Recensione di Amanda Airola
Autore: Elsebeth Egholm
Traduttore: Veronica Sibilla Ghiorzi
Editore: Newton Compton
Pagine: 384
Genere: giallo/thriller
Anno di pubblicazione: 2017
La giornalista Dicte Svendsen sta festeggiando il compleanno con due amiche in una tranquilla cittadina danese, quando nel fiume che costeggia il bar compare una bacinella con all’interno un neonato ormai privo di vita. L’orrore invade subito le tre amiche e l’intera cittadina.
Nella bacinella viene trovata anche una pagina del Corano e, con l’11 Settembre ancora fresco nella memoria di tutti, il seme della diffidenza inizia a germogliare nell’anima dei paesani.
John Wagner è un detective tormentato che viene incaricato di indagare sul caso; la sua vita finirà per intrecciarsi con quella delle tre protagoniste quando nell’ospedale iniziano a comparire sulle fronti dei neonati strane scritte.
Inoltre il dramma finisce per intensificarsi ulteriormente quando il figlio appena nato di Ida Marie, una delle amiche di Dicte, viene rapito dall’ospedale.
Quale criminale arriverebbe a tanto?
Chi si cela dietro questi gesti così efferati?
Mi dispiace ma non intendo aiutarvi nella risoluzione del caso! Dovrete affrontare la lettura di questo bellissimo romanzo e scoprirlo lentamente pagina dopo pagina.
Da un libro che appartiene a questo genere narrativo solitamente ci si aspetta un susseguirsi di eventi che dettano un ritmo incalzante al romanzo.
La Egholm fa decisamente una scelta completamente differente!
Il libro ha un incedere lento come quello di un fiume, un fiume che però finisce per trascinare tutti i protagonisti nelle sue torbide acque.
Gli indizi per scovare il colpevole ci sono tutti e sono anche inseriti ad arte, in modo che voi possiate recepirli e farli combaciare solamente nelle ultime pagine.
Come si dice spesso “non esiste miglior nascondiglio per una cosa se non metterla in bella vista”, e l’astuzia della scrittrice sta proprio nel lasciare in giro per le pagine vari piccoli suggerimenti che come briciole di pane ci porteranno al colpevole.
Per farvi meglio comprendere la bellezza di questo romanzo credo sia necessario dividerlo in due filoni. Da una parte abbiamo il caso, un’indagine agghiacciante perché coinvolge neonati.
Un caso ricco di sfaccettature, dove i pregiudizi rischiano di far perdere di vista l’obiettivo generale, che non è quello di trovare qualcuno a cui affibbiare una colpa tanto grande, ma piuttosto capire cosa spinge un essere umano ad arrivare a fare cose di questo tipo.
Dall’altra parte abbiamo i personaggi, descritti in modo ricchissimo, senza tralasciare nulla. Verremo catapultati nelle loro vite, nelle loro emozioni.
E ne seguiremo il percorso di evoluzione che tutti affrontano lungo la storia. Non ci sono personaggi di spicco e altri che fanno solo le comparse.
Ognuno di loro è importante perché esattamente come nella vita reale, ognuno ha un passato da dimenticare e da tentare di nascondere.
Un punto focale di questo romanzo sono le donne. Tutte molto diverse ma con un coraggio e una forza che le rende speciali, un coraggio a cui solo una madre sa da dove attingere.
Un romanzo bellissimo, che ognuno di noi dovrebbe leggere, non solo per il piacere di risolvere un crimine, ma per fare un viaggio nella natura umana, dove nessuno risulta essere perfetto.
Elsebeth Egholm
Elsebeth Egholm, nasce a Nyborg, piccolo comune danese situato sull’isola di Fionia, ma cresce a Lisbjerg, vicino Aarhus. Dapprima studentessa di musica presso la Royal Academy of Music e presso il Dipartimento di Musicologia dell’Università di Aarhus, in un secondo momento decide di iscriversi alla Danish School of Journalism senza spostarsi da Aarhus.