Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Seichō Matsumoto
Traduzione: Gala Maria Follaco
Editore: Adelphi
Genere: Noir
Pagine: 208
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. In un mattino di primavera una giovane donna entra nello studio di un illustre penalista di Tokyo. È Kiriko. Ha appena vent’anni, il volto pallido dai tratti vagamente infantili, ma qualcosa di inflessibile nello sguardo, “come fosse stata forgiata nell’acciaio”. Non ha un soldo e ha attraversato il Giappone dal lontano Kyushu per arrivare fin lì, a implorare il suo aiuto. Il fratello, accusato di omicidio, è appena stato arrestato, e Kiriko è la sola a crederlo innocente. L’avvocato rifiuta il caso: non ha tempo da perdere, tanto più per una difesa che dovrebbe assumersi senza essere retribuito. Kiriko si scusa con un piccolo inchino, esce dallo studio e così come è arrivata scompare. Il fratello verrà condannato e morirà in carcere qualche mese dopo, poco prima che l’esecuzione abbia luogo. Sono solo gli antefatti da cui prende il via questo noir di Matsumoto. Dove un “caso-fantasma”, ripercorso nei minimi dettagli, lascia spazio a una vendetta esemplare che si fa strada da lontano, andando a segno quasi per caso. E mentre ogni colpa – consapevole o inconsapevole – viene pesata accuratamente, come su una bilancia cosmica, una tensione sotterranea, un “rumore di nebbia” accompagnano questa storia da cima a fondo. Finché lei, Kiriko, “la ragazza del Kyushu”, non otterrà ciò che le spetta
RECENSIONE
Seichō Matsumoto è stato il giallista nipponico più importante e celebrato del secolo scorso, capace di scrivere più di 300 romanzi e tanti altri racconti.
La casa editrice Adelphi sta pubblicando alcuni suoi romanzi sull’onda del successo di “Tokyo Express”, suo esordio nella scrittura datato 1958, che è un compendio di diversi stilemi del giallo classico, non ultimo quello del “giallo ferroviario” e che stupisce con l’intricata trama basata sui pochi minuti di vuoto di traffico ferroviario nella stazione centrale di Tokyo.
Matsumoto fu il maggior rappresentante del filone del giallo giapponese chiamato “Suiri” o “giallo psicologico” che si contrapponeva al giallo ad enigma chiamato “Tantei” terreno privilegiato di Soji Shimada ed al giallo sociale frequentato da Seiichi Morimura e da Shizuko.
“La ragazza del Kyushu”, pubblicato in Giappone nel 1961 e per la prima volta in Italia nel 2019, è un giallo psicologico che esplora le dinamiche susseguenti ad un delitto e i rapporti tra chi dovrebbe indagare e non l’ha fatto e chi subisce le conseguenze di questa ignavia.
Kiriko giovane impiegata di K. città della periferica regione meridionale del Kyushu (che poi è Kitakyushu, città natale di Matsumoto) arriva un giorno a Tokyo per un compito importantissimo.
Deve convincere il famoso avvocato Kinzo Otsuka a difendere il fratello accusato ingiustamente di aver ucciso a bastonate una vecchia avida usuraia.
Questo delitto ricorda immediatamente “Delitto e castigo” di Dostoevskij come se Matsumoto ne volesse fare la versione nipponica moderna.
Otsuka non vuole assistere la giovane sia perché non riesce a pagare la cospicua caparra che chiede e soprattutto perché sta solo pensando di raggiungere l’amante Michiko in un club di golf e non vuole perdere tempo per un caso senza attrattive.
Questo diviene il punto focale del libro ed è il chiaro messaggio di Matsumoto ai lettori:
“Tutto il sistema penale è colpevole, se i poveri non possono ottenere giustizia” come dice la ragazza al grande e celebre avvocato.
In un giallo americano l’avvocato si sarebbe impegnato con la massima dedizione a risolvere il caso, che ritengo ispirato da uno dei migliori gialli di Ellery Queen “Il villaggio di vetro”, mentre il riluttante Otsuka si rifiuta di farlo e causa la morte in carcere di un innocente.
Il caso vuole che un cronista senta le disperate telefonate di Kiriko all’avvocato e pensando di avere una storia interessante per il suo giornale chiede al legale un parere tecnico. Con questo stimolo Otsuka rilegge tutti i verbali dell’inchiesta e, in breve tempo, capisce che il giovane indagato e carcerato era innocente e il colpevole è in libertà, ma anche con questa consapevolezza il grande giurista non si mobilita e si rifugia nella sua “comfort zone”.
Il caso vuole che le traiettorie di vita della ragazza del Kyushu e del principe del foro edochiano si incrocino nuovamente in occasione di un altro delitto e allora ci sarà un sorpresa che farà capire chi ha ragione nel dilemma sollevato da Seicho Matsumoto con il suo libro; se è più grave il peccato di omissione oppure il delitto in sé.
“La ragazza del Kyūshū” conferma l’idea che il giallo giapponese, per tanto tempo sottovalutato, sia una grande miniera di storie, intrecci e universi narrativi che possono interessare gli appassionati del genere e che devono esplorati per trovare altre perle e in particolare questo giallo di Matsumoto si dimostra un congegno perfetto in cui tutti gli ingranaggi collimano alla perfezione per offrire un ottimo noir, algido al punto giusto.
Di particolare rilievo è la figura di Kiriko, la ragazza del Kyushu, che, da modesta impiegata. diventa un’entraîneuse da bar di infimo livello per mettere a punto il suo lucido progetto di vendetta e allora, tutto quello che abbiamo letto sino ad allora, si ribalta e ha bisogno di un nuovo livello di lettura.
Quello che colpisce nella costruzione del personaggio di Kiriko è la sua capacità di agire con uno scopo ben preciso sin dall’inizio della narrazione e senza far trapelare niente all’esterno come un samurai che ha ben chiaro il suo ruolo di silenzioso giustiziere.
Seichō Matsumoto
È stato un giornalista e scrittore giapponese. Autore molto conosciuto in patria e vincitore del premio Akutagawa nel 1953, ha scritto oltre 300 romanzi e diversi racconti. Da alcuni definito il “Simenon giapponese” è stato pubblicato per tre volte nel Giallo Mondadori: La Morte è in Orario del 1957 è l’opera più conosciuta, seguita da Come sabbia tra le dita del 1961 e Il palazzo dei matrimoni del 1998. Le tematiche dei suoi gialli affondano spesso le radici nei problemi sociali giapponesi, il tutto unito ad una predilezione per l’indagine strettamente logica ed intuitiva. Nel 2018 Adelphi ha pubblicato Tokyo Express, apparso nell’edizione originale nel 1958, da cui è stato tratto nel 2007 il film Ten to sen, con Takeshi Kitano.
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