Solo gli inquieti sanno com’è difficile sopravvivere alla tempesta
e non poter vivere senza.
Cime Tempestose, Emily Brontë
Speciale a cura di Sabrina De Bastiani
Nell’ambito del progetto nazionale di lettura condivisa “Un libro tante scuole” promosso dal Salone Internazionale del Libro di Torino e dal main partner Intesa Sanpaolo, con il sostegno della Consulta delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e della Liguria, abbiamo incontrato Maria Giulia Brizio e Antonella Lattanzi per entrare assieme a loro nel progetto e nelle pagine di un romanzo che non smette di affascinarci e che, tempestosamente, amiamo.
Un grazie speciale a Paola Galletto.
E’ quest’anno giunto alla 4a edizione il progetto nazionale di lettura condivisa “Un libro tante scuole” promosso dal Salone Internazionale del Libro di Torino. Ci racconti da cosa ha preso vita e linfa questo viaggio, cosa si propone il progetto e qual è il tuo ruolo in questa meravigliosa iniziativa?
“Un libro tante scuole” è , come dici tu, arrivato alla sua 4.ª edizione. Si tratta di un progetto promosso dal Salone del Libro di Torino e nato in un anno particolare, il 2020, l’anno del lockdown. Avevamo ottenuto un finanziamento rivolto a supportare alcune scuole per accedere al Salone, che quell’anno non si sarebbe potuto svolgere e quindi ci siamo chiesti cosa poter fare di questo finanziamento, per non sprecarlo e soprattutto per fare qualcosa che fosse davvero utile in quel momento.
Allora ci è venuta l’idea, visto che eravamo tutti in qualche modo isolati, di proporre una progettualità che tenesse legati i ragazzi di una stessa classe, ma anche i ragazzi di tante classi diverse tutte insieme. Quindi ecco nata l’idea di un libro da regalare in almeno 6000 copie a scuole di tutta Italia, un libro che i ragazzi avrebbero potuto leggere da soli, magari con i loro docenti su Zoom, che poi avrebbero potuto commentare insieme ad altri altri ragazzi di tutta Italia potendo anche beneficiare di una serie di strumenti di approfondimento come podcast o video lezioni.
Così è nato “Un libro tante scuole” e da lì è continuato.
Nel 2020 scegliemmo “La peste” di Camus, romanzo era altamente simbolico per il momento che stavamo vivendo e questa iniziativa ha funzionato bene, così bene, che il progetto è cresciuto nell’idea di creare una piccola biblioteca del Salone.
“Cime Tempestose” che pubblichiamo quest’anno è il 4.º volume. Queste edizioni non sono in vendita, ma vengono stampate solo per le scuole, per essere distribuite ai ragazzi. E’ un’edizione speciale con una veste grafica inedita, di cui si occupa uno dei più grandi grafici editoriali italiani, Riccardo Falcinelli.
Dicevamo dei materiali di approfondimento: anche quest’anno ci saranno podcast, lezioni a tema e uno spazio nel blog del Salone dove le scuole, i ragazzi singolarmente o come classe, potranno postare commenti, recensioni, riflessioni sulla lettura del libro e che tutti gli altri loro colleghi delle scuole di tutta Italia potranno quindi leggere e commentare.
Mi chiedi anche qual è il mio ruolo in questa iniziativa, ebbene io mi occupo della progettualità rivolta alle scuole e ai ragazzi, di conseguenza il progetto “Un libro tante scuole” ha fatto capo al mio ufficio, ma ovviamente è nato dalle idee di diverse persone e allo stesso modo la scelta dei titoli ogni anno è una scelta collegiale.
I libri protagonisti delle scorse edizioni sono stati “La peste” di Camus, “L’isola di Arturo” di Morante, “Sostiene Pereira” di Tabucchi. Tre romanzi che hanno indubbiamente segnato la storia della letteratura. tre romanzi molto diversi tra loro. Ci puoi dire qualcosa sul perchè di queste scelte e su cosa vi ha portato alla scelta del titolo di quest’anno, “Cime Tempestose”?
Sono quattro libri importantissimi, diversissimi tra loro, che si riferiscono a epoche diverse,sono stati scritti in epoche diverse, in lingue diverse e affrontano argomenti, temi e sensibilità diverse. Però questa idea della biblioteca del Salone per gli studenti si fonda proprio nel voler proporre alle scuole libri che noi riteniamo molto importanti, molto interessanti. E ovvio che nel mare magnum della letteratura ogni scelta sia opinabile e comunque viene fatta in gruppo a seconda dei momenti che si stanno vivendo e di sensibilità particolari. “Cime Tempestose” piaceva a tutti, piaceva alla nostra nuova direttrice Annalena Benini in particolare. Si tratta di un libro che molte persone amano o hanno amato e ci interessava anche riflettere sul tema di una donna che scriveva in un momento in cui avere una una propria libertà o professionalità come donna era impossibile. Una donna che ha dovuto scrivere sotto pseudonimo, una donna che aveva una fantasia così potente per quanto vivesse rinchiusa in uno spazio molto angusto come quello familiare e isolato come quello della brughiera inglese.
La lettura è un’azione che, di base, si compie in solitaria, ma che trova piena realizzazione nella successiva o contemporanea all’esperienza, condivisione. Quanto è importante e significativo lavorare in questa direzione nel mondo della scuola?
A questa domanda forse un po’ ho anche già risposto, rispondendo alla tua prima domanda. E’ vero che la lettura è qualche cosa di intimo, però in realtà la lettura può essere e deve essere anche qualcosa di collettivo. Noi abbiamo promosso un corso di formazione per i docenti che si chiama “Educare alla lettura, leggere ad alta voce”, attraverso l’esperienza del professor Batini dell’Università di Perugia, che lavora da tantissimi anni anche con una serie di valutazioni sulle conseguenze della lettura ad alta voce effettuata giornalmente a scuola, non solo per i bambini, diciamo più piccoli, che ancora non hanno un’autonomia di lettura, ma anche e soprattutto per i più grandi: leggere insieme, leggere a voce alta è estremamente utile per la classe, utile per i singoli e quindi a noi piace questa idea di lettura da fare tutti insieme e a maggior ragione ci interessa l’idea di un commento collettivo, di uno scambio alla fine della lettura di un libro.
Uno scambio di approcci e punti di vista, di emozioni e di riflessioni che il libro ha suggerito a ciascuno di noi. Ci sembra un arricchimento utile per gli studenti, ma non solo. E’ un procedimento che in alcune parti del mondo si fa in maniera cospicua. Progetti che tengono insieme una collettività impegnandola su uno stesso tema, su uno stesso libro, su uno stesso romanzo. Riteniamo significativo per il mondo della scuola, e anche in generale, che i libri, strumenti di sicuro molto intimi, possano anche essere strumenti che ci aiutano nella relazione con gli altri e che favoriscono uno scambio di idee, di opinioni e di riflessioni.
A corredo dell’iniziativa ci saranno incontri in presenza, incontri online e anche un Podcast. Una grande trasversalità dunque, che non trascura i social. Qual è il tuo pensiero in merito all’importanza e all’utilizzo di mezzi quali Instagram e Tik Tok in relazione alla lettura e alle fortune o meno di un libro?
La parte social del progetto ci interessa molto, nel senso che i ragazzi ne sono fruitori, e tramite i social si possono informare anche sui libri. Quindi per noi sono mezzi importanti da utilizzare nella promozione di un libro verso il mondo dei giovani, e non solo. I podcast sono uno strumento straordinario e anche quest’anno, come negli anni precedenti, avremo delle grandi voci che ci racconteranno “Cime Tempestose” dal loro punto di vista o facendo una riflessione più approfondita sui personaggi. Ci saranno Edoardo Albinati, Teresa Ciabatti, che peraltro commenta un testo molto bello di approfondimento di Joyce Carol Oates, Antonella Lattanzi, Chiara Tagliaferri, Liliana Rampello, Alice Urciuolo.
Si tratterà di brevi podcast di cui i ragazzi, e non solo loro, potranno fruire in maniera molto proficua e utile.
In più, all’interno di questi podcast gli autori oltre portare un loro punto di vista o sui personaggi o sull’ambientazione o sull’autrice, svilupperanno ciascuno un proprio tema. Risponderanno anche a domande di un gruppo di giovani che leggeranno il libro e che quindi in qualche modo parteciperanno al podcast.
Dunque sì, è molto interessante per noi utilizzare i social e tutto quello che si può fare attraverso questi strumenti ci sembra assolutamente funzionale, quindi ben venga anche quello che fanno d i cosiddetti booktoker su Tik Tok, cioè parlare di libri sui social ed essere promotori delle fortune o della riscoperta di alcuni romanzi
Maria Giulia Brizio
“Cime Tempestose” di Emily Brontë
Intervista ad Antonella Lattanzi
Quando hai letto “Cime Tempestose” per la prima volta e, se è il tuo caso, quante volte lo hai riletto?
Cime tempestose è una specie di maleficio. Quando cominci a leggerlo, scivoli in un’ossessione, in una compulsione, un’impossibilità di smettere di leggere e allo stesso tempo una specie di spersonalizzazione. Non sei più nel luogo in cui lo stai leggendo, ma nella brughiera, al freddo, con gli alberi piegati dal vento, e la neve, o la pioggia. Eppure rimani sotto quella pioggia perché intuisci che ti si sta dischiudendo un mondo che non conoscevi. Una verità che non conoscevi. La prima volta che ho letto Cime tempestose ero adolescente, e infatti quando l’ho ripreso in mano in pratica non ricordavo niente. Ricordavo solo quanto mi aveva turbato, esaltato, fagocitato, risucchiato. E quanto mi aveva permesso di conoscermi; attraverso Catherine, Heathcliff, i loro fantasmi, ma pure attraverso tutti gli altri personaggi. In Cime tempestose ognuno è solo, ognuno può salvarsi solo da sé. Eppure si sente questo amore incredibile, questo amore pazzesco, questo amore-tutto.
Conosciamo Catherine Earnshaw, la protagonista di “Cime Tempestose”, bambina. Emily Bronte ne delinea i tratti caratteriali portanti già nelle prime pagine. Caratteri che saranno connotanti anche in età adulta. Ci racconti questa donna per come ti è “arrivata” alla tua prima lettura e come è stato ritrovarla oggi, in occasione dell’iniziativa del Salone del Libro di Torino rivolta alle scuole?
Catherine per me è il fantasma di Catherine che vuole entrare in casa, a tutti costi, dopo la sua morte, per ricongiungersi con Heathcliff. Il signor Lockwood, l’uomo che è venuto a stare a Thrushcross Grange, appena arrivato va a conoscere il suo padrone di casa, che sta a poche miglia da lui, a Wuthering Heights (Cime tempestose). Quella che trova non è una bella atmosfera: i pochi abitanti della casa spoglia e fredda odiano tutti e si odiano tra loro. Una tempesta costringe Lockwood a rimanere a dormire lì, quella notte, anche se nessuno degli abitanti della casa è minimamente gentile con lui o ha cura di preparagli un buon letto. Finisce a dormire in una stanza molto strana, e mentre è lì, angosciato, perso, sente un ramo bussare alla finestra, sferzato dalla pioggia. Si risolve ad aprire il vetro per bloccarlo, quando “al suo posto le mie dita strinsero una piccola mano fredda come il ghiaccio! Fu allora che mi si rivelò tutto l’orrore dell’incubo; cercai di ritirare il braccio, ma la mano vi si aggrappò, e una voce mestissima singhiozzò: ‘Fammi entrare… fammi entrare!’”. Vedete come già in queste poche righe Cime tempestose rivela le sue infinite nature, il suo narrare che, come una mano, come la mano di Catherine, ti tira a sé e non ti lascia più andare.
Catherine è per me la bambina che, quando suo padre ha portato a casa il trovatello Heathcliff, prima è rimasta sulle sue, come suo fratello, poi al contrario di suo fratello – che non smetterà mai di odiare Heathcliff – fa di questo bambino, poi ragazzo, letteralmente la sua anima gemella. Catherine è per me una giovane donna incastrata nei suoi doveri – sposare un uomo facoltoso – e dibattuta tra ciò che si deve fare e ciò che si vuol fare. È una donna che è in qualche modo costretta a rinunciare all’amore per darsi alla vita normale, alla vita buona e giusta, ma che si è costretta, in fin dei conti, da sé. È una donna che, anche se non vuole ammetterlo, non si perdonerà mai l’errore che ha fatto: scegliere un altro invece di Heathcliff. Una storia d’amore da invidiare? Una storia d’amore che ci fa terrore? Non lo so. Ma so che, come scrive Emily Bronte, Catherine è Heathcliff e Heathcliff è Catherine. Per sempre. Anche considerato tutto il male che si faranno a vicenda, anche considerata la rabbia, il risentimento, la disperazione.
Se tu, in quanto Autrice, riscrivessi oggi “Cime Tempestose”, ci sarebbe un elemento che attualizzeresti o trovi che questo romanzo sia “senza tempo”?
Sicuramente è un romanzo senza tempo. Un romanzo di cui ha parlato e che ha ispirato scrittrici come Virginia Woolf, che nel saggio Il lettore comune scrive: “È come se Emily Brontë fosse in grado di fare a pezzi tutto ciò che sappiamo degli esseri umani e riempire i vuoti che rimangono con un gusto per la vita che trascende la realtà. Possiede uno dei più rari talenti. Riusciva a liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti, rivelando con pochi tocchi lo spirito di un volto, tanto che questo non necessita più di un corpo; quando parla della brughiera sentiamo il fruscio del vento e il rombo del tuono”. Faccio rispondere a Virginia Woolf, dunque, e da me dico soltanto che una tale commistioni di generi – gotico, horror, romantico, vittoriano – un tale modo di sfuggire a tutte le etichette è solo dei grandi romanzi, e i grandi romanzi non hanno tempo. I grandi romanzi non smettono di raccontare, mai, e non smettono di raccontarti, mai.
In “Cime Tempestose” si tratta, tra le altre tematiche, dell’amore totalizzante e impervio tra Catherine e Heathcliff. Già all’epoca della sua uscita, nel 1847, il romanzo fece discutere per una certa brutalità latente ed espressa, propria del protagonista maschile e per una immoralità di fondo ravvisata nel perseguire una sorta di vendetta e rivalsa personale verso chi gli avrebbe “rovinato” la vita e verso la “vita” stessa. Cosa ne pensi, oggi, alla luce di noti fatti di cronaca legati a eccessi e ossessioni nei rapporti?
Penso che nei grandi romanzi troviamo le immense contraddizioni della vita. Che, come dicevo prima, l’amore tra Catherine e Heathcliff ha di luminoso questo suo essere imperituro, inscalfibile, cristallino – non esiste l’uno senza l’altra –, e di deleterio, sfibrante, annichilente proprio questo rovinarsi la vita a vicenda, da un certo punto in poi. Non è sicuramente un amore edificante, ma non ci sono mai serviti, nei romanzi, gli amori edificanti. Né le storie edificanti. Ci sono serviti gli amori e le storie così come sono, anche perché possiamo specchiarci in loro e capire le nostre contraddizioni, i nostri punti oscuri, i nostri sbagli. Azzardo e penso che leggendo un romanzo così, potremmo vedere più chiaramente se siamo in una relazione sbagliata, e fuggirla.
Nello specifico, cosa vorresti dire nel consigliare questa lettura, in particolare nelle scuole?
Consiglio Cime tempestose con tutto il cuore perché è un romanzo ribelle. Come la sua autrice, Emily Bronte, che è vissuta reclusa in casa, e a volte autoreclusa, ma che è sfuggita a tutti costi dalla sua condizione di donna-invisibile. Che ha scritto solo questo romanzo, ma penso che in tantissimi daremmo qualunque cosa per scrivere solo questo romanzo. Che l’ha scritto trasformando l’autobiografia in racconto, e che ha dovuto pubblicarlo con uno pseudonimo maschile – come hanno fatto anche le altre due sorelle Anne e Charlotte – perché la scrittura delle donne subiva sempre il pregiudizio dei pregiudizi: quella di non essere letteratura. Ebbene, succede molto spesso ancora oggi: leggere un grande romanzo di una grande scrittrice ci può aiutare anche in questo. A scoprire la letteratura delle donne. A scoprire che, siamo uomini o donne, un grande romanzo ci può far sentire meno sbagliati, meno soli, meno tristi, meno isolati: perché scopriamo che c’è qualcuno, nel mondo, nella Storia, che sente, soffre, perde o vince, odia e ama come noi.
A cura di Sabrina De Bastiani
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