Intervista a Massimo Bertarelli




A tu per tu con l’autore


Il Tomba è un personaggio che mi è piaciuto molto sin da quando l’ho scoperto in “Kabbalah noir a Milano”. Da lì la simpatia è aumentata assieme all’affetto per lui, peculiarità comprese. Potresti raccontare a beneficio dei lettori come vi siete incontrati? Parlaci un po’ di lui.

Il Tomba, incredibile ma vero, è stato l’ultimo tassello di Kabbalah noir a Milano. Era tutto pronto da scrivere, mancava solo da stabilire chi avrebbe condotto l’indagine. Non è un paradosso, l’intenzione era di creare una serie e, soprattutto, un protagonista che si facesse ricordare, la cosa più difficile in assoluto. Ho allargato gli orizzonti, nella mia testa hanno iniziato a prendere forma una fisionomia e una personalità che volevo dargli, ho creato un po’ alla volta il suo passato e ipotizzato il suo futuro. Grazie a questo ultimo passaggio, cioè l’evoluzione del suo futuro, mi sono reso conto che stavo ideando almeno altri tre romanzi. Sono così arrivato al punto di estraniarmi dal mio vissuto per calarmi totalmente nel suo, provando un’empatia totale nei confronti di colui che non è un personaggio di carta in quanto lo sto vivendo come una persona reale. Se questo gran lavoro di caratterizzazione sta dando, come nel tuo caso, o darà i suoi frutti, un po’ me lo sono meritato.

“Il nostro passato non ci abbandonerà mai…” … così si esprime ad un certo punto uno dei tuoi personaggi. Massimo Bertarelli concorda con lui?

Qualcuno potrebbe dissentire dalle mie idee, pertanto rispondo per come la penso io in merito. Credo sia inevitabile, tutto il nostro passato, di qualunque tipo sia stato, ci ha fatto diventare ciò che siamo oggi. Certo, ci sono stati periodi nella mia vita che non solo vorrei dimenticare, vorrei anche non averli mai vissuti, ma tornare indietro non si può. Sliding doors era un film, non è la realtà. La mia vita lavorativa non è stata per niente semplice e, anche se sono finalmente in pensione, spesso ricordo i momenti più bui. Poi, mi ritrovo anche a pensare che a 52 anni, in uno di quei periodi poco felici, mi è scattata quella che potrebbe passare per un’insana idea, a quell’età: correre una maratona. Non ne ho corsa una sola, ma sette, e proprio allora ho iniziato a scrivere racconti. Oggi, sono qui a parlare di me autore con sette romanzi pubblicati, vent’anni fa chi l’avrebbe mai detto. E non è finita.

A fronte di un interrogatorio, uno dei personaggi utilizza l’espressione “sono tutti uguali”, riferendosi a dei potenziali aggressori di colore parlando di identificazione alle forze dell’ordine. Un’espressione che fa male, che toglie alla persona la sua identità e svilisce. Siamo nel 2024, in teoria, ma ad ignoranza e intolleranza come siamo messi, ancora?

A mio parere non bene, e il tutto peggiora se c’infiliamo anche il razzismo. È pur vero come ci sia sempre più una comune presa di coscienza dei fenomeni, ma la strada da percorrere la vedo ancora lunga e tortuosa.

Mi è piaciuta moltissimo l’idea del “caffè sospeso” di cui fai cenno nella tua storia e, che io non conoscevo. In quel frangente viene nominato in parte per una necessità investigativa del Tomba ma, ho visto che è un’iniziativa che qui e là ha preso piede. Vuoi spiegarci in poche parole com’è nata e in cosa consiste?

Avevo letto qualcosa tanto tempo fa, lo facevano in alcuni bar di Napoli. Chi poteva, lasciava pagato un caffè per i meno abbienti. Sono notizie che scaldano il cuore a chi, come me, ha svolto volontariato con i senzatetto. Sapevo che prima o poi l’avrei citata, aspettavo solo l’occasione favorevole. Sì, è vero, ha preso piede, e se non sbaglio adesso esiste anche la pizza sospesa o qualcosa di simile.

Parliamo di luoghi, tema tanto caro alla casa editrice Frilli. Cosa rappresenta per te Milano personalmente e perché, vivendo da tantissimo tempo a Monza, non hai scelto di ambientare lì i tuoi romanzi?

A Monza ho ambientato due romanzi: Mi chiamo Ugo (la storia di un senzatetto) e Mi chiamo Simone (diventato anche uno spettacolo teatrale rappresentato proprio a Monza). Però, a Milano sono nato, è una metropoli che offre un’infinità di spunti narrativi, e mi è piaciuto ambientare i romanzi del Tomba in una zona poco sfruttata a livello narrativo, periferica e nella realtà tutto sommato tranquilla (esondazioni del Seveso a parte). Però non è fissa, è anche il punto di partenza per svolgere le indagini che portano il Tomba in varie zone della Lombardia.

Hai già in preparazione qualcosa di nuovo sul Tomba o in generale, qualche altro scritto che aspetta scalpitante di farsi conoscere?

A scalpitare sono io! La terza avventura del Tomba è scritta, ultra-revisionata, pronta per essere inviata a Frilli. Picolissimissimo spoiler: la prossima indagine lo vedrà impegnato tra Milano e il lago di Como. Poi, per la serie batti il ferro finché è caldo, ho iniziato a organizzare i capitoli del quarto romanzo: la storia c’è, mi piace tantissimo, tra non molto ricomincio a scrivere.

Sei uno scrittore, ma sei anche un gran lettore? Se sì puoi farci qualche nome? Poiché siamo su Thrillernord, per caso leggi anche autori nordici?

Durante le feste natalizie non ho resistito, mi sono riletto per la ottava, nona, decima volta (boh, ho perso il conto) la serie di Scerbanenco con protagonista Duca Lamberti. Ho una voglia matta di rileggere anche la serie di Jean Claude Izzo con protagonista Fabio Montale. Ormai, sono più di 50 anni che leggo gialli e continuo a farlo, e sì anche i nordici sono passati dalle mie mani (Larsson e Indridason soprattutto), ma devo confessare che non sono letture recenti: Camilleri, Carlotto, Manzini, De Giovanni, Lucarelli, Varesi, Vichi e tanti altri bravi autori italiani hanno monopolizzato l’ultimo, lungo periodo (anche autori Frilli in quantità, ed è vero, non è paraculaggine).

Grazie per la disponibilità a nome mio e di tutta la redazione di Thrillernord.

Loredana, grazie a te per la bellissima opportunità.

Loredana Cescutti

Acquista su Amazon.it: