A tu per tu …con il traduttore
Samanta K. Milton Knowles è nata in Svezia e cresciuta in Italia, ha studiato Cinese e Lingue Nordiche all’università, ma poi ha preferito concentrarsi sulle sue origini svedesi. Vive in Toscana ed è mamma di tre figli. Tra gli autori che ha tradotto: Astrid Lindgren, Camilla Läckberg, Jessica Schiefauer, Moni Nilsson, Mårten Sandén, Liv Strömquist, Melker Garay.
Ciao Samanta! Benvenuta su thrillernord! Leggendo qua e là di te, per preparare l’intervista, ho trovato cose molto interessanti! Sei giovanissima (classe 1985, N.d.R.) eppure hai una vita piena di cose e persone! Andiamo per gradi…
1) Hai un nome evidentemente ‘cosmopolita’… vuoi parlarci delle tue origini e dirci se e come esse hanno influenzato le tue scelte di studio (e poi di lavoro)?
Sono decisamente un mix di nazionalità e culture… Mio padre, statunitense di nascita, ha origini sia inglesi che irlandesi, i suoi bisnonni sono tra gli emigrati europei che cercarono fortuna oltreoceano. Mia madre è nata in Svezia, oltre il circolo polare artico. Suo padre (il mio nonno materno) aveva padre svedese e madre di origine tattara (una popolazione nomade del nord-est Europa) ed è cresciuto in un luna park. Sua madre (la mia nonna materna), invece, era stata mandata dalla Finlandia presso una famiglia affidataria svedese durante la seconda guerra mondiale. La stessa sorte era toccata, qualche anno prima, alla sua mamma (la mia bisnonna materna): durante la prima guerra mondiale era stata mandata in Finlandia dalla Russia. Un sangue nomade insomma, il mio. Io invece sono nata in Svezia e cresciuta in Italia, e questa doppia appartenenza mi ha dato la spinta a cercare di essere un punto di collegamento tra le due lingue e culture. Ora ho un compagno italiano e tre figli con doppia cittadinanza (svedese e italiana). Diciamo che mi sento cittadina del mondo.
2) Parliamo di Astrid Lindgren, indimenticata autrice svedese della saga di Pippi Calzelunghe; un’autrice a cui i tuoi studi e la tua vita sono certamente legati… Vuoi parlarci di questo legame?
I libri di Astrid Lindgren hanno accompagnato la mia infanzia e mi sono rimasti dentro, come dei piccoli germogli. Non ho mai perso la passione per la letteratura infantile svedese, di cui Astrid Lindgren è sicuramente la maggiore rappresentante. Ho coltivato questa passione anche in età adulta, dedicandole sia la mia tesi di triennale (laurea in Studi Interculturali) che di magistrale (laurea in Scienze Linguistiche): la prima porta il titolo Da Pippi Långstrump a 长袜子皮皮. La traduzione e la ricezione di Pippi Calzelunghe in Cina e la seconda Tradurre Astrid Lindgren. La letteratura per l’infanzia come attività di traduzione. Inoltre ho avuto la grandissima fortuna di poter tradurre a più mani, nell’ambito di un seminario di traduzione dallo svedese tenuto dalla bravissima Laura Cangemi, una raccolta di racconti di Astrid Lindgren uscito poco fa per Iperborea con il titolo Greta Grintosa. È stata un’esperienza meravigliosa potermi confrontare davvero con un’autrice così importante per me, soprattutto con una guida così straordinaria come Laura.
3) Quale pensi che sia il segreto del successo di un personaggio come Pippi Calzelunghe? Anche in Cina (paese così diverso da quelli europei) ha lo stesso successo?
Pippi è libera, istintiva, sveglia, affettuosa. Non è vincolata in nessun modo dalle regole sociali a cui tutti noi, volenti o nolenti, dobbiamo sottostare. I bambini questo lo sentono. Con Pippi possono sentirsi liberi e vivere mille avventure. Pippi non è però mai cattiva oppure offensiva, anzi. È molto affettuosa con i suoi amici Tommy e Annika, si prende cura di loro. Credo che il successo di Pippi sia dovuto al fatto che la bambina lentigginosa con le trecce rosse parli un linguaggio universale, comprensibile a tutti. Anche in Cina ha avuto moltissimo successo, e negli ultimi anni è stata pubblicata una nuova edizione di un grande numero di opere di Astrid Lindgren, con molta cura per la traduzione. Un fatto curioso, però, mostra come in paesi diversi siano diversi i libri preferiti della stessa autrice. In Russia, per esempio, ha avuto un enorme successo Karlsson sul tetto, mentre in Polonia tutti i bambini leggono a scuola Alla vi barn i Bullerbyn (I bambini di Bullerby, che speriamo venga presto ripubblicato in Italia).
4) “Se si vuole studiare un testo straniero in profondità, lo si deve tradurre nella propria lingua. Allora ci si rende conto immediatamente che il compito è impossibile, che ci si può avvicinare al testo, ma non si può mai raggiungerlo.” Che cosa pensi di questa affermazione di Olof Lagercrantz (giornalista e esponente di spicco della letteratura svedese, nonché padre di David Lagercrantz)?
Sono in parte d’accordo, ma non del tutto. La prima parte è sicuramente vera: traducendo si accede a un livello più profondo del testo, riservato a chi smembra la scrittura parola per parola riflettendo su ogni sfumatura di significato. È anche vero che non si potrà mai rendere al 100% un libro in traduzione, ma non credo sia vero che il compito è impossibile (altrimenti noi traduttori saremmo totalmente inutili). Il traduttore prende un libro e lo trasporta in un’altra lingua, rendendolo accessibile anche a chi non parla la lingua d’origine. Questo secondo me è un compito fondamentale perché ci sia consapevolezza dell’altro (e anche del fatto che non tutto è traducibile).
5) A questo punto, non possono mancare domande sui due Blomkvist più famosi di Svezia: Kalle “il Grande Detective”, altro personaggio nato dalla penna della Lindgren e Mikael, il protagonista dei romanzi di Stieg Larsson: in Italia, Kalle non è certo famoso come Pippi. Pensi che si meriterebbe più successo? Lo leggi ai tuoi figli?
Mentre Pippi ha accesso immediato nel cuore dei bambini, Kalle arriva più a chi legge da solo, essendo un giallo. Sicuramente si meriterebbe più successo, e servirebbe una ritraduzione completa anche del secondo e del terzo volume della trilogia (il primo è stato ritradotto qualche anno fa). Con i miei bimbi ancora non lo abbiamo letto, ma sono ancora piccoli (6, 5 e 3 anni). Nella biblioteca di famiglia ovviamente c’è, sia in svedese che in italiano.
6) Su Mikael Blomkvist: ami la saga di Millennium? È un genere che ti piace? Ritieni che descriva una Svezia realistica?
La saga di Millennium di Stieg Larsson mi è piaciuta moltissimo (anche se è passato ormai qualche anno da quando l’ho letta), ma non ho letto i sequel di Lagercrantz per scelta. Credo che, come tutti i gialli, descriva una Svezia possibile. Nei gialli è sempre necessario esagerare gli aspetti legati al crimine, altrimenti non ci sarebbe la storia. Per esempio, se a Fjällbacka succedesse davvero tutto ciò che ha raccontato Camilla Läckberg nei suoi romanzi probabilmente la cittadina si svuoterebbe.
7) In Italia abbiamo la fortuna di avere grandissime traduttrici di autori svedesi (che abbiamo anche avuto la fortuna di intervistare!); hai avuto modo di conoscerle o di collaborare con loro?
Come ho già detto, ho avuto modo di conoscere Laura Cangemi fin dai tempi dell’università e poi durante il seminario di traduzione di letteratura per ragazzi dallo svedese all’italiano finanziato dallo Swedish Arts Council e dal FILI (corrispettivo finlandese) e realizzato in collaborazione con Iperborea. Io ho partecipato alla prima e alla terza edizione, ed è stato sicuramente fondamentale per l’inizio della mia carriera. Conoscere Laura e averla come guida mi ha dato molti strumenti e molte competenze che solo un altro traduttore più esperto può trasmettere. Con Laura abbiamo poi collaborato alla traduzione di Una casa senza specchi di Mårten Sandén (Rizzoli 2017), in cui mi ha fatto da mentore, e La strega di Camilla Läckberg, in cui si è occupata di revisionare la nostra traduzione a sei mani. In questo momento stiamo lavorando alla traduzione di Katitzi di Katarina Taikon (Iperborea), la cui pubblicazione è prevista in primavera. Ho avuto modo anche di conoscere Katia De Marco tramite il seminario, e abbiamo un ottimo rapporto anche se non abbiamo mai collaborato direttamente. Inoltre sono felice di affermare che si è formata tra un gran numero di “svedesisti” una rete di contatto e aiuto reciproco molto utile, piacevole e rispettosa. Infine devo dire che tra traduttori, utilizzando gruppi online come Qwerty e Biblit e canali come il sindacato STradE (da poco confluito in SLC CGIL), c’è grande stima reciproca e spirito di collaborazione. Ci aiutiamo e ci sentiamo uniti anche se non ci siamo mai incontrati di persona, e sta crescendo lo spirito di gruppo anche riguardo a tematiche fiscali e lavorative: abbiamo modo di confrontarci su editori, compensi, pagamenti, scadenze, contratti. E piano piano i risultati si vedono (tra l’altro è appena stata pubblicata la nuova edizione aggiornata e ampliata del Vademecum legale e fiscale di STradE per chi opera in regime di diritto d’autore).
8) Traduci molta narrativa per ragazzi e bambini: tra gli Young Adult, mi sembra molto interessante ‘Girls’ di Jessica Schiefauer, uscito nel 2016 per Feltrinelli. Vuoi parlarcene? (Interessante, tra l’altro, il fatto che il titolo originale sia ‘Ragazzi’… e non ‘ragazze’…)
Girls (in svedese Pojkarna, i ragazzi) è un libro davvero forte, che affronta molti temi secondo me importanti. Quando Jessica ne parla racconta che le è venuta l’idea passeggiando da sola di sera su un sentiero intorno a un lago. Mentre camminava si è resa conto che a ogni minimo rumore si irrigidiva, cercando di capire da dove provenisse il suono, chi fosse, se potesse costituire un pericolo. E ha consapevolizzato che noi donne lo facciamo in continuazione: siamo sempre sull’attenti, sentiamo ogni sguardo che ci viene rivolto. Ha dunque cercato di capire quanto fossero diversi gli sguardi rivolti a un uomo rispetto a quelli rivolti a una donna. Quello che a Kim (la protagonista) è concesso di fare nel libro è proprio questo: sentire cosa si prova a essere guardati nei panni di un ragazzo. E il titolo è emblematico. Tutto ruota intorno ai rapporti tra maschi, e a come si comportano i maschi con le femmine. Di fatto però anche il titolo “italiano” (che la casa editrice ha ritenuto più accattivante) ha un suo perché, anche se all’inizio non mi piaceva: dopotutto si tratta in primo luogo di far capire a tutti, ragazzi e ragazze, come sono costrette a vivere le donne in questa società. Mai rilassate al cento per cento, sempre vigili. Questa forza, insita nella natura femminile, traspare in tutto e per tutto anche nel linguaggio e nella scrittura di Jessica Schiefauer, rendendo tutto ciò che scrive una montagna russa emotiva.
9) Sulla narrativa per bambini: quali sono gli ultimi libri che hai terminato di tradurre? Trovi che i bambini svedesi siano diversi da quelli italiani? Mi spiego meglio… traducendo libri per bambini, trovi che vengano affrontate tematiche diverse o con modalità diverse da come accade, invece, nei libri per bambini scritti da autori italiani? Se ci sono differenze, come le affronti per adattare il testo?
Come ho detto proprio adesso sto lavorando su un testo particolare anche nel panorama svedese, Katitzi di Katarina Taikon: è la storia di una bambina rom nella Svezia della fine degli anni Trenta. Basata sulla storia personale della scrittrice, affronta a spada tratta la diffidenza della popolazione nei confronti del diverso in quegli anni. Ultimamente ho anche tradotto La casa senza specchi di Mårten Sandén, un romanzo (fascia d’età 9-12, pubblicato in Italia da Rizzoli) di enorme forza emotiva che affronta il tema della morte di un familiare, in questo caso di un bambino, il fratellino della protagonista. Lo scrittore ne parla però con delicatezza, celando il dolore dietro una storia familiare complessa e intricata che piano piano si scioglie, come una matassa di cui viene recuperato tutto il filo. Certo è che in Svezia si ha meno paura di parlare ai bambini. Nella letteratura per bambini e ragazzi viene affrontato (quasi) qualsiasi tema, con un linguaggio e una modalità adatta alla fascia d’età del lettore. Uno dei miei progetti imminenti, un bellissimo libro di Cilla Jackert che uscirà per Camelozampa la prossima estate, affronta per esempio la nascita prematura (sempre il fratellino della protagonista) e il delicato periodo in cui tutta la famiglia vive come appesa a un filo, in attesa di capire se il piccolino sopravvivrà. In questo limbo la ragazzina protagonista, visto che i genitori hanno altri pensieri in testa, vive un’estate di completa libertà, scorrazzando per Stoccolma insieme a un gruppo di nuovi amici. Una cosa impensabile al giorno d’oggi, ma reale nella Svezia degli anni Settanta… In genere cerco di adattare il meno possibile: i bambini riescono a capire il diverso e il difficile molto più di quanto pensiamo noi adulti! Per fortuna si inizia a vedere anche nel panorama letterario italiano qualche coraggioso tentativo di ampliare la gamma di temi “leciti” nei libri per bambini.
Samanta K. Milton Knowles
Grazie mille, Samanta! È stato davvero un piacere ospitarti su thrillernord.it!
A cura di Maria Sole Bramanti