A tu per tu con l’autore
Bly è la biografia romanzata della celebre giornalista Nellie Bly. Come vi siete incontrate?
Per caso. La maggior parte degli incontri che ci cambiano la vita si fanno per caso. Ho letto un trafiletto online che la commemorava ed è scattata la curiosità. È partito tutto da lì. Ho cominciato a leggere i suoi reportage e i saggi che la riguardavano. È stato un colpo di fulmine per me. Non mi capacitavo di come non avessi sentito parlare prima di Nellie Bly. Purtroppo la storia delle donne resta sempre in ombra. Provi a chiedere a dei bambini di quinta primaria se conoscono Margherita Hack. Io l’ho fatto e tutti hanno fatto scena muta. Parliamo di due classi, più di quaranta bambini. Tutti però conoscevano Albert Einstein. Bisogna cambiare i libri, i programmi di scuola, inserire i nomi delle donne che hanno fatto la storia, accanto a quelli che sono già menzionati. Donne come Nellie Bly, per esempio. La sua vita è stata incredibile, una continua rinascita. Come un computer è stata costretta innumerevoli volte a ricalcolare il suo percorso e non si è mai arresa. Ha cercato di essere sempre sé stessa.
Com’è stata la gestazione di Bly?
Per farla breve: un anno e mezzo circa per raccogliere la documentazione e studiarla, sei mesi per la prima stesura e quattro anni per le varie revisioni. Ogni volta che acquisivo un nuovo attrezzo rivedevo ciò che avevo scritto sotto una luce diversa. Volevo scrivere una storia che le rendesse giustizia, che mostrasse a tutti non solo la giornalista, ma la donna che c’era dietro, con le insicurezze e le gioie, le rinunce e le vittorie. A un certo punto Elizabeth si è seduta al fianco e non è andata più via. Bly è una parte importante di me.
Ho notato molta cura nella descrizione dei dettagli. Come hai organizzato il lavoro di ricerca storica?
Quando iniziai a raccogliere materiale storico e letterario, c’era un unico saggio in italiano su Nellie Bly, scritto da Cristina Scatamacchia. Al contrario erano stati tradotti un paio di suoi reportage: il viaggio in 72 giorni e quello che aveva scritto da inviata sul fronte austro-ungarico. Quindi ho esteso la ricerca ai saggi in lingua inglese, e infine ho consultato diversi archivi storici tenuti dalle biblioteche universitarie degli Stati Uniti. È bastata una semplice iscrizione e ho potuto accedere ai loro database. Altrettanto ho fatto con gli archivi di Contea. In alcuni ho trovato degli opuscoli delle Camere di Commercio che raccoglievano i nomi dei bottegai, notai e medici del tempo e annotavano persino le loro storie familiari. È stato un lavoro interessantissimo e anche molto divertente.
Lo stile è coerente con il periodo storico a cui ti riferisci. Quali sono state le tue letture o i tuoi autori di riferimento, se ci sono stati?
Di certo Jean Austen, Verne, Alcott, Melville, Hawthorne
Quale tipo di licenza rispetto alla veridicità storica è consentita a un romanziere?
Innanzitutto si deve tenere presente che un romanzo non sarà mai un saggio storico. La scelta di raccontare in questa forma narrativa implica già che ci siano delle interferenze dell’autore rispetto alle notizie raccolte nella fase di documentazione storica. Il lettore è consapevole che qualcosa non possa corrispondere, ma si aspetta che l’essenza della storia sia quella realmente accaduta. Le vicende importanti che ne hanno determinato l’andamento, le scelte del protagonista, le esperienze che l’hanno forgiato, devono essere il più aderenti possibili all’originale. Alla fantasia del romanziere sono affidati gli orpelli che rendono il tutto più interessante, che forniscono quella magia che solo un romanzo ben scritto riesce a sprigionare. Come dice Belinda Ghettisbury in un passaggio di Bly: se esistesse la ricetta giusta sarebbero in molti a volerla. Immagino che gli eventi storici siano sistemati e raccontati grazie alla tecnica dell’autore. Poi la fantasia, l’estro personale è la coperta che li avvolge e li tiene insieme. È comunque un salto nel vuoto, non si ha mai la certezza di aver centrato la storia. Solo il tempo saprà dirlo. Il tempo e le recensioni dei lettori.
Dalla bozza allo scaffale, che tipo di lavoro è stato fatto su Bly?
Sulla bozza inviata all’editore era stato già fatto un grande e ripetuto lavoro di revisione. Pochi mesi prima della pubblicazione, dopo che lo avevo rivisto da sola per l’ultima volta (per asciugarlo delle parti superflue) sono stata affiancata da un’editor della Mondadori per un lavoro di microediting. Quindi c’è stata l’impaginazione e la scelta della copertina ( a cura dell’editore), e la scrittura dei testi di copertina e delle frasi di lancio (in cui sono stata coinvolta).
Come ti sei avvicinata alla scrittura?
Viaggiare attraverso i libri mi ha affascinata fin da bambina, le storie, i film musicali, il teatro. Da adolescente scrivevo un diario che riempivo di poesie. Poi mi hanno detto: sono tutte sciocchezze, quelle, devi studiare e lavorare. Ero una brava bambina, al tempo, e ho messo tutto in un cassetto, per finire le scuole. Poi è venuta la famiglia e il lavoro. Ma avevo sempre dentro una vocina che mi ricordava che non stavo facendo quello che avrei voluto fare. Quando i ragazzi sono stati più grandi, ho deciso di mettermi alla prova. Ho iniziato a studiare, corsi mirati a riempire la cassetta di attrezzi. Quindi ho cominciato con dei racconti e infine con un paio di romanzi.
Melania Soriani
A cura di Claudia Cocuzza
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