Quelli che restano 




Gerbrand Bakker


Traduttore: Elisabetta Svaluto Moreolo

Editore: Iperborea

Genere: Narrativa

Pagine: 320

Anno edizione: 2024

Sinossi. Simon vive da solo sopra il suo negozio in un quartiere bohémien di Amsterdam. Come il padre e il nonno è un parrucchiere, ma riceve solo su appuntamento i pochissimi clienti, mentre coltiva metodicamente la sua unica passione, il nuoto. Dietro la sua esistenza schiva e sospesa in un’ovattata routine c’è il grande vuoto lasciato dal padre che non ha mai conosciuto, che se n’è andato all’improvviso, abbandonando la moglie incinta, per poi morire nel disastro aereo di Tenerife del 1977, il più grave della storia dell’aviazione, con centinaia di vittime. L’argomento è tabù, la madre reprime i ricordi e il dolore riempiendosi le giornate di impegni e chiacchiere, al contrario del figlio che ora, a quarant’anni, sente il bisogno di scavare nel passato della propria famiglia e nel tragico incidente che ha segnato tante vite come la sua, per provare a colmare la perdita attraverso il racconto degli altri, per cercare di capire il padre e forse così anche se stesso. A scuoterlo è stato un cliente, uno scrittore che sta lavorando a un romanzo su di lui perché affascinato dalla storia di suo padre, ma anche dall’attrazione che Simon prova per un ragazzo con disabilità intellettive che assiste in piscina e che come lui appare chiuso in un’impenetrabile solitudine. Attraverso un sottile impianto metaletterario che sembra riflettere il gioco di specchi nel negozio di Simon, Bakker scrive la storia cruda e toccante di un’assenza, un romanzo sulla solitudine e la singletudine, sul rapporto tra individuo e legami famigliari. Un racconto che mette al centro il corpo, il desiderio, la ricerca di un contatto fisico a cui potersi aggrappare contro la volatilità del sentimento.

 Recensione di Barbara Aversa


“L’amore è una cosa strana.Non è nella testa, ma non è neanche nel cuore. Si trova altrove.
Ma dove?”

Simon è un quarantenne che vive sopra la sua bottega animata da pochissimi selezionati clienti. È un parrucchiere, in un quartiere bohémien di Amsterdam.

La sua unica passione è il nuoto che si fa strada in una una perfetta routine fatta di vuoti e assenze. Il padre scomparso e mai conosciuto in primis, e questo tragico incidente aereo – avvenuto a Tenerife nel 1977  – è rimasto tabù nella famiglia. La madre parla continuamente, ma senza dire nulla. 

Simon vede i fiori sbocciare ma la primavera non gli entra dentro.

Le giornate sono scandite dalle stesse identiche azioni: tagliare e radere, mangiare e bere, nuotare.

Padre morto, madre isterica, un compagno fisso non pervenuto.

Padre. Una parola che non corrisponde quasi a nulla se non a vuoti cosmici, silenzi e oscurità.

Ma “non identificato” invece corrisponde a tutta la sua incompiutezza.

E perché suo padre era su quell’aereo?

Ma come è sparito realmente suo padre? Perché nessuno ha indagato sulla sua reale presenza su quel volo?

Le domande lo attanagliano e Amsterdam le accoglie, bagnata e plumbea.

La città talvolta cede il posto a un paesaggio disordinato, il cielo è quasi sempre grigio e piovoso, gli alberi spogli e fermi denotano l’assenza di vento.

Ma nulla è immobile. Soprattutto i pensieri.

Sono piccole cose ad animare l’esistenza schiva di Simon che aprono voragini interiori senza fine. Uno scrittore che lo intervista al lavoro, l’assistenza ai ragazzi con disabilità in piscina.

Il mondo interiore di Simon straripa di introspettività ed analisi. E domande. Perché chi cerca trova sempre, ma non è detto che siano le risposte corrette e soprattutto le domande giuste.

È l’elaborazione della perdita ma anche l’accettazione di chi resta, a suo modo. E a volte che non ci siano risposte è forse l’unica risposta.

È una lettura bellissima ed intima, che sfida a guardare i piccoli lati piacevoli della vita ed a incastrare le proprie malinconie e solitudini con quelle degli altri. È la ricerca delle proprie origini ma anche della forza intrinseca necessaria per lasciare andare, tra i silenzi buoni e confortevoli, tra le risposte ottenute a metà. 

Ho pensato al fu Mattia Pascal, alle occasioni che a volte la vita ci porge e alla voglia ineluttabile di ricominciare, soprattutto quando questa non è premeditata.

È un romanzo che scava nel fondo del cuore e ne sbircia i vuoti. Le assenze. Ma non le colma, perché anche la migliore delle storie non sempre ripara. Non è il suo compito. A volte ci spinge a interrogarci, elabora quesiti sospesi, riflessioni senza conclusioni specifiche.

Perché forse è ciò che fa la letteratura: apre squarci di cuore e ce li affida a piene mani. E sta a noi accomodarli, oppure no.

Un libro che si assapora lentamente e che si vive, una lettura agrodolce bellissima, sull’elaborazione del lutto e su chi se ne va, ma soprattutto su tutti quelli che restano.

A noi è richiesto molto coraggio.

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Gerbrand Bakker


è nato nel 1962, è considerato uno dei più raffinati scrittori olandesi contemporanei. Tradotto in tutto il mondo, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come l’International IMPAC Dublin Literary Award per C’è silenzio lassù (Iperborea, 2010), il suo romanzo d’esordio, che è stato anche adattato per il teatro e per il cinema, e l’Independent Foreign Fiction Prize 2013 per La deviazione (Einaudi, 2015). Iperborea ha pubblicato anche Giugno (2012).

A cura di Barbara Aversa

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