Al largo




    Recensione di Patrizia Argenziano


Autore: Wyl Menmuir

Editore: Bompiani

Traduzione: Tommaso Pincio

Pagine: 224

Genere: Thriller

Anno di pubblicazione: 2017

Un villaggio di pescatori, che già al primo sguardo sembra essere congelato in un tempo passato, accoglie con imbarazzo e, solo apparente, silenzio l’inaspettato arrivo di nuovo cittadino, Timothy.

Timothy, in attesa che la moglie lo raggiunga, ristruttura la casa che ha comprato, non una casa qualunque, ma la casa di un pescatore amato da tutti e scomparso anni prima in circostanze poco chiare.

Si tratta di una casa mai più toccata dopo il tragico evento, mai avvicinata, quasi fosse una reliquia; una casa nel cuore di ogni abitante del villaggio, una casa che è sempre stata un punto di riferimento e che rappresenta il mitico Perran e un passato che non tornerà più.

Inserirsi in una comunità non è facile: solo Ethan, tormentato dai ricordi, si apre parzialmente al nuovo arrivato, lo accoglie sulla sua barca e lo conduce in mare. Ma anche il mare è strano.

È un mare con dei confini ben precisi da non superare, un mare abitato da pesci spenti e privi di vitalità, pesci che dalle reti passano direttamente nelle mani di ignote e oscure figure.

E in questo angolo di mondo senza tempo, c’è ancora chi è alla ricerca di qualcuno, o forse sarebbe meglio dire, di qualcosa.

Sono pagine oscure e inquietanti, pagine che opprimono e che annebbiano la vista e il cuore.

L’atmosfera è lugubre, il villaggio, descritto con grande maestria in ogni particolare, appare come un paesaggio desolato e senza luce la cui spiaggia semideserta è bagnata dalle onde di un mare che porta dolore, sconforto, tristezza, che nasconde segreti, raccoglie lacrime e pensieri, un mare nero. E questo mare, protagonista assoluto, si fonde con le anime altrettanto nere di Timothy ed Ethan ma anche con quelle degli altri pescatori e delle inquietanti figure che si portano via pesci che non sembrano più pesci, anche loro neri.

A rendere tutto così cupo e inquietante non sono forti dialoghi o efferati omicidi, ma proprio le parole non dette, i banali gesti quotidiani, gli sguardi, i comportamenti adottati per dimenticare, per non pensare o, più semplicemente, per trovare una via d’uscita, una luce in questo buio.

È un romanzo che grida in silenzio la disperazione e la solitudine ma anche l’assoluta necessità di dare definitivamente una svolta a una vita intrappolata in un passato che non sembra mai passato e in un presente che non esiste.

Forse nel mare che unisce e divide si può trovare la soluzione.

Wyl Menmuir


è nato nel 1979 a Stockport. Vive in Cornovaglia, lavora come consulente letterario e editore freelance. “Al largo” è il suo primo romanzo selezionato, tra l’altro, per il BOOKER PRIZE nel 2016.