate sul terreno. L’Arma chiude il Nucleo antiterrorismo e toglie ogni incarico al generale. Contemporaneamente scorre la vita familiare con la costante paura che il generale possa pagare con la vita il suo impegno verso lo Stato. Tantissima tensione che Dora, la moglie, non reggerà, morirà d’infarto a soli 53 anni.
Il delitto di Aldo Moro e altri fatti criminosi da parte delle BR riportano i nuclei a operare, non più solo a Torino ma in tutta Italia. In una scia di sangue, vengono scovati i covi e arrestati i brigatisti. In un covo vengono ritrovate le carte del memoriale di Moro. Non mancano le polemiche e le accuse verso il generale, che continua a ottenere successi, arrestando uno dei capi dei brigatisti che convince a collaborare. Molto dell’operato di Dalla Chiesa viene strumentalizzato, scoppia lo scandalo P2 in cui vien fuori che in passato ne aveva chiesto l’iscrizione, mai effettuata.
Nel frattempo il generale incontra Emanuela Setti Carrara, più giovane di lui di 30 anni, che diventa sua moglie.
Ormai le BR sono alle corde, ma forse Dalla Chiesa diventa scomodo, viene promosso Prefetto e trasferito a Palermo con la promessa di poteri speciali che non saranno mai concessi. Dalla Chiesa si muove solo, libero tra la gente comune da subito sua alleata, ma non basterà a salvargli la vita, morirà insieme a sua moglie il 3 settembre 1982 in un attentato.
Notevole il cast e l’interpretazione di ogni singolo attore, un Castellitto perfettamente calato nel personaggio che ne ha espresso l’umanità e autorevolezza.
Quasi una docu-fiction, con la scelta di far raccontare a Nicola, con l’intento di essere compreso da tutti, sarebbe interessante farlo vedere ai ragazzi a scuola, perchè prendano coscienza di quegli anni orribili.
Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un uomo sempre a servizio della Patria, dalla Resistenza alle Brigate Rosse con abnegazione, onestà e senso del dovere, un esempio per tutti, che apparentemente la mafia ha fermato ma le sue indicazioni hanno fatto sì che si siano fatte leggi contro la mafia. Di questa fiction resta la figura di padre, non solo per i suoi figli, ma anche per la sua squadra, di marito e di nonno, che ci rende più vicino l’uomo che abbiamo sempre visto in divisa.