L’enigma della camera 622




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Joël Dicker

Editore: La nave di Teseo

Collana: Oceani

Genere: noir

Pagine: 640 p.

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Un fine settimana di dicembre, il Palace de Verbier, lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, ospita l’annuale festa di una importante banca d’affari di Ginevra, che si appresta a nominare il nuovo presidente. La notte della elezione, tuttavia, un omicidio nella stanza 622 scuote il Palace de Verbier, la banca e l’intero mondo finanziario svizzero. L’inchiesta della polizia non riesce a individuare il colpevole, molti avrebbero avuto interesse a commettere l’omicidio ma ognuno sembra avere un alibi; e al Palace de Verbier ci si affretta a cancellare la memoria del delitto per riprendere il prima possibile la comoda normalità. Quindici anni dopo, un ignaro scrittore sceglie lo stesso hotel per trascorrere qualche giorno di pace, ma non può fare a meno di farsi catturare dal fascino di quel caso irrisolto, e da una donna avvenente e curiosa, anche lei sola nello stesso hotel, che lo spinge a indagare su cosa sia veramente successo, e perché, nella stanza 622 del Palace de Verbier.

Recensione

“(…) quando si vuole veramente credere a qualcosa, si vede solo quello che si vuole vedere.”

Bene.

Da dove cominciare?

Ad esempio contravvenendo ad un principio logico, perlomeno nel caso del commento ad un romanzo, segnatamente ad un romanzo (anche) giallo come lo è questo: ossia partendo dalla fine.

L’enigma della camera 622 finisce cosi.

Con un  libro appena acquistato che  sta bruciando nella mia borsa, tanta la curiosità e il desiderio di leggerlo.

Il libro in questione è  Simenon di Bernard de Fallois.

E  il motivo è racchiuso nelle mirabili 640 pagine che ho appena terminato di divorare,  c’est à dire  nella penna di Joël Dicker.

“Cosa vuole sapere?”

“Tutto! Mi racconti chi era Bernard.”

Misdirection.

Si alza il sipario, la magia ha inizio e la storia incanta già  dal titolo,  che stuzzica attese saziate capitolo dopo capitolo, svolta dopo svolta, rivelazione dopo rivelazione in una selva di colpi. Nessuna raffica  sparata a salve, tutto a centrare il bersaglio.

La notte è stata calma. Be’, se così si può dire: il mattino dopo è stato ritrovato un cadavere nella camera 622.

Timing.

Un omicidio, un’indagine, un mistero. Irrisolto.  Un caso freddo come la neve che ammanta le alpi svizzere e la scena del crimine, il fastoso hotel Palace de Verbier.

Quindici anni dopo,

“Lei è il diavolo!”

“Ma questo tu lo sai da quindici anni.”

sulla medesima scena del crimine, si ritrovano uno scrittore, tal Joël ed una brillante e dinamica donna  di nome  Scarlett … annotate questi  nomi che ammiccano ad  un certo Dicker e  ed una certa O’Hara …

Troppo ghiotta l’occasione per non  indagare su quell’assassinio rimasto insoluto  e sui dubbi che ha lasciato aperti

“La magia di ogni  storia è che un semplice fatto, qualunque esso sia,tradotto in forma interrogativa, apre la porta a un romanzo.”

e, perché no,  scriverne la storia in un nuovo libro.

Spesso la gente pensa che per scrivere un romanzo si parta da un’idea. Invece una storia prende le mosse innanzitutto da una voglia: quella di scrivere. (…)”

Un passato ed un presente che si incrociano e aprono le danze di una narrazione multiforme,  sfaccettata, che parla di vita, di crimini, di misteri, di amori, di amanti, di madri, di padri.

Di rapporti.

Dove la materia è tanta e magmatica e dove il talento di Dicker si staglia nel plasmarla e renderla docile, senza deragliare ma sapendo spiazzare, ancora e ancora.

E ancora.

Succede che poi ci si commuova anche leggendo questo libro, almeno a me è accaduto.

E succede perché in queste pagine, di Joël Dicker si sente il battito del cuore e lo spalancarsi dell’emozione nel rivivere una vera e grande storia di amicizia.

Delicata e deflagrante allo stesso tempo.

Irripetibile, unica.

Una persona, una  presenza, costeggia tutto il romanzo, controcanto e motivo fondante,  causa scatenante, centellinata in un ricordo, in un aneddoto,  in tanti omaggi celati nella scelta di singole parole, di gesti e gesta.

“Secondo Bernard, un ‘grande romanzo’ è un quadro. Un mondo che si offre al lettore, il quale si lascerà catturare da questa immensa illusione creata con colpi di pennello. Il quadro mostra una pioggia e ci si sente bagnati. Un paesaggio glaciale e innevato, e ci si sorprende a rabbrividire.”

L’enigma della camera 622 questo è.

Un quadro.

 

 

Joël Dicker


Joël Dicker è nato a Ginevra nel 1985. La verità sul caso Harry Quebert è il suo secondo romanzo. Il primo, Les derniers jours de nos pères, ha ricevuto il Prix des écrivains genevois nel 2010. La verità sul caso Harry Quebert ha ottenuto il Grand Prix du roman de l’Académie Française 2012 e il Prix Goncourt des lycéens 2012, ed è tradotto in oltre 25 paesi. Nel 2016 Bompiani pubblica La tigre.

 

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