La principessa del Burundi




(Recensione di Francesca Mogavero)


 

Autore: Kjell Eriksson
Editore: Marsilio
Pagine: 336
Genere: poliziesco
Anno Pubblicazione: 2012

 

 

 

Dicembre può essere un mese crudele. Il gelo stringe in un abbraccio paralizzante, il profumo luppolato dello Julmust scalda il cuore, ma è veleno per chi trascorre le Feste in solitudine, la neve copre dubbi e misfatti e i Babbi Natale posticci, visti da lontano, sono schizzi di sangue impazziti sul selciato imbiancato.

Dicembre è tempo di bilanci (e bilance…), di un anno – o forse una vita – che chiede il conto, di speranze per dodici mesi migliori e di promesse infrante da buttare giù come bocconi di un cosciotto troppo arrostito. E dicembre può essere letale e maledetto, se nei suoi giorni brevi e bui si consuma un delitto efferato che odora di esecuzione, di vendetta: John Jonsson, ex esponente della piccola malavita, ora marito fedele, padre esemplare ed esperto di pesci tropicali, è stato ucciso e orribilmente mutilato a pochi giorni da Natale.

Una vecchia questione irrisolta? Un debito? Gelosie? Le opzioni non sono forse molte – Denaro e passione, così moriva la gente, soldi persi e trovati, amore perso e trovato – occorre soltanto trovare la pista giusta, senza lasciarsi accecare dalle passioni, dalla nostalgia e da connessioni forzate.

Vendicare “Little John” è l’ossessione di Lennart-“Fra Tuck”, il suo sbandato e sanguigno fratello maggiore, così come scoprire la verità, trovare il colpevole e risolvere il caso sono la priorità per la polizia: caccia e indagini scorrono parallele, sfiorandosi, avvicinandosi e allontanandosi in un valzer empatico e pericoloso. Due strade verso un’unica destinazione, in una città a sua volta segnata da una spaccatura: da una parte la Uppsala accademica, idilliaca e un po’ sonnacchiosa, dall’altra un intrico di vie che hanno nomi di giganti dimenticati, cantieri, officine e una collina sulla quale giovani bande si incontrano, sniffano solventi e si perdono… nonostante gli sforzi e gli insegnamenti di famiglie “di tutto rispetto”, operose e sfortunate.

Un doppio palcoscenico in cui le persone agiscono e vivono, tra spazi sicuri e cupi precipizi: i primi, gli ultimi, che nessun Robin Hood mai riscatterà, e i poliziotti (in servizio e in maternità), capaci proprio perché uomini e donne comuni, ciascuno con i propri desideri, difetti, interrogativi e passatempi, ma tutti in grado di riconoscere nelle vittime e nei carnefici i ragazzini “con lo zaino e i pantaloni corti”, consapevoli, responsabili e al servizio della società (Noi cosa possiamo fare per loro?).

Eriksson costruisce un lungo romanzo corale, nel quale, pagina dopo pagina, si alternano nomi, voci, punti di vista e ragioni differenti, lucidità e pazzia, bugie e rivelazioni, un calderone in cui bene e male sconfinano, in cui gli eroi tradiscono e mal sopportano il ruolo di genitore, e i mostri sono tali perché non hanno saputo sostenere il divario tra rosee aspettative e fredda realtà.

La principessa del Burundi mette in scena un inverno svedese che travolge, una stagione imprevedibile e feroce in cui non c’è pietà nemmeno per le creature più indifese, ma che lascia ancora spazio a sogni e paradisi artificiali, in cui un grande acquario si trasforma nel mare calmo di un regno lontano e una bellezza segnata da notti insonni e povertà può essere sovrana.

Kjell Eriksson su thrillernord