A cura dell’autrice Kate Ducci
La terza uscita di ‘Real Stories’ è ancora dedicata ad Ann Rule, probabilmente l’autrice più capace di fare di una storia vera un romanzo, senza cadere nell’errore di inventare e dare spazio all’immaginazione. Si tratta ancora una volta di un fatto di cronaca vera, sconvolgente e incredibile, al punto che persino gli investigatori non volevano accettare che la verità fosse quella verso cui le indagini stavano conducendo, drammatica al punto di fare desiderare al lettore che la polizia avesse torto.
Piccoli sacrifici
Autore: Ann Rule
Traduttore: M. C. Pietri
Editore: Longanesi
Pagine: 574
Collana: Il Cammeo
Data pubblicazione: 13 ottobre 2003
Sinossi:
Springfield, Oregon, 19 maggio 1983. Alle undici di sera, una donna si presenta al pronto soccorso: è sconvolta e ha una lieve ferita al braccio, che protegge grazie all’aiuto di un asciugamano che ne ha assorbito il sangue. L’unica cosa che riesce a dire è : “Hanno sparato ai miei figli!”. E infatti, nell’auto parcheggiata lì fuori, ci sono tre bambini coperti di sangue: la bambina che occupa il posto passeggero è ormai priva di vita, gli altri due versano in condizioni disperate. Ma cos’è successo davvero? La madre, Diane Downs, sostiene che uno sconosciuto abbia fermato la sua auto su una strada secondaria, con l’intento di rubarla, e poi, davanti al suo rifiuto, si sia messo a sparare contro di lei e i suoi figli. La versione di Diane, però, non convince né i medici né i poliziotti accorsi per avviare le indagini. Il percorso per trovare la verità sarà lungo e doloroso per tutti, soprattutto per i due bambini sopravvissuti.
Real stories:
Elisabeth Diane Downs (Phoenix 7 agosto 1955) è una bellissima e giovane madre di tre figli, con alle spalle una vita complicata, segnata delle molestie di un padre che non ha mai denunciato e con cui continua a intrattenere rapporti.
All’età di ventotto anni, dopo un matrimonio finito e svariate avventure, ultima delle quali una relazione con un uomo sposato (Lew Lewiston), decide di lasciare l’Arizona e trasferirsi in Oregon, dove il padre, direttore del locale ufficio postale, può garantirle un lavoro come portalettere.
Lew, che aveva promesso di raggiungerla in breve tempo, illudendola che la loro relazione sarebbe potuta divenire ufficiale, smette di rispondere alle sue chiamate e ai suoi appelli di raggiungerla al più presto.
D’altronde, le aveva sempre detto di avere scelto di non avere figli propri e di non sentire il desiderio di occuparsi di quelli altrui e la partenza di Diane, per quanto non avesse avuto il coraggio di dirglielo in faccia, era stata per Lew una liberazione, un modo per tentare di ricucire i rapporti con la consorte e di liberarsi di una donna che lo opprimeva e non sapeva accettare un No come risposta.
Diane è una donna molto bella, di un’intelligenza assai superiore alla media e una dialettica invidiabile. Non è facile sfuggire al suo controllo e tantomeno ostacolarla nei suoi piani e le sue manie di grandezza.
Diane ritiene di essere vittima di un destino avverso, di essere destinata a un futuro grandioso, e per questo decide di accumulare denaro aderendo all’iniziativa di proporsi come madre in affitto.
Gli psicologi incaricati dall’ospedale, che esaminano il suo quadro clinico, la definiscono una persona instabile e priva di spirito critico, violenta e incapace di provare sentimenti profondi o sensi di colpa. In definitiva: il soggetto meno adatto per dare alla luce un figlio destinato a essere adottato.
Nonostante ciò, Diane, abile manipolatrice, ottiene l’autorizzazione a procedere con un’inseminazione artificiale, divenendo madre di una bimba che, come da accordi, verrà adottata dalla famiglia a lei destinata.
Al momento del suo trasferimento in Oregon, Diane è sola. Lew, il suo amato Lew, non risponde alle telefonate nell’ufficio postale in cui lavora, ha cambiato casa, non la cerca e le fa capire di non essere intenzionato a raggiungerla.
La notte del 19 maggio 1983, quando una delle sue figlie andrà incontro alla morte e gli altri due resteranno gravemente feriti, condannati a vita, Diane è sola.
Le sue capacità manipolatrici hanno fallito per la prima volta, il suo fascino (da sempre usato per ottenere, convincere, corrompere) non ha portato al risultato sperato e Lew ha preferito sua moglie a lei.
Diane tiene un diario, su cui riporta quotidianamente ogni singolo evento e riflessione.
Proprio i suoi diari, porteranno gli investigatori a sospettare di lei, ad avanzare l’ipotesi inaccettabile che una madre, a mente lucida e con fredda premeditazione, abbia sparato due colpi di pistola contro ognuno dei suoi tre figli in cambio di una libertà che, nelle sue convinzioni, l’avrebbe portata a ottenere l’amore di Lew.
I figli, come dirà il procuratore Fred Hugi, che ha dedicato al caso tutte le proprie energie, sono per Diane beni fungibili, oggetti che possono essere sostituiti gli uni agli altri, senza la minima empatia.
Infatti, dopo la morte della figlia Cheryl, Diane sente il bisogno di mettere al mondo una nuova bambina. Il concepimento avverrà a seguito dell’ennesima avventura con un collega di lavoro e la piccola, di cui Diane era incinta al momento dell’arresto e che vedrà la luce durante il processo, verrà data in adozione a una nuova famiglia, nonostante Diane fosse convinta di potersene occupare personalmente.
Tra tutti i lavori di Ann Rule, ‘Piccoli sacrifici’ è il più difficile da affrontare. Non solo per l’autrice (a sua volta madre) che lo ammette a più riprese, ma anche per il lettore, a cui sembra incredibile che una mamma possa avere architettato l’omicidio dei propri figli al fine di poter conquistare l’amore di un uomo.
Due delle tre piccole vittime sopravviveranno alla furia omicida di quella notte: Christie Ann e Stephen Daniel, ma solo Christie era sveglia al momento dell’aggressione e solo lei verrà convocata in tribunale a ricostruire gli eventi di quella notte.
Christie ha visto in faccia la persona che ha tentato di ucciderla e che l’ha resa disabile a vita, Christie ha sollevato una mano per proteggersi dal secondo sparo che l’ha raggiunta, impedendo per sempre un normale funzionamento del suo braccio destro, Christie sa chi ha tentato di ucciderla e ha assistito inerme agli interminabili momenti che hanno portato all’uccisione di sua sorella e al grave ferimento del fratellino.
In tribunale, dopo mesi di terapia riabilitativa, la piccola può guardare in faccia sua madre e dire al giudice che è stata lei a spararle, che l’ha vista uccidere sua sorella e puntare l’arma contro suo fratello (costretto a vivere in eterno su di una sedia a rotelle), per poi dedicarsi con fredda fermezza a lei, all’ultima rimasta.
Un thriller angosciante, incredibile e crudele, che mette davanti a una realtà con cui facciamo fatica a fare i conti.
Può una madre decidere lucidamente di togliere la vita ai suoi tre figli, sparandogli con fredda determinazione, procedendo a passo d’uomo verso il pronto soccorso in attesa della loro morte, non versando una lacrima davanti al cadavere della figlia che non ce l’ha fatta, al solo scopo di tornare libera, di innamorarsi e mettere al mondo altri figli?
Fred Hugi, che ha seguito la vicenda fin dall’inizio ed è riuscito a ottenere l’arresto di Diane, è convinto che lo abbia fatto senza il minimo senso di colpa.
Proprio Fred Hugi chiederà e otterrà l’affidamento dei figli di Diane rimasti in vita, che accudirà come fossero i bambini che non aveva mai desiderato avere, dedicando a quei due piccoli che hanno attraversato l’inferno, tutte le energie necessarie per ottenere giustizia.
Quei bambini non torneranno mai ad avere una vita normale, dovranno crescere con la consapevolezza che la loro mamma li voleva morti, dovranno convivere con i segni indelebili di quella notte per sempre.
Eppure, malgrado tutto, sono ancora vivi, hanno trovato qualcuno in grado di amarli e proteggerli, a dimostrazione del fatto che non diventiamo genitori nell’attimo in cui mettiamo al mondo un bambino, ma quando decidiamo di prenderci cura di lui, anche a discapito di noi stessi.
Diane Downs, dopo la prima condanna all’ergastolo, riuscirà a evadere dal carcere e restare libera per quasi dieci giorni, prima che gli investigatori riescano ad arrestarla di nuovo. I suoi tentativi di manipolare, conquistare, evadere, sono sempre andati a buon fine senza troppe difficoltà. Il solo progetto fallimentare a cui è andata incontro, si è rivelato quello che l’avrebbe unita a Lew Lewiston per sempre e Diane non era disposta ad ammettere di non avere ottenuto ciò che pretendeva.
Quanto siamo disposti a pagare per avere ciò che vogliamo? Cosa siamo disposti a sacrificare, uccidere, ferire, per i nostri scopi? E può un figlio essere ritenuto merce di scambio, un bene fungibile o sostituibile?
Ann Rule ci pone davanti a questi tremendi interrogativi, chiedendoci di guardare in faccia la realtà, di esaminare lo svolgimento delle indagini, di riflettere su cosa ci faccia più paura: l’idea di uno sconosciuto nascosto nel buio, pronto a sparare ai nostri figli, o quella di una madre senza scrupoli, intenzionata a liberarsi del bene più prezioso per non ammettere di avere fallito nel suo percorso di conquista?
A cura di Kate Ducci (Radix)
Kate Ducci (Radix) è autrice dei thriller “Le conseguenze” “Le apparenze” e “Le identità” e dell’antologia “La verità è una bugia”, una raccolta di quattro racconti di generi che spaziano dal thriller al fantastico.