Non sparare




Roberto Pegorini


Editore: iDobloni Edizioni

Genere: Noir

Pagine: 360

Anno edizione: 2025


Sinossi. Marco Polenghi ha 63 anni, lavora in una tipografia dove sposta bancali, è solo, non ha amici, non ha una vita sociale e da anni convive con un segreto. Gli unici contatti li ha con un tenente dei carabinieri in congedo alcolizzato che saltuariamente gli dà il tormento. Nulla sembra scuoterlo dalla sua apatia e indifferenza, quando un giorno un collega più giovane lo avvicina, lo chiama Nebbia e gli dice di essere a conoscenza del suo segreto. Marco nega, cerca di evitarlo, ma alla lunga dovrà fare i conti con il suo passato. Già, perché il Nebbia è stato un militante delle Brigate Rosse, ha trascorso trent’anni in galera e ora si trova nella delicata posizione di persuadere alcuni ragazzi, tra cui la giovanissima Manuela, a rinunciare all’idea di riportare in auge la lotta armata senza per questo rinnegare il suo passato.

 Recensione

di

Sabrina Russo


“I rimorsi che a volte si accucciano ai piedi del suo letto non li racconterà mai a nessuno. Per carattere e perché non crede ci siano orecchie disposte ad ascoltarlo e a credergli”

Marco Polenghi vuole solo passare inosservato, essere invisibile, come un fantasma. 

Minimamente interessato a socializzare con chi lo circonda, l’ambito lavorativo non fa eccezione. Non vuole avere amici, scambiare chiacchere di circostanza, riscuotere simpatie, trascorrere del tempo insieme a qualcuno, magari bevendo un drink. Impeccabile sul lavoro, puntuale, efficiente, mai un richiamo. Non dà confidenza, non parla di sé e non ha interesse che lo facciano gli altri. 

A sessantatré anni conduce una vita organizzata, programmata, monotona, per lo più in solitudine. Tutto sommato gli va bene così, non vorrebbe che fosse altrimenti, poiché si sta autoinfliggendo la sua personale “seconda pena”.

Il Nebbia, invece, tutta un’altra storia. 

Nome di battaglia di un uomo che, molti anni prima, ha preso attivamente parte alla lotta armata, militando nelle Brigate Rosse. Capace di incutere terrore, pericoloso, determinato, scaltro, arguto, uno sguardo di ghiaccio capace di far capitolare chiunque provi a sostenerlo troppo a lungo. La fedeltà alla causa la sua ragione di vita, la lealtà dimostrata sempre nei confronti dei compagni il suo tratto distintivo, oltre ad una forza di carattere fuori dal comune.

Il passato è una scelta che non ha mai rinnegato, ma che non è intenzionato a rivivere, a riportare in auge per nessun motivo, nonostante a proporglielo siano due occhi dotati di una luce profonda, immenso coraggio e determinazione, capaci di catapultarlo indietro nel tempo, quando i medesimi coraggio e determinazione appartenevano a colei che ha rappresentato il grande amore della sua vita ma, al tempo stesso, il suo più grande rimpianto. Oggi, Manuela e gli altri ragazzi potrebbero essere il suo riscatto verso un trascorso che torna ogni notte scalciando e ringhiando, intento a non risparmiargli nessuna sofferenza. Alleviare, finalmente, quel senso di colpa costante che gli impedisce di cancellare un dolore lancinante, sia fisico che psicologico, e andare avanti. È un uomo combattuto Marco, tra il prendere totalmente le distanze o interloquire per persuaderli a desistere.

“Posso solo dire che uccidere una persona è qualcosa che non potrai mai più cancellare, ti cambia la vita per sempre. Se superi quel confine, non torni più indietro”.

Difficile non empatizzare con la maggior parte dei personaggi di “Non sparare”, legati da un fil rouge che li porta ad essere vincitori e vinti, vittime e carnefici, ancorati ai propri ruoli ben definiti che, pur essendo agli antipodi, non hanno impedito che si creassero legami

Il loro vissuto, i pensieri che li caratterizzano, il mettersi costantemente in discussione, l’introspezione dalla quale non si esimono mai, il sentirsi o no eroi, porta il lettore a creare un contatto, immedesimarsi, tanto da ritenerli tangibili, quasi reali. 

Marco è il protagonista indiscusso, ma altre figure calcano la scena lasciando un segno indelebile nel lettore.

L’autore, in questo romanzo per nulla storico ma dalle forti tinte noir, ci riporta alla mente un periodo difficile, violento, di quella che è una parte di storia della nostra nazione, sfiorando un tema complesso come quello che ha contraddistinto le Brigate Rosse, ma ambientandolo ai giorni nostri con l’intento di scavare nell’oscurità dell’animo umano pur mantenendo, magistralmente, un punto di vista super partes.

Roberto Pegorini si conferma, nuovamente, un autore di indubbio talento

Le parole scivolano via tra le pagine di un romanzo capace di appassionare il lettore, attento ed incuriosito dal susseguirsi dei fatti, intrecciando vite, amore, azione, ideali e morte, grazie ad una narrazione scorrevole ma al contempo ricercata, dialoghi realistici, crudi, arguti, e una trama toccante, a tratti brutale, capace di coinvolgere e tenere con il fiato sospeso in un crescendo di emozioni che condurranno ad un finale totalmente inaspettato, capace di commuovere. 

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Roberto Pegorini


vive a Casazza, un piccolo paesino della bergamasca, sul lago di Endine, anche se ha vissuto a Milano per 36 anni della sua vita (classe 1969) e dove tuttora lavora. Nasce come giornalista e svolge questa professione dal 1994. Come scrittore, invece, ha pubblicato i romanzi “Vita a spicchi” (con prefazione di Gianmarco Pozzecco), “Cuore apolide” (prefazione di Cesare Cadeo), “La doppia tela del ragno”, “Nel fondo più profondo” (che formano una trilogia), “Almeno non questa notte”, e “Lo hijab mancante”. Ha preso inoltre parte ad alcune antologie di racconti insieme ad altri colleghi. Da giugno 2020 a giugno 2023 è anche curatore della collana Cromo, per la casa editrice Caosfera, che seleziona romanzi noir, gialli, thriller e crime. Nel 2023 ha ricevuto una menzione al Festival Giallo Garda per “Almeno non questa notte” ed è arrivato quarto all’Undicesimo premio internazionale Città di Sarzana, sempre con questo romanzo. Dall’estate 2021 collabora con la Libreria Covo della Ladra per il format YouTube “Una valigia di libri”. 

A cura di Sabrina Russo

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