A tu per tu con l’autore
Quali sono le fonti di ispirazione di cui ti servi quando scrivi? Parti da esperienze reali, autobiografiche o dalla tua immaginazione? In altre parole, quali sono per te le influenze reciproche fra letteratura e vita?
Quando scrivo privilegio l’immaginazione, in cui inevitabilmente precipita il vissuto. Ma la fantasia, o quello che è, cambia il reale, che assume nuova identità e persino nuovi ricordi. Diventa una specie di libertà dal presente e pure dal passato.
La scelta del titolo, “Guaio di notte”, com’è nata?
Il merito non è mio, ma della casa editrice, che ha scelto il titolo: è una frase del romanzo e ha una doppia accezione. Nella mia terra sei un guaio di notte si dice con ironia a chi non solo è un guaio, ma è un guaio capitato di notte, quando le soluzioni diventano più difficili. Ha però anche un senso più nero: guaio buio, misterioso, di tenebre.
Nel tuo romanzo i rapporti di coppia vivono praticamente tutti nella dimensione del racconto o nel ricordo di un passato. L’unico che metti in scena attivamente è quello tra i proprietari dell’Albergo Acque Segrete, location principale della storia, ossia tra la Contessa Giuliana de Maglio e suo marito Giorgio Neri. Cosa ci puoi dire di questo rapporto così ricco di sfumature, non ultima un’insospettabile, visti i presupposti, tenerezza?
È un rapporto che si crede finito, unilaterale, pieno di mancanze, e che invece si rivela tenace. Possiede la tenerezza dei giorni costruiti assieme, la forza dell’acqua, la scoperta di una compassione che è restata nascosta finché non si è presentato un grosso guaio di notte, appunto.
Tra le figure maschili, mi ha particolarmente intrigato quella dell’Agente Marzio Mansi, che fin da subito ha interagito con le protagoniste, la Signora e Andrea, in maniera differente rispetto agli altri. Con curiosità, ma soprattutto con attenzione e con una certa forma di rispetto … si può dire che si siano in qualche modo annusati e riconosciuti?
Marzio Mansi, come la Signora e Andrea, non rivela la sua vera identità. È abituato da una vita a camuffarla; forse anche per questo è in grado di riconoscere fin dal primo momento la finzione delle due protagoniste. Riesce ad apprezzare l’abilità con cui le due si mascherano, riconosce l’intelligenza e le capacità investigative delle due donne anche prima che lo facciano le dirette interessate.
Sono rimasta molto colpita dalla contrapposizione tra l’ideale del viaggio (apertura verso l’esterno e verso l’altro per definizione) da cui prende le mosse “Guaio di notte” e lo svolgimento dell’azione nel luogo chiuso, o meglio circoscritto, dell’Albergo teatro dei delitti e delle relative indagini. Mi sembra di intravvedere un parallelo con l’interiorità racchiusa in sé delle protagoniste e il loro bisogno di liberarsene o farci pace, portandola in emersione. Cosa ne pensi di questa lettura?
Grazie per questa lettura. Le due protagoniste sono in fuga e si ritrovano chiuse in una SPA di lusso dove è avvenuto un delitto. Ancora una volta una tana si trasforma in prigione; il ritorno a casa, o verso una presunta liberazione, può avvenire solo risolvendo un caso, che poi è lo specchio di altre soluzioni più personali.
Se “Guaio di notte” diventasse una trasposizione cinematografica, quale attrice potrebbe interpretare, a tuo parere, “la Signora “ e quale Andrea?
Se devo orientarmi tra le possibilità ottimistiche ma reali, rispondo che mi piacerebbero due attrici brave, capaci, quelle che sanno diventare, che sanno entrare nella parte anche quando non le somiglia del tutto. Se poi voglio esagerare coi sogni, cosa su cui in fondo mi alleno da una vita, mi piacerebbe per la Signora Frances Louise McDormand o un’attrice italiana che amo molto e di cui, per il momento, non dico il nome. Per Andrea non so rispondere, perché l’immaginazione è legata alla giovane attrice che ha lavorato con Kim Ki – duk nel 2003 e che adesso ha un’altra età. D’altra parte i sogni non solo sono capaci di esagerare, ma non subiscono nemmeno i vincoli del tempo.
A cura di
Sabrina De Bastiani e Giusy Ranzini
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