OVUNQUE ANDRÒ
Piera Carlomagno
DETTAGLI:
Editore: Solferino
Genere: Thriller
Pagine: 302
Anno edizione: 2024
Sinossi. Quella notte, ai piani centrali del vecchio BeiArt di Pechino, qualcuno aveva visto qualcosa cadere oltre i vetri della camera da letto. Una grossa sagoma nera.» La sagoma è Raniero Monforti, imprenditore. Suicidio o delitto? La prima sospettata è, naturalmente, la moglie Tania, ma passano due anni prima che arrivi la vigilia della sentenza; ed è in quella notte di attesa che lei ricostruisce, per un uditorio immaginario, la storia di una morte forse annunciata. Tutta la storia, fin dall’inizio: perché la verità arriva da molto lontano. Da un paese chiamato Castrappeso, letteralmente tagliato in due da una frana che nel 1935 ha diviso a metà palazzo Di Salvia, segnando il destino di una famiglia. Dagli incredibili personaggi che attraverso quasi un secolo hanno costruito una dinastia e una fabbrica di pellami di successo, nella remota Basilicata. Dalle scelte dell’ultima erede di quella dinastia, Tania, e di suo marito Raniero che di quel patrimonio è stato l’ultimo custode, il traghettatore dell’azienda nell’era della globalizzazione e nell’Oriente misterioso e forse infido.
Recensione di Paola Iannelli
La voce narrante di questo racconto vive su tre piani espositivi diversi, in cui si alternano dei continui flashback che conducono il lettore attraverso i canali della memoria. Il continuo galleggiamento dei ricordi nella mente di Tania, resuscita sensi di colpa e rimpianti, verso un passato che non può più trasformare. Da sfondo la casa di famiglia in un paesino della Basilicata: Contrappeso, luogo di inizio dell’intera vicenda familiare, protagonista di un evento sismico avvenuto nel 1935.
Dal singolare nome di questa cittadina, si sviluppano pesi e misure che caratterizzano i personaggi, ognuno dei quali recita un ruolo a metà, sostituito dal suo alter ego, cui l’autrice definisce con nome diverso. L’alternarsi delle varie identità acquisite recita un copione, che nello sdoppiamento delle personalità, ricorda molto da vicino le sceneggiature che hanno tanto interessato i film di Hitchcock, o la fantasiosa quanto ironica interpretazione dei personaggi verghiani.
Il capitale umano viene sostituito in nome di quello finanziario, il potere della “roba” anima la vita di Raniero, marito di Tania, erede di un patrimonio imprenditoriale, dedito in prima istanza alla lavorazione delle pelli, per poi trasformarsi in una vera e propria industria di accessori alla moda.
Scuoiare il prossimo senza preoccuparsi dell’anima altrui, la scarnificazione dell’altro è il punto intorno al quale ruotano le vicende narrate.
La vita di Tania e Raniero subisce un cambio quando gli interessi aziendali si trasferiscono in Oriente, per la precisione a Pechino. Qui tutta la loro storia subirà una battuta d’arresto, entrambi sceglieranno di non seguire un percorso comune, viaggeranno su binari diversi modificando per sempre la loro unione.
La molteplicità degli assi temporali di questo romanzo converge in un particolare momento della vita di Tania: l’attesa di un verdetto giudiziario.
La caduta da un grattacielo del marito a Pechino, apre una parentesi che sospende il presente e fa emergere in Tania dubbi e incertezze. Per risolvere il mistero che avvolge la dipartita di Raniero, socchiude gli occhi e si immerge nel lago ghiacciato in cui sono conservati i corpi dei suoi antenati, nuota a fatica tra le disavventure, le conquiste o meglio le illusioni in cui la famiglia di origine prende forma.
Ciò che anima il disprezzo della donna nei confronti del marito nasce dalla scoperta di una serie di tradimenti, o meglio di comportamenti che frantumano l’amore che ha provato per lui.
La contrapposizione tra le comunità abitative di Contrappeso, Napoli e Pechino ha un unico punto in comune, l’illusione di una rinascita emotiva ed esistenziale che nessuno dei protagonisti proverà mai. Il dolore è la chiave che spingerà loro verso il baratro dell’inconsapevole resistenza verso una vita migliore, il destino li fa emergere dal fango ma poi li seppellirà sotto chili di cenere, nata da un fuoco noto come coscienza.
Tania dovrà subire l’onta del pregiudizio, ovvero sarà accusata di aver partecipato all’ultimo volo del marito. La notte antecedente la sentenza lei libera la mente e dà sfogo a un turbinio di sensazioni emozionali che alimenta l’onda anomala dei ricordi. Priva della sua verginale innocenza lei avverte la presenza del seme del pericolo, teme di essere annientata così resuscita l’altra sé, vaga, leggera, inconsapevole donna innamorata dell’idea dell’amore, ma mai coinvolta fino in fondo. Lei sarà la parte nera di un essere al femminile colmo di dubbi, imprecisa direi.
La narrazione si converte in confessione, Tania vomita il passato nel tentativo di recuperare il presente, i lunghi monologhi sono interrotti da dialoghi secchi, poco inclini a false sdolcinature, frutto di una personalità aspra, recisa alla base in cui la femminilità è soppressa.
La scossa tellurica avvenuta nel 1935 getta le basi per la sedimentazione di un vulcano interiore, colmo di materiale fluido, cangiante, incandescente, letale.
Piera Carlomagno dipinge un panorama narrativo che si allontana dai tradizionali canoni dei racconti polizieschi, parlando di donne e per le donne, cucendo i lembi di esistenze lontane da noi ma mai così presenti come oggi, un momento storico in cui la rivalsa dei valori femminili trova un ampio consenso popolare, senza dimenticare che le donne sono custodi di emozioni immense e di gesti carichi di sano amore, OVUNQUE E COMUNQUE.
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Piera Carlomagno
È giornalista professionale e presidente dell’associazione “Porto delle nebbie”, che organizza il SalerNoir Festival. Tra i suoi libri: Una favolosa estate di morte (Rizzoli, 2019) e Nero lucano (Solferino, 2021).
A cura di Paola Iannelli