Recensione di Salvatore Argiolas
Autore: Loriano Macchiavelli
Editore: Mondadori
Genere: Noir
Pagine: 392
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Nella Bologna di un anno che verrà, il mio questurino continua a fare il suo mestiere. Meglio che può. Anche se la città non somiglia neppure da lontano a quella dove ha cominciato la carriera.” Non è più un’isola felice della cultura, è una città sporca e violenta, in cui si vive una quotidianità miserabile. A sancire un prima e un dopo, in città e nel resto del Paese, è stata la stagione del pipistrello, come molti hanno soprannominato il periodo del Coronavirus. È in questa Bologna in preda agli estremismi di destra e alle nuove droghe sintetiche che una notte Sarti Antonio e il suo compare Rosas rinvengono il cadavere di un uomo in mezzo ai cumuli di rifiuti. Ma nulla è come sembra, e quando all’ospedale Sarti si ritrova di fronte la vittima, scopre che si tratta di una donna, e dietro il volto gonfio e livido riconosce un’amica di lunga data, la Biondina: una prostituta che esercita nel suo appartamento del centro storico, dove il questurino è di casa. Mentre lei lotta tra la vita e la morte, Sarti, turbato come raramente l’abbiamo visto, si mette a indagare insieme al resto della “Compagnia della Malora”, partendo da un dettaglio che non gli torna: sul fondoschiena della donna c’è un tatuaggio appena eseguito, un cerchio che contiene una croce nera e una sigla. Macchiavelli mette alla prova il suo questurino con un caso che gli sta più a cuore della sua stessa vita, calandolo in un futuro imminente in cui, con la visionarietà che appartiene ai grandi narratori, proietta le tendenze più inquietanti del nostro presente.
Recensione
Sarti Antonio, sergente, è il protagonista più longevo della narrativa noir italiana. Il suo esordio infatti risale al lontano 1974 con “Le piste dell’attentato” dove indaga sull’esplosione che distrugge una stazione radio dell’esercito e causa la morte di quattro militari.
Nato per caso, perché in vacanza in Spagna, la moglie si lamentava per non avere gialli da leggere, e che Macchiavelli prontamente e per fortuna si offri a scrivere, Sarti Antonio è uno dei più amati e più originali personaggi della scena del giallo perché ha caratteristiche comuni all’uomo qualunque, non è un superuomo, ha vizi e virtù come tutti noi e talvolta si trova a sbagliare ma cerca sempre di non perdere la stima per se stesso.
“La mia, dice il sergente, non è stata una vita complessa con storie, avventure o disavventure. Nessun eroismo o codardia. Virtù o perversione. Insomma, uno qualsiasi e, fra i qualsiasi, anonimo.”
“La stagione del pipistrello” è stato annunciato come l’ultimo caso per Sarti Antonio, per cui ho pensato di rileggere come antipasto proprio la sua entrata in scena e “Le piste dell’attentato” si è rivelato il punto di partenza per un ciclo completo, o un cerchio di gesso, metafora usata continuamente dall’autore, che spiega, integra e irrobustisce la trama di questo canto del cigno del questurino bolognese.
“Come il cerchio della simbologia, anche il cerchio di gesso rappresenta il movimento circolare, perfetto, immutabile, senza inizio né fine e quaindi, e purtroppo, è diventato il simbolo dell’ignoranza umana, perfetta nella sua immutabilità. Noi non abbiamo vissuto gli anni di piombo, abbiamo vissuto, e viviamo, gli anni del gesso.”
“La stagione del pipistrello”, ambientato in un futuro prossimo nella Bologna livida, distopica, “sazia e disperatissima” che, dopo aver superato con difficoltà il periodo della pandemia, è in attesa di nuove elezioni politiche dove il partito favorito dai sondaggi è l’Organizzazione Sociale IlFuturoèNostro, movimento estremista che candida come premier il generale Deltutto.
“Come dovrebbe essere il futuro che ci aspetta?” Chiede Sarti Antonio a Rosas, il talpone, sua spalla storica che gli risponde “Più o meno come quello vagheggiato da Hitler. Di più”
“E il “di più” significa? “Che io non vorrei viverci in quel loro futuro.”
Macchiavelli non rinuncia al suo convincimento che il noir deve avere una funzione di rottura e di denuncia, come già denunciato in un’intervista del 2005 :
“C’è un dato evidente che testimonia l’inaridimento della capacità di rottura del “genere” e cioè che attualmente non dà più noia a nessuno. Il poliziesco, invece, è stato uno strumento che infastidiva i benpensanti. Il partito fascista lo aveva censurato con una legge. Quando ho cominciato a pubblicare i romanzi di Sarti, mi sono procurato numerose inimicizie. Sono stato etichettato come colui che voleva infangare il buon nome della democratica amministrazione di Bologna, ma mi limitavo semplicemente a cogliere i malumori che si respiravano nell’aria e che, più tardi, si manifesteranno in forme radicali. Al momento, dire che Bologna non funziona non produce nessuna reazione. Mi chiedo, perciò, che senso ha continuare a farlo. A mio giudizio, dobbiamo tornare a indagare i territori con sguardo dinamico e non afflitto da affezioni.”
Questa sua posizione è stata recentemente ribadita proprio in occasione dell’uscita in liberia del suo ultimo romanzo e ha creato un interessante dibattito sulla funzione del noir nella società contemporanea.
“La stagione del pipistrello” infatti è una forte ma anche sconsolata denuncia su aspetti che dovrebbero mettere in allarme e che invece vengono sottovalutati o ignorati.
“E pensare che Bologna negli anni dal 1960 al 1980, prima del 2 agosto, era stata definita “isola felice. E’ diventata un letamaio. Né più né meno delle altre città italiane e del mondo in generale.(…) Si porta dietro il solito miserabile quotidiano. La solita detestabile mediocrità” scrive Macchiavelli che come al solito si espone in prima persona come un ombra che segue e interagisce con i suoi personaggi, come se fosse presente ai fatti oppure come un particolare angelo custode.
Il libro sembra proprio un monumento alla carriera di Sarti Antonio, costruito con riferimenti, citazioni, passaggi diretti tratti da altri gialli della serie, come “I sotterranei di Bologna”, L’ironia della scimmia”, “Cos’ è accaduto alla signora perbene” e appunto “Le piste dell’attentato”.
E’ proprio la Biondina, personaggio già presente nel primo libro, la protagonista e il motore della trama, perché figura fondamentale di una vicenda ricca di intrighi, tradimenti, violenza e angoscia che porterà Sarti Antonio e la “Compagnia della Malora”, formata dai suoi più fidati colleghi e sodali ad attraversare una città infida ed irriconoscibile, sommersa dal profeta, la nuova dannosissima droga sintetica appena arrivata sul mercato, per tentare una disperata resistenza ad un disastro che pare inevitabile.
“Tieni a mente, questura, il mio postulato: in principio era ordine e poi fu caos” dice Rosas e Sarti Antonio risponde: “Qualcuno, non ricordo chi, mi ha spiegato che in principio era il caos e poi fu l’ordine.”
“Sbagliato come quasi tutto quello che ti hanno insegnato a scuola e fuori. Ti sembrerà strano, ma prima della stagione del pipistrello era ordine. Dopo è stato caos”.
In questo scambio di battute penso ci sia il nucleo pulsante di questo noir che ha proprio come scopo ultimo quello di impedire ai lettori di dimenticare l’orrore che regna, terminando con una raggelante e pedagogica citazione da “La resistibile ascesa di Arturo Ui” di Bertolt Brecht, allegoria satirica della presa del potere di Adolf Hitler:
“I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancora fecondo”
perchè come scrisse Friedrich Dürrenmatt, il noir o un certo tipo di poliziesco, è la letteratura dell’inquietudine, che può essere sia politica, come nel caso di Macchiavelli sia introspettiva.
Non esiste consolazione alla fine di questo nuovo successo di Loriano Macchiavelli e l’angoscia e il turbamento continuano a macerare la nostra coscienza convincendoci che, a differenza di quanto affermava Pangloss nel “Candido” di Voltaire, non viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Loriano Macchiavelli
dal suo primo romanzo Le piste dell’attentato (1974) a oggi, ha pubblicato oltre quaranta titoli, tradotti anche all’estero. Ha scritto per il teatro, la radio e la televisione. Il suo personaggio più conosciuto, Sarti Antonio, è il protagonista seriale più longevo della narrativa noir italiana. Dai suoi romanzi sono state tratte numerose fiction televisive e fumetti. Ha scritto una decina di libri con Francesco Guccini. I suoi romanzi più recenti sono Noi che gridammo al vento (Einaudi, 2016), Uno sterminio di stelle (Mondadori, 2017), Tempo da elfi (Giunti, 2017) scritto con Francesco Guccini, Delitti senza castigo (Einaudi, 2019). Mondadori sta ristampando molti dei suoi romanzi e racconti nella collana Oscar Gialli.
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