SCOTT TUROW
Traduttore: Sara Crimi e Laura Tasso
Editore: Mondadori
Genere: Legal thriller
Pagine: 660
Anno edizione: 2025

Sinossi. A settantasette anni Rusty Sabich è un giudice in pensione che vive con la sua compagna. Bea, in una bella casa sul lago nel Midwest. La loro tranquilla esistenza viene turbata dall’improvvisa sparizione di Aaron, il figlio adottivo di Bea, un ragazzo nero poco più che ventenne che ha avuto guai con la giustizia per questioni di droga ed è in libertà vigilata: se non tornerà a casa, andrà in carcere. Quando finalmente riappare, Aaron racconta in modo piuttosto confuso di essere stato in campeggio con Mae, la sua ragazza, e di essersene poi andato lasciandola sola nel bosco dopo una litigata furibonda. Di Mae però si sono perse le tracce; iniziano le ricerche e dopo un paio di settimane viene ritrovata morta. Tutti i sospetti ricadono su Aaron che viene accusato di omicidio di primo grado e arrestato. Nonostante gli indizi a suo carico sembrino schiaccianti, Bea è convinta dell’innocenza del figlio e prega Rusty di diventare suo avvocato difensore, e lui, dapprima riluttante, accetta. Ma il sistema giudiziario al quale Rusty ha dedicato la sua intera vita può davvero garantire giustizia a chi è presunto colpevole? Dopo Presunto innocente, il romanzo che ha ridefinito il legal thriller, torna per l’ultima volta in tribunale l’indimenticabile giudice e avvocato Rusty Sabich, alle prese con un caso che fin dall’inizio si prospetta disperato e un processo complesso dalle forti implicazioni razziali, che non risparmia colpi di scena fino all’ultima pagina. Scott Turow è al suo meglio in questo romanzo che esplora il lato oscuro della giustizia in una piccola comunità di provincia a prevalenza bianca e le drammatiche ripercussioni sulla vita di una famiglia ferita.
Recensione
di
Silvana Meloni
Ho molto apprezzato il best seller di Scott Turow che ha introdotto il personaggio di Rusty Sabich, Presunto Innocente, e sono stata dunque felice di scoprire cosa mi avrebbe riservato l’ultima avventura legale del nostro protagonista, a distanza di oltre trent’anni da quella sua prima drammatica vicenda.
Le mie aspettative sono state più che soddisfatte, la lettura è stata piacevole e avvincente e, nonostante le oltre seicento pagine, ho divorato il romanzo.
È vero che ho una predilezione per questo genere di storie, il thriller legale è quello che apprezzo maggiormente nel vasto mondo del crime, ma stiamo parlando dello scrittore che ha effettivamente inventato questo genere letterario e che, insieme a John Grisham e a Michael Connelly, non teme confronti in merito. E dunque, ancora una volta, tanto di cappello.
Passando all’analisi più accurata, ribadisco la scorrevolezza del testo, pur nella trattazione di specifici aspetti della procedura legale americana che potrebbe risultare ostica ai non addetti ai lavori.
Magistrale l’effetto suspense: fino al colpo di scena finale non si riesce a dipanare l’intricata matassa che sottende l’evento criminoso. Ottimo anche il ritmo con cui si alternano i momenti di introspezione, l’azione giudiziaria e la tensione, nonché i flashback sulle avventure pregresse del protagonista. Ma non solo, anche gli altri personaggi sono disegnati con la stessa perizia e accuratezza, con il risultato di trascinare il lettore dentro la loro storia come fosse egli stesso partecipe della vicenda.
Infine, ma non per questo meno importante, voglio mettere in rilievo il tema del romanzo: si parla di giustizia, è ovvio, ma l’autore è magistrale nell’affrontare il tema del rapporto tra giustizia processuale, formale, e giustizia sostanziale, nel rovistare i panni sporchi di una società che troppo spesso dimentica i valori di rispetto e uguaglianza, ma punta il dito contro colui che appare “diverso”, per il colore della pelle o per le esperienze di vita che ha incontrato.
Ma non è solo il gruppo sociale a finire sotto la lente d’ingrandimento, anche le insicurezze dell’individuo vengono messe a nudo, la difficoltà dell’essere umano a rapportarsi con i suoi simili, che costituisce una delle gravi malattie del nostro tempo.
L’incapacità di avere una comunicazione efficace, nei rapporti di coppia e di amicizia, è forse l’ostacolo più difficile da superare, in un mondo che sembra tanto interconnesso, dove pare non ci sia alcun confine alla possibilità di confrontarsi con gli altri, siamo in fondo sempre più soli e insicuri.
E questo è purtroppo valido sia per le generazioni più giovani che per coloro che hanno raggiunto l’età della maturità e della saggezza. Le esperienze pregresse, la paura della sofferenza emotiva, il timore di affidarci alla vita, ci rendono spesso ciechi e incapaci di offrire altre chance al futuro.
E questa è una bella lezione di vita.
Ancora una volta chapeau.
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Scott Turow
Scott Turow è scrittore e avvocato. È autore di dodici bestseller di fiction, tra cui Presunto innocente, L’onere della prova, La legge dei padri, Innocente, tutti pubblicati da Mondadori. Si è cimentato anche con la saggistica in Harvard, facoltà di legge, incentrato sulla sua esperienza di studente universitario, e Punizione suprema, una riflessione sulla pena di morte. I suoi libri sono stati tradotti in oltre quaranta lingue, hanno venduto più di trenta milioni di copie nel mondo e hanno fornito spunto per film e produzioni televisive; i suoi saggi e articoli sono apparsi su “The New York Times”, “The Washington Post”, “Vanity Fair”, “The New Yorker” e “The Atlantic”.
A cura di Silvana Meloni