Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Deon Meyer
Traduzione: Silvia Montis
Editore: Edizioni e/o
Genere: Thriller politico
Pagine: 416
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Sudafrica. Un uomo scompare dal treno più lussuoso del mondo, per essere ritrovato dopo qualche settimana tra i cespugli del deserto del Karoo, sfigurato e quasi irriconoscibile. Il caso, gestito con faciloneria e incompetenza, arriva ormai “freddo” sulla scrivania di Bennie Griessel, capitano della polizia di Città del Capo. Affiancato dal passionale collega Vaughn Cupido e dall’inappuntabile colonnello Mbali Kaleni – la donna al comando della Sezione crimini violenti, meglio nota come gli Hawks, “i Falchi” – Griessel tenta di dipanare il bandolo della matassa. Ma qualcuno, ai piani alti del governo e della polizia, non fa altro che mettergli i bastoni tra le ruote, cercando in tutti i modi di depistarlo. La morte dell’ex piedipiatti Johnson, bodyguard di uno dei ministri più in vista, sembra infatti essere legata a gravi episodi di corruzione degli alti apparati. Un caso scomodo, che qualcuno desidera insabbiare il più in fretta possibile. Nel frattempo, a diecimila chilometri di distanza, un uomo di nome Daniel Darret tenta di ricostruirsi una vita nella città di Bordeaux. È un uomo solitario e misterioso, con un passato di sangue e paura, che desidera una cosa soltanto: dimenticare. Ma un amico della vita precedente riesce a rintracciarlo, scoprendo la sua nuova identità. Ai due capi del mondo, due vicende a prima vista non collegate finiranno per intrecciarsi in una trama adrenalinica.
Recensione
Deon Meyer è uno dei migliori scrittori di thriller contemporanei, penalizzato soltanto, essendo sudafricano, dall’essere lontano dalle nazioni che nella percezione comune possono esprimere grandi esponenti del genere.
La sua nazionalità però gli permette di presentare le incredibili bellezze del suo paese e gli consente di strutturare thriller che hanno come base la storia complessa e molto movimentata del Sudafrica.
Queste caratteristiche dei suoi romanzi sono presenti anche nel suo ultimo romanzo “L’ultima caccia” che si sviluppa su due diversi piani narrativi, che troveranno una sutura solo verso il finale, trovando la soluzione di un caso che minaccia la tenuta democratica della Repubblica Sudafricana.
Durante un servizio come guardia del corpo, nel corso di un viaggio del treno più lussuoso del mondo, il Rovos Rail, trova la morte il consulente di protezione privata Johnson Johnson, ex poliziotto della Sezione protezione vip di Pretoria.
Mentre le alte personalità politiche suggeriscono di chiudere le indagini con la motivazione del suicidio di Johnson, il capitano Bennie Griessel e il suo parigrado Vaughn Cupido hanno una teoria investigativa alternativa e molto più convincente.
Bennie Griessel è un personaggio fisso nei romanzi di Meyer che gli ha dedicato ben otto libri, da “Afrikaan Blues” (Infanta) del 2005 sino a “Donkerdrift” del 2020 non ancora tradotto in italiano.
Contemporaneamente all’inchiesta di Griessel e Cupido che mette a nudo bugie e depistaggi, a Bordeaux in Francia, Daniel Darret, anziano emigrato sudafricano viene avvicinato da una vecchia conoscenza di un lontano e sanguinoso passato, Lonnie May, la “Mangusta” vecchio combattente dell’MK.l’ala militare dell’African National Congress, , la formazione politica che si opponeva all’Apartheid in Sudafrica.
La missione della Mangusta è quella di coinvolgere Daniel Darret in un complotto che ricorda molto da vicino quello narrato nel capolavoro di Frederick Forsyth “Il giorno dello sciacallo”.
Darret è l’uomo più adatto per la missione perché in realtà è Thobela Mpayipheli, detto Tiny, uno dei cecchini più temibili del braccio armato dell’A.N.C., protagonista dell’adrenalinico “Codice.Cacciatore” del 2003, uno dei migliori thriller di Meyer, in cui il giornalista e scrittore sudafricano gestisce con grande bravura tensione, ambientazione suggestiva, trama credibile, con pochi tempi morti, come avviene anche in “L’ultima caccia” dove viene sviluppata l’intelaiatura storico-politica che faceva da cornice a “Codice: Cacciatore”.
State capture, sostantivo: Operato di un gruppo ristretto di persone, che ricorre all’erogazione illecita di fondi privati di funzionari pubblici per manovrare i meccanismi governativi.
Sono queste due parole, nella definizione del settimanale sudafricano Mail & Guardian citate nel libro a dare la chiave di questo romanzo che vuol essere molto di più di un semplice thriller ma che ha l’ambizione di essere un libro di denuncia di un’intera classe politica corrotta e senza vergogna.
La corruzione del governo sudafricano è giunto ad un punto tanto scellerato che viene ricattato da alcuni imprenditori indiani,
“Siamo nei guai sino al collo”. Tutta l’intelligence criminale della SAPD è corrotta e collusa. Catturata. Non c’è dubbio che il nostro ministro della polizia sia corrotto e colluso, e così il nostro presidente. Tutti tenuti sotto scacco da tre criminali indiani mascherati da uomini d’affari. Non sono certa del coinvolgimento del commissario nazionale dalla polizia, ma prende ordini dal ministro corrotto, perciò non è più credibile” dice la tosta poliziotta Mbani Kaleni ai capitani Griessel e Cupido quando viene trovato suicida un altro personaggio che aveva militato nell’African National Congress.
I due capitani mettono insieme indizi, ipotesi, teorie e arrivano ad intuire segreti inconfessabili che riguardano lo spionaggio russo, condivisi anche da Daniel Darret in Europa.
La trama di questo thriller è talmente attendibile che mentre leggevo di un presidente sudafricano corrotto e venduto agli interessi stranieri, di cui però nel libro non si fa il nome, nei quotidiani veniva pubblicata la notizia dell’arresto del presidente Zuma, nell’ambito di un’inchiesta per corruzione e i conseguenti violenti scontri tra i suoi sostenitori e la polizia.
Scrive Meyer in “Codice: Cacciatore”:
“Dopo aver guardato la sua opera, il Creatore doveva aver pensato: “lo lascerò così com’è, come una tentazione, e vi metterò gente avida, che farò arrivare da ogni parte dell’Africa e dal mondo dei bianchi per vedere come ridurranno questo paradiso. “ ed è quanto si pensa dopo aver letto “L’ultima caccia”.
Deon Meyer riesce a costruire un romanzo che unisce la tensione del thriller all’interesse delle indagini poliziesche classiche e ancora una volta merita l’appellativo di Michael Connelly sudafricano.
Deon Meyer
Deon Meyer: è nato a Paarl, in Sudafrica, nel 1958 e vive a Durbanville con la moglie e i quattro figli. Le sue più grandi passioni sono la motocicletta, la musica, la lettura, la cucina e il rugby. Nel gennaio del 2008 ha lasciato il suo lavoro di consulente delle strategie del marchio della BMW Motorrad per dedicarsi completamente alla scrittura. Oltre che di numerosi romanzi, è autore di due serie televisive e di diverse sceneggiature per il cinema. Di Deon Meyer le Edizioni E/O hanno pubblicato Safari di sangue, Tredici ore, Sette giorni, Cobra e Icaro.
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