Intervista a Stefano Tura




A tu per tu con l’autore


 

La storia de LUltimo Ballo” è ambientata 20 anni dopo Il Killer delle Ballerine. Cosa ti ha spinto a ritornare sui luoghi del delitto, – in una Riviera Romagnola profondamente cambiata negli usi e costumi dopo così tanto tempo?

La voglia di raccontare come quei luoghi, a me molto cari, siano cambiati dopo due decenni. Descrivere l’inevitabile declino nel modo di vivere le notti in riviera, lo smantellamento,  non solo nei costumi ma anche nella realtà, delle discoteche e dei locali notturni e l’avvento di un mondo più freddo, arido, intollerante e isolazionista. I delitti ritornano ma le atmosfere non sono più le stesse.

Nei tuoi libri nonostante non si parli in maniera diretta di brani musicali, la tua passione e cultura per la musica sembra scandita dal ritmo che dai ai tuoi personaggi, in bilico tra composizioni classiche e irruenti momenti dazione. Cosa ascolti e cosa ti ha accompagnato musicalmente nella stesura dellultimo libro?

Non ascolto la musica di oggi, sono completamente all’oscuro delle nuove tendenze. A parte le reminiscenze degli anni 80-90, fondamentali per descrivere il ritmo delle notti narrate nel killer delle ballerine, di sovente , quando scrivo, ascolto musica classica con in testa le opere di Čajkovskij, e la direzione d’orchestra di Ezio Bosso.

Quanto Stefano Tura cronista di nera e inviato londinese troviamo nei tuoi libri e quanto il tuo lavoro è parallelamente legato alla costruzione delle storie?

Nel nuovo romanzo edito da La Corte, predomina la mia esperienza di cronista di nera, che è poi la base sulla quale si è sviluppata la mia carriera di giornalista. Mentre il mio prossimo romanzo noir con Piemme, che uscirà a giugno, racchiude tutto il mio lavoro da corrispondente da Londra. In entrambi comunque lo stile narrativo è quello da scrittore e non da giornalista.

Parliamo di personaggi. Rambaldi, McBride, Gerace, tre characters diametralmente opposti, legati da un’anima infettata dalle vicissitudini della vita, dalla frenesia del male che li ha forgiati. La tua scrittura dapprima nostrana è diventata col tempo di ampio respiro internazionale e lo si nota in questi personaggi. Cosa ti piace di più di loro e soprattutto a quale sei più legato personalmente?

Non mi lego eccessivamente ai miei personaggi perché voglio mantenere la libertà di scrivere romanzi indipendentemente dalla loro presenza. La serialità piace ai lettori e agli editori, tuttavia credo non debba diventare un vincolo ed è importante stabilire un inizio e una fine. McBride, per esempio, è protagonista della mia trilogia legata al “ pagliaccio killer”. Rambaldi è il personaggio principale solo nel mio primo libro. Gerace lo è nel secondo e nel terzo e poi diventa co-protagonista. Nel prossimo romanzo non ci sarà nessuno di loro ma introdurrò personaggi totalmente nuovi.

Leditoria, questa grande industria che al giorno doggi sta vivendo un profondo cambiamento dato dalla digitalizzazione e una crisi dovuta alla drastica riduzione delle riviste pubblicate, una liquidità precaria e margini di guadagno sempre più risicati. Essendo tu Stefano un giornalista e scrittore la stai vivendo personalmente. Qual è il tuo pensiero a riguardo e soprattutto come vedi la grande sfida accettata da Gianni La Corte nel pubblicare un doppio libro di cui la metà già si conosce?

Gianni La Corte è un editore coraggioso, che crede nel suo lavoro e si è messo in gioco senza esitazioni in un mondo che stritola e macina i piccoli editori e le librerie indipendenti. Per questo ho accettato con piacere di affiancarlo in questa sfida. Credo che con la sua edizione, il killer delle ballerine avrà ancora più successo di quello ottenuto 20 anni fa nella sua prima apparizione.

Brexit prima e durante il Covid, un ciao ciao a Londra da parte di tantissimi stranieri è un momento storico che non dimenticheremo. In uno scenario che leggeremo a lungo nei libri di storia dove si posiziona il modo di scrivere storie nellimmediato futuro? Sei dalla parte di chi vede unopportunità e un nuovo modo di narrare, oppure preferisci quasi poeticamente immaginare un mondo dove tutto ciò non esiste?  

La Brexit, con tutte le sue conseguenze storiche, sociali e internazionali, è la parte oscura degli ultimi miei due romanzi, ambientanti nel Regno Unito e fa da sfondo anche per quello in uscita. Il covid e la pandemia,  non riesco invece a vederle come una fonte di ispirazione per scrivere o, come dici tu, un’opportunità. Non amo il genere catastrofista né sugli schermi e tantomeno nei libri.

Chiudo questa gentile chiacchierata augurandomi di rivederti quanto prima nelle librerie con una nuova terrificanteavventura e chiedendoti cosa ne pensi del thriller odierno italiano e che futuro prevedi per le nuove leve di scrittori.

Il thriller è senza tempo e senza frontiere. Possono cambiare gli strumenti di indagine, il modus operandi dei killer e le ambientazioni. Ma per scrivere un buon romanzo valgono ancora le regole di Poe, Chandler e King. Questa è una regola per tutti noi, vecchie e nuove leve.

Stefano Tura

A cura di Roberto Forconi

 

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