SONIA MILAN
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa
Pagine: 448
Anno edizione: 2024
Sinossi. Roma, 1849. “Floreat in adversis”: fiorisca nelle avversità. Queste parole sono incise all’interno dell’antico medaglione che Ortensia stringe al petto per trovare coraggio. Tutt’intorno, Roma fa sentire la propria voglia di indipendenza, e lei vuole seguire quel fiume ribelle per cambiare vita. Cresciuta orfana, sa che quel ciondolo è l’ultimo dono di una madre che le ha dato il nome di un fiore perché, anche nella terra più brulla, un seme riesce sempre a germogliare. Con il passare degli anni, il medaglione e la sua eredità si tramandano di generazione in generazione. Ogni primogenita lo porterà al collo per credere nei propri sogni anche quando sembra impossibile realizzarli. Così è per la figlia di Ortensia che, in una Parigi infiammata dalla rivolta della Comune, segue i cronisti dell’epoca armata di taccuino, anche se una donna non può fare la giornalista. È invece la nascita di una bambina illegittima a vanificare il sogno di Violette di fare la ballerina, ma proprio l’amore per la sua primogenita la spronerà a non arrendersi mai. Quella primogenita francese che a Roma vuole aprire un atelier di moda tutto suo, a dispetto del nazionalismo esasperato del fascismo. Dopo di lei, Erica lotta per diventare medico in un ambiente fatto solo di uomini e sua figlia, macchina fotografica al collo, non si fa spaventare dai tumulti degli anni di piombo. Tocca a Iris, infine, scoprire da dove viene quel medaglione e dove tutto è cominciato. Tocca a Iris scoprire un segreto che affonda le sue radici in un amore contrastato e nelle speranze di una giovane donna che ha cercato di lasciare alle sue discendenti il monito più importante: non abbiate paura di fiorire nonostante le avversità. Una storia ricca di personaggi forti, ribelli e indipendenti. Un romanzo in cui la finzione incontra donne realmente esistite che molto hanno da raccontare. I fiori crescono anche nel deserto, anche nel cemento, così come le protagoniste di questo libro.
Recensione di Gabriele Loddo
Gelsomina è adagiata su un giaciglio di fieno, in un tugurio umido e maleodorante, dietro la rimessa fatiscente di un’osteria. La donna non ha nemmeno vent’anni e ha appena dato alla luce la piccola Ortensia.
Le conseguenze del parto le saranno fatali, ne è cosciente, ma l’unica preoccupazione a turbarla è il futuro che attende la figlia che dovrà crescere sola al mondo.
Ha un medaglione da lasciarle in eredità, un ricordo semplice, il cui vero valore è contenuto nel messaggio che riporta inciso sul fondo: “Floreat in adversis”, “fiorisca nelle avversità”. Il motto è uno stimolo, una esortazione a non arrendersi mai, a combattere contro le sventure e gli ostacoli che gli uomini e il tempo opporranno alla sua bimba e alla progenie futura.
Come un testimone, il monile passerà di mano in mano trasmettendo forza, passione e speranza a tutte e primogenite della famiglia in un viaggio lungo più di centocinquant’anni.
Grazie a questa forza, Ortensia vincerà il pregiudizio comune che, a metà del 1800, allontana il ruolo della donna dalle attività sociopolitiche. Così come le nipoti Camelia, Violette, Lilium, Erica, Stella e Iris, combatteranno per affermarsi come donne indipendenti, spesso anteponendo l’amore per la prole al proprio benessere.
La storia fa, di volta in volta, da sfondo al romanzo. Incarna le vesti di un personaggio avverso attraverso le logiche culturali maschiliste e maschiocentriche che hanno caratterizzato gli anni del passato (la trama inizia nel 1849 con le lotte per l’indipendenza dallo Stato Pontificio a Roma, tocca il periodo della Belle Epoque parigina, gli anni bui delle due guerre mondiali, quelli di “piombo” italiani, per giungere ai nostri giorni).
Grazie alla forza, all’intraprendenza e alle scelte sofferte dalle primogenite, come quelle di tutte le donne che hanno vissuto nei due secoli appena trascorsi, l’autrice trasmette alla perfezione l’idea di quanto hanno vissuto le nostre madri e le nostre progenitrici, per raggiungere l’identità, i diritti e l’autodeterminazione attuali.
Lo stile è scorrevole e aggraziato, anche se a tratti, per tipologia del romanza, troppo “raccontato”. Ciò non toglie nulla all’opera di Sonia Milan, al contenuto formativo e storico che ha analizzato e sviscerato la condizione femminile del passato.
In un mix tra storia, romanticismo e contenuti socio culturali, risulta un romanzo estremamente consigliato a chi adora le saghe familiari.
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Sonia Milan
nata a Roma nel 1969, lavora nel settore informatico. Appassionata di fiori, ha conseguito l’attestato di floricoltura ornamentale del comune di Roma, è esperta rosaista e membro della giuria internazionale del Premio Roma. È anche una grande appassionata di storia. Innamorata di Victor Hugo, ha tre cani e un gatto. La primogenita è il suo romanzo d’esordio.