Recensione di Mariasilvia Iovine
Autore: Gard Sveen
Traduttrice: Giovanna Paterniti
Editore: Marsilio Editore
Collana: Farfalle
Pagine: 573
Genere: thriller / spionaggio
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Carl Oscar Krogh, politico, eroe della resistenza norvegese, massacrato con un coltello della Hitlerjugend e Kaj Holt, capitano del Milorg, nome in codice numero 1, ucciso in Svezia nel 1945: tra loro, una lunga scia di sangue, che parte dalla Seconda Guerra Mondiale e arriva fino al 2003, quando nel Nordmarka vengono rinvenuti gli scheletri di tre persone. Sui resti umani e, in seguito, sull’omicidio di Krogh, indaga l’ispettore Tommy Bergmann, uomo rude e solitario, che tenta invano di riscattarsi dalla vergogna di un passato violento. Il suo intuito lo porta a capire il legame tra i due casi, ma il passato è un labirinto di segreti, menzogne, verità e tradimenti.
L’ultimo pellegrino procede su due linee temporali: da un lato, le indagini sul caso Krogh, durante le quali Bergmann è costretto a convivere con se stesso nella quotidianità di un Paese desolato, stanco, incapace di affrontare le proprie contraddizioni; dall’altro, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, gli ultimi giorni di Kaj Holt e la vita di Agnes Gerner, spia inglese infiltrata tra i collaborazionisti norvegesi.
È attraverso i suoi occhi che il lettore vive i primi anni Quaranta: per la resistenza come per i nazisti, Inghilterra e Germania appaiono remote, proiettate verso un futuro di gloria che sembra allontanarsi sempre di più.
Nel romanzo di Sveen non ci sono eroi né innocenti: anche i pochi che hanno il coraggio di fare ciò che è giusto perdono se stessi, stritolati da una guerra senza fine che ogni giorno pretende un tributo di anime e vite.
L’ultimo pellegrino è un romanzo storicamente accurato, realistico, quasi brutale nei ritratti dei suoi protagonisti. Gard Sveen firma un’opera commovente e intensa.
Gard Sveen
(1969) è consulente del ministero della Difesa norvegese. Con L’ultimo pellegrino (Den siste pilegrimen, 2013), il suo primo romanzo, ha vinto sia il Glass Key che il Riverton Prize, i massimi riconoscimenti scandinavi per la letteratura poliziesca