Assassinio a Villa Borghese




Recensione di Cristina Bruno


Autore: Walter Veltroni

Editore: Marsilio

Genere: giallo

Pagine: 208

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Villa Borghese – un enorme parco nel centro di Roma, grande più della Città del Vaticano e poco meno del principato di Monaco – è un luogo meraviglioso. Ci sono musei, teatri, la Casa del Cinema, ludoteche, chiese. E poi le mille piante, i corsi d’acqua e le tante specie animali ospitate al Bioparco. Un’isola di verde incantevole. Affascinante, colta, misteriosa. Il sindaco, malato d’amore per la Villa, muovendo mari e monti riesce a far aprire un commissariato al suo interno. Per la gestione del nuovo ufficio, i vertici della polizia decidono di radunare un gruppo di soggetti che altrove non hanno certo brillato. Come i magnifici sette, ma al contrario. A guidarli viene chiamato Giovanni Buonvino, ispettore superiore che, quindici anni prima, è stato condannato alle retrovie da un bruciante errore. «Occhio ai palloni Super Santos» ironizzano i colleghi, «possono contenere esplosivo.» Pochi giorni dopo l’inaugurazione del commissariato, però, il pacifico tran tran viene interrotto dalla scoperta di un cadavere orrendamente straziato. Da quel momento a Villa Borghese – insanguinata da una lunga scia di morte – nulla sarà più lo stesso. Walter Veltroni esordisce nel giallo con un romanzo brillante e pieno di suspense che è anche una lettera d’amore alla Capitale e al più bello dei suoi parchi.

Recensione. Roma è Roma. Qualsiasi aggettivo è insufficiente per descriverla. Storia, arte, letteratura, cinema si sono date appuntamento nei secoli per forgiare una città che non finisce mai di stupire. All’interno del suo macrocosmo c’è il microcosmo di Villa Borghese, un immenso parco dove antiche e prestigiose dimore, diventate musei, ospitano mostre e spettacoli. E la narrazione si svolge proprio in questo luogo, denso di offerte culturali che spaziano dal bio parco al museo etrusco, dalla galleria d’arte moderna alla casa del cinema o al teatro.

Giovanni Buonvino è un poliziotto che non riesce a far carriera per un triste e fatale errore commesso quindici anni prima e che lo ha fatto diventare lo zimbello dei colleghi. Quando finalmente arriva la promozione agognata, l’avanzamento assume i contorni di una beffa.

Buonvino infatti dovrà gestire il nascente commissariato di Villa Borghese con una, si fa per dire, squadra di sette poliziotti scelti non a caso. I “magnifici sette” non promettono bene sin dal primo colloquio con il nuovo dirigente. Troviamo un narcolettico, un miope, un complottista, due gemelli inseparabili, un ragazzo triste e una donna bellissima.

Il commissario non sa se ridere o piangere per l’inizio della sua nuova avventura, eppure quel gruppo mal assortito si rivelerà fondamentale per risolvere il caso mediatico che sconvolge la vita della città. Proprio nel parco di Villa Borghese, infatti, non appena Buonvino si è insediato, viene fatto un ritrovamento raccapricciante di membra umane a cui segue un biglietto anonimo che prelude a ulteriori macabri sviluppi.

Giovanni, il personaggio principale, è un uomo di mezza età con una storia affettiva fallimentare alle spalle e una carriera altrettanto fallimentare. La promozione è per lui occasione di riscatto, sotto tutti i punti di vista e la vuole giocare nel migliore dei modi.

I personaggi di contorno sono tratteggiati velocemente, a volte quasi come nelle caricature degli artisti di piazza che mettono in risalto le imperfezioni. Imperfezioni che però non sono solo fisiche. In realtà il più delle volte sono screpolature dell’animo, dovute a esperienze negative, a emarginazione, a cattiveria gratuita. Molti dei personaggi si rifugiano in tristi soliloqui con alter ego di fortuna, aggrappandosi alla finzione per fuggire a una realtà che li spaventa e li fa sentire abbandonati.

Un protagonista di tutto rispetto invece è il cinema, sotto forma di citazione esplicita e implicita. Battute, titoli, registi e attori indimenticabili, frammenti di pellicole emergono qua è là nella narrazione in un grande “amarcord” che rappresenta, assieme al calcio, una delle grandi passioni dell’autore.

Alla fine c’è un piccolo elenco di tutte le citazioni musicali, cinematografiche e letterarie a cui i lettori possono divertirsi ad aggiungerne altre, come ad esempio l’optografia che rimanda a “Quattro mosche di velluto grigio” di Dario Argento.

Ci troviamo di fronte a un piccolo e condensato tributo a Roma e al suo mondo, alla sua storia, alle persone che giorno dopo giorno l’hanno costruita e che continuano a farla vivere per tutti noi.

A cura di Cristina Bruno

fabulaeintreccio.blogspot.com

 

Walter Veltroni


Walter Veltroni: è nato a Roma il 3 luglio del 1955. È stato direttore dell’Unità, vicepresidente del consiglio e ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito democratico. Ha scritto vari romanzi tra i quali La scoperta dell’albaNoiL’isola e le roseCiaoQuando, tutti pubblicati da Rizzoli. Ha realizzato vari documentari tra i quali Quando c’era BerlinguerI bambini sannoTutto davanti a questi occhi e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano. Nel 2019 è uscito il suo primo film C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.

 

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