Intervista a Gianrico Carofiglio




A tu per tu con l’autore


Gianrico Carofiglio, ex magistrato, ma ormai scrittore a tempo pieno, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro “Le Tre del Mattino” da noi recensito, ci rilascia anche una bellissima intervista.

In primis grazie per averci concesso questa intervista, ne siamo onorati, ed è per me un piacere doppio poiché sono una sua grandissima fan.

Grazie a lei, mi fa piacere rispondere alle sue domande 😉

Come mai ha scelto di ambientare Le Tre del mattino in una città come Marsiglia e non nella sua Bari, e per di più, a metà degli anni ’80?

Il romanzo prende spunto da una storia realmente accaduta proprio a Marsiglia all’inizio degli anni 80. L’epoca e l’ambientazione mi sembravano perfette per raccontare questo tipo di storia che, è bene precisarlo, a parte lo spunto è tutta romanzesca.

Antonio durante le due notti insonni si renderà conto che suo padre, non è solo il matematico docente universitario che ha lasciato sua madre, scoprirà che la realtà non è come lui l’ha interpretata. È davvero possibile, quindi, credere che le persone non si conoscano mai veramente ?

Succede spesso. Ma accadono anche incontri inattesi, come quello raccontato nel libro, e questi incontri ci spalancano mondi interiori, una nuova visione degli altri ma soprattutto di noi stessi.

Lei, da ex magistrato, come mai ha deciso di raccontare le sue storie adottando un altro punto vista… quello dell’avvocato nel caso di Guerrieri e quello del maresciallo nel caso di Fenoglio?

Non è stata una cosa deliberata ma nell’adottare un punto di vista diverso dal mio nella vita reale credo di aver messo in atto, inconsapevolmente, il precetto di Proust: “il vero viaggio di scoperta non è vedere posti nuovi ma avere occhi nuovi”. La letteratura è raccontare cose che credevamo di conoscere, adottando un punto di vista del tutto nuovo.

“Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza”. Credo che questa citazione le suoni familiare  (“Con parole precise. Breviario di scrittura civile”, Laterza, 2015). Nella sua carriera da scrittore, ha redatto anche dei saggi sull’importanza delle parole, sulla necessità di carpirne il significato e le conseguenze che possono causare se vengono usate in modo errato. Crede che, soprattutto negli ultimi 20 anni, la lingua italiana stia perdendo sempre più il suo vigore, il suo fascino?

Credo si tratti di un fenomeno che copre un arco di tempo più lungo (il celebre articolo di Calvino sull’antilingua è dei primi anni 60) ma certo negli ultimi vent’anni la situazione è sensibilmente peggiorata.Direi proprio di sì.

Le meravigliose citazioni di autori, cantautori e poeti, musica di ogni tipo ( dal Jazz, come nell’ultimo libro, al rock dei Led Zeppelin ) che troviamo all’interno dei suoi libri, creano spessore e danno ancor di più veridicità alla storia. Possiamo interpretarlo come un suo modo di “ mettere un po’ di sé”, dei suoi gusti, delle sue passioni, all’interno dei romanzi?

In un suo romanzo ha detto: “Chissà cosa succede poi, dopo aver parlato. Dopo l’ultima pagina, quando il romanzo finisce.” Lei quando finisce di scrivere un romanzo che sensazioni prova?

Sono piuttosto emozionato. A volte, come è successo per “Le tre del mattino”, molto emozionato.

Una domanda di rito per la nostra Associazione: il genere del thriller nordico le piace? Ha qualche autore che le piace particolarmente?

Non è il mio genere preferito ma “Uomini che odiano le donne” mi è piaciuto molto.

Gianrico Carofiglio

Giuliana Pollastro

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