Recensione di Sara Zanferrari
Autore: Megan Nolan
Traduzione: Tiziana Lo Porto
Editore: NN Editore
Genere: autobiografico
Pagine: 288
Pubblicazione: 30 settembre 2021
Sinossi. Quando lei, giovane e travolta dalla Dublino notturna, incontra lui, Ciaran, bello e risoluto, succede qualcosa di semplice e straordinario: l’attrazione rompe gli argini, si mescola alle fragilità e alle paure, diventa il significato stesso del vivere. Nasce così una relazione che per la protagonista è un alternarsi di estasi e sofferenza, di gelosia sfrenata unita a un piacere così intenso e bruciante da creare dipendenza: lei vuole annullarsi nel corpo di lui, dissolversi nei desideri fino a non lasciare più spazio alla propria identità. Mentre Ciaran, uomo emotivamente incapace e ferito, non trattiene i propri atteggiamenti malsani e crudeli. Fino all’epilogo, distruttivo e liberatorio, che apre la strada a una fuga e una rinascita. Megan Nolan racconta una storia di anti-amore, interrogandosi su cosa significa vivere in funzione del desiderio altrui, della volontà di essere amate a tutti i costi, rinunciando a ogni filtro che non sia lo sguardo dell’altro. Attraverso un serrato monologo interiore, sincero come il cristallo, Atti di sottomissione parla della seduzione del nulla, che può piegare il senso stesso dell’amore rovesciando certezze, moralismi, rivendicazioni e cliché, in un’estenuante battaglia interiore per la conquista delle proprie emozioni.
Recensione
Cos’è più violento? La violenza di chi domina o la richiesta ricattatrice di colui/colei che vuole essere dominato/a?
2012: Ciaran e la protagonista si incontrano in una galleria d’arte. Lui è bellissimo, di quella bellezza a cui difficilmente una donna può pensare di aspirare, come fosse una cosa divina, solo da adorare, inavvicinabile. Lei non particolarmente bella, ma disponibile, come si direbbe in gergo maschile: una vita che scorre fra gli eccessi (o le privazioni) di alcol, cibo, fumo, sesso, notti brave e sesso occasionale, spesso piuttosto violento, spesso completamente sbronza, lividi, tagli, soprattutto interiori, una totale assenza di rispetto per sé stessa, quasi cercata.
In tutto questo, non è inconsapevole la protagonista, anzi è dotata di una lucidità notevole, che la porta a (vivi)sezionare gli avvenimenti e sé stessa, si interroga, si risponde, senza scuse, senza sconti.
“Facevo di continuo errori del genere, cercando approvazione dalle persone peggiori, ma tutto quello che ottenevo erano conferme delle paure che avrei dovuto esorcizzare. Luca e altri come lui mi confermavano che ero davvero un oggetto costruito per essere usato e procurare piaceri basici – ma non per essere guardato con piacere, non per essere bello o puro. E così il sesso era la cosa su cui potevo contare, un’espressione ultima del mio scopo.”
E ancora:
“Senza il sesso non so più chi sono punto non so come accedere ai modi di stare al mondo che mi procurano sollievo e gioia punto tutto quello che faccio virgola in un modo o nell’altro, è legato al sesso.”
Il perché di questo degrado di psiche e corpo? Lo indaga ma non lo scopre mai del tutto, lascia al lettore gli spunti e i dubbi su cui continuare a interrogarsi, offre sassolini sul sentiero per non perdersi e continuare a seguirla, ma non regala una risposta davvero definitiva.
O meglio, la risposta arriva, ma va individuata, forse al culmine della relazione fra i due, dove la violenza tanto agognata da lei trova la risposta in un vero e proprio stupro di lui (“E’ così che ti piace. Ecco cosa ti piace”). E da lì, la fuga, definitiva, da tutto, anche dal Paese.
Ma è possibile la fuga da sé? Dai propri fantasmi, dalle paure, dalle ossessioni? Dai meccanismi di relazione malati e mal impostati, che probabilmente nascondono un’incapacità di amare? (“Il piacere spesso non era piacere; era sollievo dal dolore”, dice la protagonista).
Ciaran non ha conosciuto amore e non sa darne. Lei invece sì, eppure non si abbandona, anzi, peggio, cerca, pretende violenza, assenza, instabilità, incertezza. Ciaran non è violento nella sua presenza, quanto nella sua assenza, la “crudeltà noncurante”, la punisce ignorandola, non rispondendo a quella che è in pratica una continua richiesta di conferme del suo non meritare amore, portandolo però in extremis ad un atto realmente violento che probabilmente non sarebbe nella natura del ragazzo, quanto piuttosto è ciò che desidera lei. Da qui la domanda iniziale: chi è più violento? Chi è che domina nella loro relazione?
Un romanzo lucido, piuttosto crudo, da non scambiare per “narrativa erotica e rosa”, come è stato invece catalogato su qualche sito di vendita online. Qui di rosa c’è ben poco, qui ci sono al contrario i bassifondi dell’amore (che poi definirlo amore… non direi), il nero di locali notturni e vicoli sordidi dove consumare sesso inconsapevole e “cattivo”, il bianco del nulla che esplode nella testa, nel cuore, nella pancia.
Fino all’epilogo. E alla fuga.
Megan Nolan inaugura con Atti di sottomissione (ma, tengo a dirlo, in inglese il titolo è Acts of Desperation) la serie “Le Fuggitive” di NNE, che apre dunque con un romanzo dove la fuga è centrale e su più livelli, sicuramente centrale nella psicologia della sua protagonista. Un romanzo non facile (ho il sospetto che così saranno anche i romanzi che seguiranno nella collana), ma proprio per questo acquista valore e merita attenzione.
Da leggere.
A cura di Sara Zanferrari
Megan Nolan
Megan Nolan (1990) è nata in Irlanda e vive a Londra. I suoi saggi, fiction e articoli sono stati pubblicati su The New York Times, The White Review, The Sunday Times, The Village Voice, The Guardian e nell’antologia Winter Papers. Salutato dalla critica come uno dei migliori esordi del 2021, Atti di sottomissione è il suo primo romanzo.
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