Apri gli occhi




Matteo Righetto


Editore: Feltrinelli

Genere: Narrativa

Pagine: 160

Anno edizione: 2024

Sinossi. Questa è la storia di Luigi e Francesca, che si conoscono quando hanno ventisette e ventiquattro anni. È la storia della loro famiglia, di come è nata e cresciuta, ma anche della sua distruzione. E del tentativo, vent’anni dopo, di rimettere insieme i pezzi. Di ricordare un momento di felicità che non tornerà più e sul quale, ancora, pendono dolorose domande. In un viaggio dalla città alle montagne del Latemar, durante un giugno piovoso, inizia una intima e accidentata escursione dentro il loro passato, nella profondità inconfessabile di quei momenti drammatici che hanno scandito gli ultimi anni della loro vita, e di quella di Giulio. E tentano di aprire, ancora una volta, gli occhi, ripetendosi quella formula magica che aveva fino ad allora significato stupore e gioia. La fatica e la bellezza autentica della montagna, con i ricordi e i curiosi personaggi che porta con sé, diventa allora l’unico modo che i protagonisti hanno per far fronte alla tragedia che li ha colpiti, e per tirare le fila di un incomprensibile epilogo. Capace di condensare intensi frammenti di memoria lontani nel tempo, legandoli indissolubilmente all’anima dei protagonisti, Matteo Righetto costruisce il romanzo di una famiglia ai nostri giorni, in cerca di nuovi equilibri e possibili redenzioni.

 Recensione di Simona Burgio

Cit. Ci sono situazioni nelle quali non sei tu a decidere, ma gli eventi, le circostanze, il caso, il destino. Oppure semplicemente gli altri. Ma non tu. 

A volte non si può fare la cosa più semplice del mondo: respirare. 

Luigi e Francesca, ad un certo punto della loro vita, smettono di respirare. Fanno una cosa per non pensare ad altro. I loro giorni sono senza tregua. Senza sole. Senza cielo. Senza fiato. Senza vita. Non ricordano neanche più i loro nomi e non sono in grado di ritrovarli. Eppure, erano felici prima di quel giorno. Alti e bassi, come in ogni matrimonio, ma pur sempre felici. E all’improvviso devono affrontare la curva cieca di una strada ignota. 

Cit. Ricordi qual è l’ultimo posto dove siamo stati felici insieme tutti e tre? 

Ebbene, alcune cose si fanno e basta, si fanno perché si devono fare senza chiedere nulla a nessuno, perché ci sono gesti che contano più di ogni altra parola. 

Un romanzo breve con la forza devastante di uno tsunami. L’autore descrive dolore, nostalgia, malinconia e disperazione in sole 160 pagine. Una potenza narrativa sbalorditiva. Una narrazione diretta e devastante, capace di trasportare il lettore in una dimensione così intima da far male. Ci concede di affrontare un viaggio, quello più importante e difficile per la vita dei protagonisti.

Ogni lungo viaggio comincia sempre con un primo passo e, pagina dopo pagina, si perde il fiato, un po’ alla volta e sempre di più. C’è la montagna che, in questo caso cura, unisce, conforta e chiude quel cerchio lasciato aperto per troppo tempo.

In qualche modo, con un certo sforzo, si trova il perdono, la riconciliazione, si ritrova una parte dell’anima e diventiamo testimoni di un miracolo, anche se non crediamo nei miracoli.

Con questo romanzo, Matto Righetto ci invita a non pensare troppo al futuro, perché rischiamo di perderci attimi preziosi nel presente. Perché tutti dovremmo viverlo intensamente, viverlo davvero. Una piccola perla che consiglio caldamente di leggere, perché fa male, perché fa riflettere. 

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Matteo Righetto


nasce a Padova nel 1972, è docente di Lettere, vive tra Padova e Colle Santa Lucia (Dolomiti). Ha esordito con Savana Padana (TEA, 2012), seguito dai romanzi La pelle dell’orso (Guanda, 2013), da cui è stato tratto un film con Marco Paolini, Apri gli occhi (TEA, 2016, vincitore del Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo) e Dove porta la neve (TEA, 2017). Per Mondadori ha scritto la “Trilogia della Patria” e, insieme a Mauro Corona, il “sillabario alpino” Il passo del vento (2019). La sua trilogia è diventata un caso letterario internazionale con traduzioni in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Germania, Olanda. Per il teatro ha scritto Da qui alla Luna, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e portato in scena da Andrea Pennacchi, e per il web L’anno dei sette inverni. Nel 2019 ha ricevuto il Premio Speciale Dolomiti UNESCO. Per Feltrinelli ha scritto I prati dopo di noi (2020), La stanza delle mele (2022), Il sentiero selvatico (2024).

A cura di Simona Burgio

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