Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Marco Malvaldi
Editore: Sellerio Editore Palermo
Collana: La memoria
Genere: Giallo
Pagine: 226 p.
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Questa volta, Marco Malvaldi trasporta i vecchietti in un’epoca in cui tanto anziani non erano e in cui il BarLume non era ancora aperto. Pilade e suoi amici si troveranno alle prese con un delitto avvenuto quanrant’anni prima, e rimasto senza colpevole.
Ritornano Massimo e i vecchietti del BarLume in una storia che questa volta ruota attorno a un testamento. Il piccolo industriale Alberto Corradi alle sue ultime volontà ha aggiunto la confessione di avere ucciso il padre Camillo, da cui aveva ereditato la fabbrica di conserve e tutti i suoi averi. Si tratta di un delitto avvenuto quarant’anni prima, rimasto senza colpevole. La notizia di reato racchiusa nel testamento obbliga il notaio a informare la polizia, nella persona del vicequestore Alice Martelli, e il magistrato a bloccare la successione. Alberto Corradi infatti, in quanto assassino, potrebbe essere escluso dall’eredità del padre, cosa che priverebbe di tutti i beni l’unico suo erede, il figlio Matteo, giovane rampante pronto a candidarsi alle elezioni sotto le bandiere azzurre. I vecchietti del BarLume se lo ricordano bene quel delitto della fine degli anni Settanta: Camillo era un vero padrone, autoritario e dispotico; qualcuno arrivò a dire addirittura che se l’era cercata. Per l’omicidio era stato incriminato il sindacalista Carmine Bonci, ma le prove non si trovarono e Bonci venne prosciolto. Pilade e i suoi amici tutto avrebbero potuto aspettarsi ma non che il colpevole potesse essere Alberto Corradi, all’epoca poco più che ventenne. E allora sospettosi per natura e intriganti per vocazione, vogliono vederci più chiaro, ansiosi di riaprire quel vecchio caso di cui a Pineta, loro più di tutti, conservano memoria. A un incuriosito Massimo e a una professionale Alice raccontano dei giorni del delitto, dei malumori degli operai, dei dubbi e delle paure, di tutti i personaggi che ruotavano attorno all’azienda di Camillo Corradi. Malvaldi è come sempre straordinario a condurre il gioco, che questa volta trasporta i vecchietti in un’epoca in cui tanto anziani non erano e in cui il BarLume non era ancora aperto.
RECENSIONE
Torna al BarLume, Marco Malvaldi, e serve ai lettori cappuccino alla giusta temperatura e spumoso quanto basta, caffè dalle note rotonde e retrogusto di cioccolato, aperitivo di bollicine frizzanti, rum di qualità sopraffina.
Tutto ciò per dire che torna, Marco Malvaldi, e serve al lettore il suo romanzo più maturo e completo, uno dei suoi più riusciti in assoluto. Un romanzo in cui, con perfetta coerenza e fluidità, senza nessuna forzatura, il lettore trova tutto. Si ride (tanto), si pensa, si attraversano incroci temporali che toccano il passato, il presente e anche il domani.
Come accade nella vita reale.
Ed è proprio questa, a mio avviso, la grandissima forza dell’Autore, e dopo numerosi suoi libri della serie si può ormai dire a pieno merito, ossia quella di non aver virato alla caricatura dei personaggi, rischio che sarebbe stato facile correre e sul quale invece Malvaldi non ha neppure indugiato.
Questo la dice lunga sulla potenza e la vividezza dei protagonisti, così meravigliosamente umani, di cui a ogni libro, a ogni pagina, scopriamo qualcosa di più.
Ed è davvero a buon diritto che “A bocce ferme” è inserito da Sellerio nella collana La memoria, perché attraverso le parole dei “vecchietti” che tornano coi ricordi al fermento del ’68 rievocandone umori, amori e passioni, aria che tirava nelle strade, nelle fabbriche, nelle università, chi legge e ha vissuto quegli anni non potrà che ritrovarcisi, chi ne ha solo sentito parlare ha la possibilità di tastarne il polso reale quasi più in queste pagine che nei libri di storia.
E poi si indaga.
Altroché se si indaga , perché delitti ce ne sono eccome
Ma quanta gente ammazzano da queste parti? È un’impressione mia, oppure ormai gli assassini prendono il treno e si fanno portare qui quando devono stempiare qualcuno?
e l’impianto giallo, attorno al quale ruota tutta la vicenda è robusto, avvincente e ben strutturato.
Un cold cheìs, un delitto avvenuto alla fine degli anni Settanta e per il quale il presunto colpevole ha subìto condanna, viene rimesso in discussione, all’apertura di un testamento nel quale si dà lettura a una frase per nulla sibillina e del tutto sconvolgente per contenuto e possibili conseguenze.
Una delle quali, la più grave, è un altro omicidio. O forse è solo una coincidenza e si tratta di casi indipendenti tra loro?
Sennò stanotte non dormo – le sue parole. E io stasera, invece, come dormirò?
Bisogna stare attenti, con Marco Malvaldi, non in ottica “militaresca” ma di sensi e acume all’erta, perché se tutto alla fine torna, i modi e i perché sono assolutamente sorprendenti ed è una bella e difficile sfida provare a intuirli.
Complimenti, dunque, all’Autore che, pur mettendo in campo personaggi e meccanismi già perfezionati e perfettamente amalgamati, non sacrifica la passione, il brio e la sagacia gialla e consegna ai lettori un romanzo che è come aria fresca che entra da finestre aperte e rinnova gli ambienti, non stanco, dunque, e che, in ragione di questo e ancor di più perché è scritto talmente bene, non può stancare.
Marco Malvaldi
Nato a Pisa dove vive tutt’ora. Dopo la laurea in chimica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, e contemporanei studi di conservatorio, ha provato a fare il cantante lirico, ma ha abbandonato dopo poco per tornare alla professione di chimico. Esordisce nella narrativa nel 2007 con la serie dei vecchietti del BarLume, pubblicata da Sellerio: La briscola in cinque, 2007; Il gioco delle tre carte, 2008; Il re dei giochi, 2010; La carta più alta, 2012; Il telefono senza fili, 2014; La battaglia navale, 2016; A bocce ferme, 2018. Da questa serie a partire dal 2013 è stata tratta una serie televisiva dal titolo I delitti del BarLume.
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