Recensione di Francesca Ruggeri
Autore: Aurelio Picca
Editore: Einaudi
Genere: narrativa
Pagine: 107
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. “Roma è stata mille Anna Magnani. Una di quelle donne che urlavano quando Monzón picchiava Benvenuti. La madre dei ragazzini del Bambin Gesú, di quando la luce di Monte Mario calava dentro l’Olimpico di Chinaglia, di Ciccio Cordova, di Bruno Giordano e di Totti. Gloria e struggimento. La Roma delle verduraie, dei pizzicagnoli con la brillantina e lo zinale immacolato. Di quando ci si baciava dentro la Cinquecento o si faceva l’amore nei parcheggi. Del sesso di Pasolini che, nello scatto di Dino Pedriali, sopravvive alla sua morte. Dei testacoda sulla Nomentana. Quella Roma, che oggi sembra sepolta nella distruzione, prepara invece in questo romanzo la riscossa per battere il mondo infame. Una sghemba autobiografia topografica, dove memorie personali e racconti di personaggi tanto veri da sembrare romanzeschi si intrecciano alle mutazioni di una città scintillante e livida, plebea e maestosa, madre e meretrice, pura e criminale, sempre oscena, che da millenni si allena ogni giorno al «gioco dell’immortalità».
Roma era una visione. Roma è sempre una visione quando decide di fermarsi smemorata. Di assentarsi dal mondo. Di cancellare il suo stesso passato. Roma è la meraviglia quando emerge dal nulla. È un maschio-femmina nudo; enorme e invisibile; un remoto console che si apposta concentrato con il gladio in mano. Roma è una specie di fotogramma che cattura l’eternità”.
Recensione
Ho scoperto questo libro vedendo un’intervista dell’autore alla tv e ciò che mi ha colpito da subito è l’amore quasi fisico che mette nel descrivere la sua città: Roma. Una città da cui anch’io sono stata sempre attratta, per la storia millenaria ma forse ancora di più per i contrasti che la caratterizzano.
Quella descritta sembra una città immaginaria, invece è quella realmente vissuta dall’autore che naviga nel mare dei ricordi, alternando per tutta il romanzo luci ed ombre. Una città a tratti decadente ma sempre pronta a risorgere dalle sue ceneri.
Tutti questi contrasti sono ben descritti in questo libro dove l’autore fissa nella scrittura un’autobiografia fatta di luoghi, memorie personali che sembrano quasi collocarsi fuori dal tempo e invece sono fatti, persone che hanno intrecciato la loro vita con quella di Roma, che fagocita tutto e tutti inseguendo l’immortalità. Pur non sentendo mia quella voglia di provare ogni esperienza che ha caratterizzato coloro che erano giovani negli anni 70 e successivi, non posso negare quanto sia stata stimolante la lettura delle gesta di questo James Dean all’ombra del Colosseo.
Questo libro è un vero è proprio atto d’amore verso una Roma che non c’è più, ma che rivive grazie all’autore il quale dà voce alle memorie di chi come lui l’ha vissuta, trasmettendo al lettore un’istantanea emotivamente forte, che non lascia indifferenti.
Aurelio Picca è un cantastorie che narra le vite di personaggi noti e non, che ne hanno forgiato il carattere. Un libro da leggere per conoscere un’epoca ormai passata e riviverne le atmosfere.
Aurelio Picca
Aurelio Picca: scrittore e poeta, esordisce con la poesia Per punizione nel 1990. Seguono i racconti La schiuma e I racconti dell’eternità. Nel 1995 esce il romanzo L’esame di maturità (Giunti, Rizzoli 2001), seguito da I mulatti (Giunti, 1996). Per Rizzoli pubblica Tuttestelle, Bellissima, Sacrocuore, Via Volta della Morte, e Se la fortuna è nostra, che si è aggiudicato i premi Flaiano e Hemingway; per Bompiani pubblica Addio (2012), Un giorno di gioia (2014), Via volta della morte (2014). Con la San Paolo Edizioni pubblica nel 2016 Capelli di stoppia. Mia sorella Maria Goretti, e con Einaudi nel 2018 Arsenale di Roma distrutta.