L’isola dell’abbandono




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autori: Chiara Gamberale

Editore: Feltrinelli

Genere: narrativa

Pagine: 224 p.

Anno di pubblicazione: 2019

Un romanzo profondo e coraggioso sull’abbandono: che è il dolore più profondo con cui tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti. Ma che può rivelarsi una grande occasione per ritrovarci e capire finalmente chi siamo.

«Ho letto il nuovo romanzo di Chiara Gamberale tutto d’un fiato

Rosella PostorinotuttoLibri La Stampa

«Chiara Gamberale racconta un avvenimento avvolgente, doloroso, intrecciandosi a tutte le sue storie precendementenarrate eppure discostandosene di colpo» 

Nadia Terranova, Robinson

Sinossi. Pare che l’espressionepiantare in assosi debba a Teseo che, una volta uscito dal labirinto grazie all’aiuto di Arianna, anziché riportarla con da Creta ad Atene, la lascia sull’isola di Naxos. In Naxos: in asso, appunto. Proprio sull’isoladi Naxos, l’inquieta e misteriosa protagonista di questo romanzo sente all’improvviso l’urgenza di tornare. È che, dieci anni prima, in quella che doveva essere una vacanza, è stata brutalmente abbandonata da Stefano, il suo primo, disperato amore e sempre ha conosciuto Di, un uomo capace di metterla a contatto con parti di che non conoscevae con la sfida più estrema per una persona come lei, quella di rinunciare alla fuga. E restare. Ma come fa una straordinaria possibilità a rivelarsi un pericolo? E come fa un trauma a trasformarsi in un alibi? Che cosa è davverofinito, che cosa è cominciato su quell’isola? Solo adesso lei riesce a chiederselo, perché è appena diventata madre, tuttodentro di si è allo stesso tempo saldato e infragilito, e deve fare i conti con il padre di suo figlio e con la lorodifficoltà a considerarsi una famiglia. Anche se non lo vorrebbe, così, è finalmente pronta per incontrare di nuovo tuttoquello che si era abituata a dimenticare, a cominciare dal suo nome, dalla sua identità più profondaDialogando in modo esplicito e implicito con il mito sull’abbandono più famoso della storia dell’umanità e con i fumetti per bambini con cui la protagonista interpreta la realtà, Chiara Gamberale ci mette a tu per tu con il miracolo e con la violenza dellavita, quando ci strappa dalle mani l’illusione di poterla controllare, perché qualcosa finisce, qualcuno muore o perchéqualcosa comincia, qualcuno nasce. E ci consegna così un romanzo appassionato sulla responsabilità delle nostre sceltee sull’inesorabilità del destino, sui figli che avremmo potuto avere, su quelli che abbiamo avuto, che non avremo mai. Sulle occasioni perse e quelle che, magari senza accorgercene, abbiamo colto.

Recensione. “Io comunque avevo sei anni quando ho letto Incompreso. E anche quando Beth in Piccole Donne cominciava a non alzarsi più da quel letto odioso. Ne avevo sette quando ho scoperto che Lady Oscar era una donna, e a corte lo sapevano tutti, ma nonostante questo le dame, se lei passava, arrossivano dietro ai loro ventagli. Era strano, molto strano, non capivo esattamente tutto fino in fondo, ma ci dovevo stare e così, nel frattempo, mentre non capivo, mi addestravo alla confusione degli esseri umani e della vita.”

Torna Chiara Gamberale, e lo fa con una romanzo carnale, che scava, spoglia, lacera e ricuce, impatta su tabù, archetipi, miti. Impatta su chi lo legge, “L’isola dell’abbandono”, e, inevitabilmente, ne resta travolto per finirne avvolto. Perchè pagina dopo pagina verrà spontaneo dirsi ma sono io, sta parlando di me, come fa a sapere che….

E’ magia? Anche, in un certo senso. Perchè la scrittura di Gamberale ha in effetti il dono della magia, ma è soprattutto in uno specchio, la risposta. Quello in cui ci guardiamo quando siamo soli e osserviamo la nostra paura di essere lasciati soli, quando ci mostriamo a noi stessi senza trucco, senza filtro, così come siamo dentro.

La storia, quella di una moderna Arianna, tanto attratta e al contempo terrorizzata dal mito ancestrale, ma così contemporaneo, dell’abbandono, che, per esorcizzarlo, sceglie, in un certo qual modo, di vivere nella precarietà di un sentimento, forse per assuefarsi al rischio della perdita, nel tentativo di non venirne travolta

“Che sia io (…) la vera surfista, fra noi. Troppo abituata a stare sulla riva ad aspettare i cavalloni, per riconoscere il valore del mare quando è calmo. Incapace insomma di chiedere all’amore di essere all’altezza del suo clichè. E di farmi banalmente stare meglio di come starei se non ci fosse.”

La storia, quella di un amore insano, debolezza che fa sentire forti perchè capaci di medicare, di prendersi cura di un altro, per non farlo di se stessi

Mi ero innamorata di un uomo impossibile per affidare a lui la responsabilità di ammalarmi la vita, anziché accettare che è tutta roba mia, che sono io, solo io, che non so giocare, non so nemmeno da dove si comincia per mirare a quel risultato finale, quel risultato fatale – essere felice?

La storia, quella di una maternità, che anzichè esacerbare la paura dell’abbandono, della perdita, sposta l’asse di tutto quanto verso un atto d’amore estremo e puro, che è quello di consegnare al figlio non solo una madre, ma la persona che quella madre è, perchè

se noi, adesso che siamo solo all’inizio, non ci diciamo bugie, se facciamo lo sforzo di rimanere saldi e non permettiamo all’Uragano Figlio di portarsi via le nostre contraddizioni, le nostre impotenze, i nostri più veri oscuri desideri, se non trasformeremo i nostri figli nella scusa per perdere definitivamente il contatto con quello che davvero siamo, anche se è scomodo, soprattutto se è scomodo, io penso che quando un giorno lo ro ci chiederanno: (…) come mai qui nella mia testa è tutto per aria? (…), bè: almeno una risposta da noi ce l’avranno (…) e magari a loro volta, quando cresceranno, sapranno che cosa vogliono, lo sapranno chiedere, sapranno dire qui mi fa male, oppure scusa, saranno liberi di dire ti amo anch’io, non ti amo più, invece di girare per il mondo contagiando chi incontrano con la loro maledetta impossibilità di tirare fuori quello che cazzo sentono.”

Arianna dunque, e il lettore con lei, ripercorre i passi della sua vita, passi che l’hanno portata su un’isola, Naxos, luogo mitico e materico che ha finito per rappresentare cuore ed epicentro di tutta un’esistenza. Su quest’isola è stata abbandonata e non si è abbandonata, ma ha amato, vissuto, respirato. Si è ritrovata, ritrovando in se stessa quel filo per uscire dal labirinto delle sue fragilità.

Chiara Gamberale è Autrice impastata di un talento eccezionale e di una profonda e sensibile intelligenza, parte dal mito di Arianna e Teseo e lo riporta all’oggi con grandissima naturalezza e plausibilità, lo rielabora e lo svela nelle pieghe di un quotidiano comune e universale che si fa pulsante, diretto, vivo nella scrittura impeccabile e sincera fatta di pause, di maiuscole, di puntini sospesi, di immagini. Ogni parola che usa è quella giusta, quella che definisce e dimensiona, cesello ma, anche e soprattutto, sgorgo di cuore.

L’isola dell’abbandono” parla di noi, non solo a noi, perchè ha a che fare

con tutto quello che di inconsolabile c’era dentro di loro (NOI), ma anche con i cortili dove giocavano (GIOCAVAMO) da piccoli e dove, almeno per un attimo, erano (SIAMO) stati felici e inconsapevoli. Qualcosa di tenero e di disperato.

E di puramente meraviglioso, come, davvero, questo libro.

Chiara Gamberale


è nata nel 1977 a Roma, dove vive. Partita come giovanissima speaker radiofonica, ha collaborato con «Il Giornale» e nel 1996 ha vinto il Premio di giovane critica Grinzane Cavour, promosso da «La Repubblica». Ha esordito nel 1999 con Una vita sottile (Marsilio, premio Opera prima Orient-Express, Un libro per l’estate e Librai di Padova), seguito da Color Lucciola (Marsilio 2001), Arrivano i pagliacci (Bompiani 2002), La zona cieca (Bompiani 2008, premio selezione Campiello), Le luci nelle case degli altri (Mondadori 2010), L’amore, quando c’era (Mondadori 2012), Quattro etti d’amore, grazie (Mondadori 2013), Per dieci minuti (Feltrinelli 2013). Altre sue opere sono: Avrò cura di te (Longanesi 2014) scritto con Massimo Gramellini, Adesso (Feltrinelli 2016), Qualcosa (Longanesi 2017) e L’isola dell’abbandono (Feltrinelli 2019). È inoltre autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici come Quarto piano scala a destra su Rai Tre e Io, Chiara e L’Oscuro su Radio Due. Ha condotto anche il contenitore culturale Duende per l’emittente televisiva lombarda Seimilano. Collabora con «La Stampa» e «Vanity Fair» e ha un blog sul sito di «Io Donna» e del «Corriere della Sera».
Ha diretto a Roma il laboratorio di scrittura creativa “Il calamaio”. I suoi romanzi sono tradotti in quattordici paesi e  sono stati a lungo in vetta alle classifiche in Spagna e America latina.

 

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