Nives




Recensione di Viviana Trifari


Autore: Sacha Naspini  

Editore: E/O

Genere: Narrativa contemporanea

Pagine: 144

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Dopo la morte del marito, per Nives è un problema adattarsi alla solitudine e al silenzio di Poggio Corbello. Prendersi cura del podere senza scambiare una parola con anima viva la fa sentire come un fantasma… La notte è il momento più difficile. Poi ecco la soluzione: Giacomina. È la sua chioccia preferita, la vedova comincia a tenerla con sé. Tutte le angosce svaniscono d’incanto. Nives è sollevata, eppure non sa darsi una spiegazione: ha sostituito il marito con una bestiola. Arriva addirittura a pensare di essere felice… Finché avviene un fattaccio e a Nives s’impone l’ultima soluzione: chiamare Loriano Bottai, il veterinario. Quella che segue è una telefonata lunga una vita. Dall’emergenza di una chioccia imbambolata lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. Finché risuonerà feroce una domanda: come è scoprire di aver vissuto all’oscuro di sé?

Recensione

Un romanzo “piccolino”, non supera le duecento pagine eppure pieno di spunti di riflessioni e che riesce a  ripercorrere una vita, in una telefonata.

Si, proprio così, la bellezza di questo romanzo sta nella “semplicità spiazzante e crudele”, per certi versi, che si ritrova nella telefonata che intercorre tra Nives e Loriano, due “vecchi amici” che scoprono le carte, un po’ per il vino bevuto da Loriano, un po’ per la solitudine notturna che incoraggia Nives a parlare, dopo tanto tempo.


Un atto teatrale magistrale, un botta e risposta che azzera il tempo e riporta i due settantenni alla loro gioventù.

Il motivo della telefonata a Loriano, il veterinario del paese, è Giacomina la gallina che fa da dama di compagnia alla neo vedova Nives e il suo “imbambolamento” di fronte alla pubblicità di un detersivo alla tivù.

Nives sembra quasi prendere forza dalla gallina incantata, come fosse l’antidoto all’incantesimo che la tiene prigioniera,  con le sue parole vuole spezzare le catene che per troppo tempo l’hanno tenuta ad assistere allo scorrere della sua vita con lo sguardo fisso come Giacomina.

Giacomina e Rosaltea la donna suicidatasi in circostanze misteriose, diventano il simbolo del male di vivere e di dove risiede e si  annida la “Rosa” di ognuno di noi, la debolezza fatale, il tallone d’Achille del pensiero fisso che logora cuore e mente di chi ne è afflitto.

Un romanzo da leggere per la scrittura superba, intelligentemente ironica e precisa di Sacha Naspini e anche  per cercare di individuare il proprio nodo gordiano e tentare di scioglierlo con un fiume di parole che tranciano di netto ogni atarassia e ci ricordano di vivere con passione. E passione sia.
Grazie Sacha.

A cura di Viviana Trifari

https://www.instagram.com/librialvolo

Sacha Naspini


è nato a Grosseto nel 1976. Collabora come editor e art director con diverse realtà editoriali. È autore di numerosi racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo L’ingrato (2006), I sassi (2007), I Cariolanti (2009), Le nostre assenze (2012), Il gran diavolo (2014), Le Case del malcontento (2018) e Ossigeno (2019). È tradotto in vari Paesi. Scrive per il cinema.

 

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