a Milano
di Ippolito Edmondo Ferrario
di Fratelli Frilli Editori 2023
Gialli hard boiled, pag.448
Sinossi. L’odissea del piccolo Morathi e dei suoi genitori, partiti dall’Eritrea e finiti prigionieri in uno dei campi per migranti allestiti in Libia, è destinata ad intrecciarsi con la vicenda di Amadi Babatunde, primo nigeriano ad indossare la divisa di agente della Polizia Locale della città di Milano. In una metropoli improvvisamente assediata da un’ondata migratoria incontrollata, tutto sembra destinato a soccombere al caos, mentre i poteri forti lanciano la loro sfida al sindaco Enrico Villa, esponente del sovranismo nazionale e vittima di oscuri ricatti. Fra intrighi, macchinazioni e violenza, l’ambigua figura di Raoul Sforza, meglio conosciuto come “il banchiere nero” per i suoi trascorsi eversivi risalenti agli Anni di Piombo, è destinata a ricoprire un ruolo chiave per la sopravvivenza di Milano. Mentre i milanesi si dividono tra accoglienza e xenofobia, paura del diverso e accettazione, Sforza scenderà in campo forte del suo innato cinismo, privo di ogni morale, determinato a ricorrere ad ogni mezzo per imporre la propria volontà.
Assedio mortale a Milano
A cura di Chiara Forlani
Recensione di Chiara Forlani
Ferrario ha abituato i suoi lettori a incipit che lasciano senza fiato e incalzano il lettore fin dalla prima pagina. Anche la terza indagine del banchiere Raoul Sforza non delude: si apre con una sanguinosa partita a calcio che in realtà è una sfida con la vita stessa. Viene giocata senza esclusione di colpi, anche i più bassi, e la pena per chi perde è la violenza ripetuta, perpetrata ai danni delle mogli più attraenti. Ci troviamo in un posto atroce, il campo profughi di Bani Walid, in Libia, nei pressi di Misurata. Il sogno di tutti i disperati che vi si trovano è emigrare in Italia. “Dopo settimane di viaggio e di privazioni, la visione del mare fu quasi traumatica. Non provarono sollievo, ma una crescente ansia che si sommò alle sofferenze patite.”
È forte il contrasto tra la vita di chi non ha niente e quella raffinata del banchiere, che può permettersi di assaporare la colazione in un ambiente di lusso, circondato da oggetti preziosi e mobilio d’epoca. Questo contrasto è voluto dall’autore, che ha scelto per la sua serie un protagonista senza scrupoli, ma non senza morale, un uomo elegante e raffinato che ha già ucciso, ma non si è mai accanito sui più deboli. Il banchiere Raoul Sforza è un assassino, ma non di innocenti. Ecco perché in quel mattino milanese ciò che gli suscita disgusto è la spietatezza dei suoi invisibili avversari, disposti a tutto pur di lanciargli un avvertimento.
“Raoul amava vivere nell’ombra per indole e per necessità; condurre un’esistenza lontano da occhi indiscreti gli permetteva di ordire meglio i suoi intrighi.” Il protagonista che Ferrario ha creato per questa serie di indagini è assai originale: un uomo senza scrupoli che ha un suo codice d’onore. È enormemente ricco ma i beni materiali gli sono indifferenti. “Si viene al mondo nudi, con la sola dotazione di un involucro di pelle, ossa, muscoli. E quando il tutto arriva a scadenza si ritorna da dove si è venuti senza null’altro. Solo lo spirito è ciò che veramente conta.”
“Milano era una città che odiava il silenzio e che faceva di tutto per allontanarlo da sé.” La città è uno dei personaggi più importanti del romanzo: una Milano corrotta, il cui sindaco è preda dei ricatti del banchiere, che ha scoperto le sue trame illecite. Una Milano dove imperversa la violenza, presa d’assedio da una moltitudine di extracomunitari che si riversano verso piazza del Duomo come una marea umana. Una Milano dove gli stessi stranieri fanno parte di una sezione speciale della polizia municipale, nella quale si configura una situazione di tensione che non potrà che deflagrare.
Se pensiamo alla grande metropoli del nord, capoluogo della Lombardia, tutti noi abbiamo in mente una città organizzata e dinamica, efficiente e moderna, nella quale la sicurezza è perlopiù garantita. La capitale della moda e del lusso, per intenderci. Nel suo romanzo, Ferrario ha il pregio di farci conoscere una Milano diversa, notturna e sottesa, nascosta ai più. Pericolosa e preda della corruzione, una Milano che sta per essere presa d’assedio, e tutto ciò sembra essere organizzato dall’alto. I profughi sono marionette mosse dai fili di un abile burattinaio. “Si diceva che l’attuale piazza coincidesse con il Medhelan, il luogo sacro per eccellenza voluto dai primi fondatori della città, i celti. I profughi di certo ignoravano quella storia, così come tutte le altre che facevano di Milano un luogo millenario, ma procedevano quasi spinti da una forza invisibile e misteriosa che li attraeva a sé.”
Corruzione e opportunismo passano davanti agli occhi del banchiere, che si limita a osservare con distacco le piccinerie umane dal proprio mondo di lusso. Quando però entra in scena l’amore, sotto forma di Sofia, l’amata di sempre con la quale ha un rapporto conflittuale, le cose cambiano. Per un insieme di motivi, la reazione di Raoul Sforza sarà dura e imprevedibile, in una Milano sfigurata e ormai irriconoscibile.
La scrittura è fluida, la costruzione narrativa magistrale, tanto che le numerose pagine scorrono senza che il lettore se ne accorga. Il libro è disseminato da pillole di saggezza che lo arricchiscono e trasformano un testo d’azione in una riflessione profonda sulla condizione umana, quando viene tesa fino allo spasimo da eventi sociali non comuni.
La proiezione sociopolitica di una Milano presa d’assedio è fin troppo veritiera, e la speranza di chi legge è che quanto ipotizzato nel libro non si avveri mai. La satira dei poteri forti è velata ma ben leggibile, ci insegna tanto, se ne esce sconsolati ma speranzosi di un riscatto, da parte di un ipotetico banchiere, nella nostra realtà quotidiana. Il finale arriva inatteso e spiazzante, dimostra le doti narrative di cui è dotato Ippolito Ferrario.
“Questa è la politica, il laido mondo nel quale ha sguazzato fino a quando non ha incontrato il sottoscritto. Ancora non ha capito la lezione, Villa? È una storia vecchia quanto il mondo, uno dei clichè più visti in assoluto. Quando la nave affonda i topi sono i primi a lasciarla.”
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Ippolito Edmondo Ferrario
classe 1976, vive e lavora a Milano. Ha collaborato con settimanali, mensili e quotidiani. Nel 2005, per la sua attività letteraria, ha ricevuto la Cittadinanza Onoraria del Comune di Triora, il suggestivo borgo ligure celebre per il processo alle streghe del 1587. Ha pubblicato saggi, romanzi e biografie per gli editori: Newton Compton, Ugo Mursia, Fratelli Frilli, Castelvecchi, Ritter Edizioni.
A cura di Chiara Forlani