Una madre




Colum McCann 


Traduttore: Marinella Magrì

Editore: Feltrinelli

Genere: Narrativa

Pagine: 240

Anno edizione: 2024

Sinossi. È l’ottobre del 2021. Diane Foley, madre di James W. Foley, il giornalista americano rapito nel Nord della Siria nel 2012, e poi decapitato dall’Isis il 19 agosto 2014 in un video diffuso in tutto il mondo tramite la rete, sta per incontrare Alexanda Kotey, uno degli assassini di suo figlio. Kotey sconterà l’ergastolo e questa è l’occasione per Diane di parlare con l’uomo coinvolto nel sequestro, nella tortura, nell’omicidio di Jim. Cosa potrebbe dirgli? Come potrà mai comprendere l’uomo che le ha portato via tutto? Quali rivelazioni si aspetta da lui? Ammissione, pentimento, richiesta di perdono? Potrebbe mai perdonare un atto tanto brutale e conciliare la profonda empatia e il coraggio morale praticati da suo figlio Jim con l’odio travolgente che scorre nel mondo? Inizia così “Madre americana”. Colum McCann, insieme alla stessa Diane Foley, dà voce a un racconto che si snoda attraverso i mesi della prigionia di James, gli sforzi per riportarlo a casa e i giorni successivi alla sua tragica morte. Una storia che però non parla solo di brutalità, depistaggi burocratici, incompetenza delle autorità e rigore politico, ma anche dei giorni in cui Jim era bambino, di come il suo forte interesse fin da piccolo per i viaggi, l’avventura e le storie degli altri lo avessero poi condotto al giornalismo: un giornalismo impegnato a indagare la verità nelle sue complessità più umanamente e socialmente profonde.

 Recensione di Federica Abozzi


Una sinfonia confusa. Compassione. Vendetta. Amarezza. Misericordia. Perdita. Clemenza.

Questa è la storia di una vicenda che mai smette di essere attuale, mai smette di essere impetuosa per i suoi risvolti e, soprattutto, per i suoi interrogativi umani oltre che razionali. Già, perché quando entra in gioco la sofferenza, la violenza, la disperazione di famiglie e popoli nulla può colmare il vuoto di intenti, discordanti rispetto al valore della vita.

Una madre è un libro che colpisce per la sua genuinità e ruvidità del racconto. Impossibile non restarne colpiti e attratti da riflessioni più varie e, talvolta, dispersive. Una madre, dello scrittore Colum McCann, edito per Feltrinelli nella sezione Narratori, si conferma un libro di biografia e memorie, attraverso cui una madre, Diane Foley, racconta di suo figlio, James Foley, reporter americano ucciso dall’Isis, per mantenere in vita almeno il suo ricordo.

Tante sono le parti che un lettore può sottolineare, anche solo come aiuto alla costruzione di un intimo pensiero sulla vicenda che poi è quella di tanti altri giornalisti di guerra, di tanti soldati, di tante popolazioni dilaniate dalla guerra che perdono radici, di tanti combattenti. Questo non è un libro salvifico per i colpevoli bensì una cronistoria attenta e coraggiosa nell’esprimere il dolore più ampio, quello che coinvolge i disgraziati tutti e su cui poi la politica fatica nei suoi passi: sovente falsi, spesso imprudenti, talvolta nulli.

Jim proveniva da una famiglia militare: i suoi quattro fratelli lavoravano per la Marina o l’Areonatutica degli USA. Eppure lui scelse un’altra forma di aiuto per il suo attorno: la penna, le parole, il raccontare la realtà che in prima persona vedeva, odorava, percepiva nei luoghi straziati da combattimenti.

Un giornalista che scelse di mettere la sua vita poco al sicuro ma avvolto da una verità a cui qualcuno doveva pur dare voce, al di là di ogni governo coinvolto. Una vita scomoda quella di Jim Foley che il libro, attraverso la narrazione premurosa di sua madre Diane, ripercorre: la curiosità verso il mondo, la necessità di andarla a cercare nei libri con i quali aveva sin da giovane cominciato a vagabondare.

Poi la decisione di diventare un giornalista, freelance, con una missione quasi spirituale: la sua firma appariva e lui fu inarrestabile nell’universo controverso del giornalismo a budget ridotto, quello per cui la sicurezza è ancora più rischio, se liberi si vuole restare.

Lo scrittore di Dublino, grazie alle parole di Diane propone tra le oltre 200 pagine, l’incontro tra la madre di Jim e uno dei responsabili della morte del figlio: il membro dell’Isis Alexanda Kotey. L’uomo, nato in Inghilterra e poi radicalizzato, fu catturato durante la fuga e chiuso in un carcere di massima sicurezza del Colorado in attesa del processo. Diane decide di parlargli, perché come riferisce l’autore: “conoscere il come della morte di una persona amata è conoscere meglio la vita della persona amata.” 

I fogli incalzano la memoria di Diane che ripercorre gli anni precedenti all’assassinio di Jim, quelli della devozione per il suo mestiere e, gli attimi cruciali del rapimento. Jim Foley stava seguendo la guerra in Siria da corrispondente quando nel 2012 è stato rapito dall’Isis, da gruppo di rapitori composto da tre jihadisti britannici soprannominati Beatles della jihad.

Jim fu poi decapitato un paio di anni dopo in risposta agli attacchi americani in Iraq: tale atto fu postato su YouTube in tutto il suo dramma. Da quel momento tutto cambia e ci si interroga sui tentativi mancati di riportarlo a casa sano e salvo.

La contraddizione dell’apparato politico e burocratico: Diane si chiede come auspicare un esito positivo senza fare il necessario per la salvezza degli ostaggi, nessuna negoziazione con i terroristi. Diane Foley e Alexanda Kotey non si sfiorarono mai durante i loro incontri. Eppure la comunicazione fra loro fu toccante, a tratti, tanto che la stessa Diane dubitò della sua ingenuità dinanzi a uno dei colpevoli della morte del suo Jim.

Come il vento scuote passato e presente, anche questa storia soffia sulle emozioni che si intrecciano e che McCann consegna al pubblico.

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Colum McCann


scrittore irlandese. Vive da tempo a New York dove insegna al MFA program (scrittura creativa) all’Hunter College. È stato vincitore del National Book Award con il romanzo Questo bacio vada al mondo intero (titolo originale Let the Great World Spin), pubblicato da Rizzoli nel 2010. Scrive per The New York Times, The Atlantic, GQ, The Times, The Irish Times e anche per La Repubblica. Nel 2003 l’Esquire Magazine l’ha nominato uno dei migliori scrittori viventi. Il suo romanzo Transatlantic (2013), è stato finalista al Man Booker Prize 2013.Tra i suoi titoli pubblicati da Feltrinelli, Apeirogon (2021), TransAtlantico (2021), Lascia che il mondo giri (2022), La sua danza (2022), I figli del buio (2023), Come ogni cosa in questo paese (2023), Una madre (2024).