Non spegnere la luce




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Bernard Minier

Editore: La Nave di Teseo

Traduttore: Sergio Arecco

Pagine: 701

Genere: Thriller

Anno di pubblicazione: 2017

SINOSSI. Christine Steinmeyer, conduttrice radiofonica, credeva che la lettera trovata alla vigilia di Natale nella sua casella di posta, con una minacciosa accusa di omicidio, non fosse destinata a lei. Ma l’uomo che ora la sta chiamando in diretta durante il suo show alla radio sembra persuaso del contrario.

«In “Non spegnere la luce”, terzo capitolo di una serie di grande successo nella sua Francia, Bernard Minier costruisce un intreccio di 700 pagine a base di delitti, pulp, sospetti, umana follia. Con atmosfere a metà strada tra Poe e Stieg Larsson»Luigi Bolognini – Robinson, La Repubblica

Per la donna è solo l’inizio di un incubo, come se qualcuno stesse prendendo inaspettatamente il controllo della sua vita, qual…

Christine Steinmeyer, conduttrice radiofonica, crede che la lettera trovata alla vigilia di Natale nella sua casella di posta, con una minacciosa accusa di omicidio, non sia destinata a lei.

Ma l’uomo che ora la sta chiamando in diretta durante il suo show alla radio sembra persuaso del contrario.
Per la donna è solo l’inizio di un incubo, come se qualcuno stesse prendendo inaspettatamente il controllo della sua vita, qualcuno che sembra sapere tutto di lei. Ogni cosa su cui Christine faceva affidamento, comincia improvvisamente a crollare.

Nel frattempo, il comandante di polizia Martin Servaz, che ha lasciato il lavoro per curare la sua depressione, riceve per posta le chiavi di una stanza d’albergo. La stanza in cui un’artista si è suicidata un anno prima.

Qualcuno vuole che Servaz torni in servizio, contro il parere dei medici e all’insaputa di colleghi e superiori.

Qualcuno che vuole che le strade di Christine, di Servaz e dell’artista si incrocino, molto pericolosamente.

E se i nostri cari non fossero quello che crediamo?

E se nell’oscurità alcuni segreti non volessero morire?

Non spegnere la luce, e preparati al peggio.

RECENSIONE


Come non rimanere tenacemente incollati a queste pagine di pura adrenalina?

Terzo capitolo della saga dell’ispettore Martin Servaz, questo romanzo è un concentrato di suspance e di geniale introspezione nei recessi della mente umana. La trama è una vertigine di sconcerto e di paura, poiché il lettore, coinvolto con spesse maglie al racconto, si trova catapultato in una storia di manipolazione che è meravigliosamente congeniata.

La storia si snoda intorno a due figure, Christine e Martin Servaz. All’inizio le due trame appaiono staccate tra loro e si rimbalza tra l’uno e l’altro personaggio. A mano a mano che andiamo avanti nella lettura si svelano sempre più dei punti di contatto tra i due. Niente è svelato, però, e il lettore è piacevolmente costretto a costruire delle ipotesi strada facendo, per poi vederle confermate o invece contraddette.

Magistrale la costruzione del meccanismo persecutorio che subisce Christine per mano dello sconosciuto stalker: l’effrazione con cui si entra nel territorio psichico della vita della vittima confondendo i suoi punti di riferimento e le sue certezze, il controllo e il successivo isolamento che ne minano l’equilibrio sociale e la rendono del tutto incompresa agli altri.

“[…] le avevano costruito intorno un inferno che era la sola a vedere, un incubo progettato con estrema meticolosità

Christine a poco a poco precipita un buco nero che non ha mai fine. Sopraffini anche i rimandi al passato della co-protagonista che contribuiscono a creare mistero intorno alla sua tormentata figura. Naturalmente nel romanzo vi è anche il tema del riscatto, che sul finale alleggerisce la cappa di terrore e di impotenza che avviluppa il lettore.

Servaz, costretto in qualche modo ad un ruolo talvolta marginale rispetto alle vicende di Christine, si insinua cautamente nelle vicissitudini che riguardano la giovane donna, e con la sua caparbietà e la dote dell’intuito che lo caratterizza, riesce ad avvicinarsi ad una verità che solo alla fine si scopre essere errata.

Molto bello l’inserimento dell’opera classica nella trama: Mahler e Puccini fanno così da colonna sonora al romanzo. Onnipresente anche la neve, fresca, gelida, sfatta, grigia, insistente, insomma protagonista nei paesaggi del libro in tutte le sue forme, ma che è sempre intesa nella sua accezione più negativa e inquietante.

Chi ama il thriller psicologico avrà pane per i suoi denti e vale lo stesso anche per chi cerca una lettura-calamita che lo incolli senza sosta alle pagine del libro.

Bernard Minier


Bernard Minier è nato a Béziers e vive a Parigi. I suoi libri, tra cui “Il demone bianco” (vincitore del Festival Polar de Cognac) e “Nel cerchio”, ne hanno fatto uno dei maestri del thriller francese.

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