Io sono l’uomo




Viet Thanh Nguyen


Traduttore: Massimo Bocchiola

Editore: Neri Pozza

Genere: Narrativa

Pagine: 384

Anno edizione: 2024

Sinossi. Questa è una storia di guerra, dichiara subito l’autore di queste pagine, che contengono il racconto di alcune vite: la sua e quella della sua famiglia. Non solo autobiografia; non solo memoir; non solo acuminato ritratto del Grande Paese che li ha accolti nel 1975, in fuga dal Vietnam. Loro, che non sono esuli, espatriati, migranti né immigrati, ma rifugiati. Del resto, è con l’arrivo in America, dove lo separano da papà mamma fratello anche se ha soltanto quattro anni, che comincia la memoria di Viet Thanh Nguyen, e allora sappiamo che leggeremo una storia di dolore, perché ciò che non smette di far male rimane per sempre fissato. Tuttavia è molto più anche di questo, dal momento che, come scrive l’autore del Simpatizzante con la sua affilata autoironia, lui ha abbastanza cicatrici da essere un bravo scrittore ma non tante da essere totalmente fottuto. Ed è il bravo scrittore a ripercorrere l’infanzia riunito alla famiglia e poi l’adolescenza a San José, California, facile come non è mai stata per i suoi, reduci di una guerra infinita, consumati dal lavoro. La biografia procede aprendo di continuo squarci lirici, storie più grandi, storie politiche, di diaspora, di colonizzazione, di razzismo, ma anche di ordinaria violenza, come quella della sparatoria che vede coinvolti i suoi genitori. Non mancano poi Hollywood e le sue pellicole iconiche, che suscitano nel giovane Viet l’angosciosa domanda esistenziale: posso essere americano e vietnamita? Colui che uccide e colui che viene ucciso? Diventato scrittore e accademico di successo, l’uomo con due facce tornerà in visita nella sua terra, dove toccherà tutto ciò che i suoi genitori hanno dovuto abbandonare, dimenticare per poi ricordare. E riconoscerà che è tempo di chiudere il cerchio, di prendersi cura di chi ci ha amato.

Il nome cattolico di Ba è Joseph. Quello di mia madre, Maria. Come molti altri migranti e rifugiati prima di loro, diventano dei sacrifici umani, si gettano sul filo spinato perché io possa entrare in questo strano mondo nuovo camminando sulle loro schiene. Lavorano senza posa, quasi tutte le ore di veglia, quasi ogni giorno dell’anno eccetto Pasqua, Tê´t e Natale. Ogni giorno la loro stazione di viacrucis.

 Recensione di Bruno Vigliarolo

Dopo aver letto e recensito Il simpatizzante, non ho potuto fare a meno di ampliare la mia conoscenza dell’autore, Viet Thanh Nguyen. La scelta è ricaduta su Io sono l’uomo con due facce: un testo – recentemente edito in Italia da Neri Pozza – che non ha deluso le mie alte aspettative.

Vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa, Il simpatizzante riesce a unire il mordente tipico delle spy-stories con i contenuti di un grande romanzo letterario. Io sono l’uomo con due facce approfondisce quegli stessi contenuti e ne svela il dietro le quinte “umano”, assumendo la forma di un’autobiografia anticonvenzionale.

Scopriamo che la storia del “simpatizzante” e la vita dell’autore hanno in comune molto più di quanto si possa immaginare. Ma se l’ambivalenza del primo nasce nella sua coscienza, nel suo sangue “euroasiatico”, nel dissidio tra fedeltà al Comunismo e avvicinamento alla cultura occidentale, la doppiezza a cui allude il titolo del secondo romanzo aggiunge un’ulteriore prospettiva.

Le due facce, infatti, rappresentano anche e soprattutto i due volti dell’America contemporanea: la dicotomia tra il fronte progressista, ambientalista, aperto alla piena inclusività, e quello reazionario, ultra-conservatore, incarnato dalla figura di Donald Trump e dallo slogan del Make America Great Again.

La storia familiare di Nguyen, i più intimi ricordi legati ai suoi genitori, alla sua infanzia, si fondono con una voce militante, che mette al centro rivendicazioni sociali e politiche. Il Sogno Americano si sfalda negli occhi di un bambino vietnamita che viene strappato, sia pur temporaneamente, dalla sua famiglia. Un bambino che poi cresce. Osserva. Impara a rappresentare se stesso per non dover essere rappresentato dallo sguardo distratto dei Grandi Autori hollywodiani.

È una storia di esuli, di rifugiati invisibili a cui si chiede gratitudine incondizionata, adesione entusiastica al modello di vita “imposto” dagli ospitanti. Ma si può e si deve essere riconoscenti verso un paese che, di fatto, accoglie gli stessi profughi di cui ha causato la diaspora?

Con una prosa sussultoria, Viet Thanh Nguyen trasporta il lettore in un romanzo atipico, che alterna malinconia e veemenza, rabbia e dolcezza: una denuncia contro l’imperialismo a stelle e strisce – ritratto sin dalle più precoci affermazioni – ma anche un viaggio nella letteratura asiatica americana, nel percorso umano e artistico di un autore che è arrivato al Premio Pulitzer.

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Viet Thanh Nguyen


insegna English and American Studies and Ethnicity alla University of Southern California. È autore di Race and Resistance: Literature and Politics in Asian America (Oxford University Press, 2002), Il simpatizzante (Neri Pozza, 2016), Premio Pulitzer per la narrativa, I rifugiati (Neri Pozza, 2017).