Speciale Jo Nesbø




IL signore del noir è partito da un pugno di mosche

Speciale JO NESBØ

 

 

 

E’ l’8 Dicembre ed è mattina  a Milano. Incontro Jo Nesbø, assieme ad autorevoli giornalisti e bloggers, poche ore prima che riceva il Premio Raymond Chandler 2018 alla carriera.

E’ onorato e felice. E non si considera arrivato. Riattualizza  il senso di carriera, non intendendola come punto di arrivo ma di partenza. Racconta di come durante il viaggio in aereo, piuttosto turbolento, per raggiungere Milano, la figlia, che lo accompagna in questa tappa italiana, gli chieda, tra il serio e lo scherzoso, se ha paura di morire. Le risponde che non ha paura, solo gli dispiacerebbe per i dieci libri che ha in testa e che nel caso non riuscirebbe a scrivere.

Artista a 360 gradi, la creatività è la caratteristica che più lo anima e lo descrive, seconda solo al suo enorme talento.

La creatività e la lettura. L’amore per le storie raccontate, che fa parte di lui fin dall’infanzia.

Ha ricordato anche oggi come “Il Signore delle mosche” di William Golding, sia tra i libri che più lo hanno colpito da bambino.  E’ certamente singolare, ma non azzardato,  realizzare, oggi, quante delle suggestioni di questo romanzo ( “Che idea pensare che la Bestia fosse qualcosa che si potesse cacciare e uccidere.(…) Lo sapevi, no? Che io sono una parte di te.”) si siano depositate, sin da allora, nell’immaginario di Nesbø, per rompere gli argini anni  dopo e confluire nella sua produzione noir, ma soprattutto in Harry Hole, suo assoluto protagonista, personaggio che è ormai culto, e che si definisce nella commistione di tensione verso la luce e accettazione dei propri lati oscuri, la Bestia, dentro.

Una lotta, questa, nella quale si è soli con se stessi. Condizione, quella di un certo isolamento, ricercata da Nesbø stesso nei momenti topici della sua vita, ai crocevia dei cambiamenti di rotta. Cifra, questa, che l’Autore ha trasmesso al suo personaggio, declinandola in un’arma vincente, l’osservare da distante, si sa, fa vedere  più chiaro, ma anche a doppio taglio, segnatamente nella sfera dei rapporti umani intrattenuti da Harry Hole.

Ma questa, sui rapporti umani, è un’altra indagine.

Che tocca il nervo scoperto di Jo Nesbø, la sua paura più grande, la sua incarnazione del male.

Che, sorprendentemente, non è raffigurata dai killers e dagli efferati delitti che immagina e descrive. Bensì consiste nella mancanza di umanità, evil is not the feeling that necessarilysomeone would hit you,  but the feeling that nobody cares.

Non si risparmia, Jo Nesbø, nell’approfondire concetti e pensieri, si racconta, come tanto bene sa fare nelle pagine, solo che qui non si tratta di narrativa, ma del suo reale.

Dice che i piedi di Lionel Messi sono baciati dal dio del calcio. Dico che la sua penna è baciata dal dio del noir.

Grazie a Paolo Soraci per la squisita regia di questo incontro, a Maria Carla Bellucci, interprete partecipe umanamente ed impeccabile linguisticamente, inutile precisarlo, ma bello e meritato ribadirlo.

Grazie a Jo Nesbø, che ha paura dello spazio e del vuoto, lui, che qualunque spazio e vuoto lo riempie con la sua presenza pensante, intelligente, profonda. Come il suo scrivere.

 

A cura di Sabrina De Bastiani


Jo Nesbø (Scheda Autore)


Jo Nesbø  – JO Nesbø è nato ad Oslo nel 1960. In gioventù ha giocato a calcio nella Premier League di norvegese. Un brutto infortunio pose fine precocemente alle sue velleità calcistiche facendolo ripiegare su studi di Economia. Ha lavorato come giornalista e broker ed ha raggiunto la fama come frontman di un gruppo pop molto conosciuto in patria (i Di Derre). Durante una turnée in Australia nel 1997 ha scoperto la sua vocazione di scrittore e al ritorno in Norvegia ha pubblicato il suo primo romanzo thriller..(Scheda Autore)