Sinossi. Andrés è un professore universitario figlio di immigrati latinoamericani. Vive a New York con il marito Marco, ma la loro relazione è in crisi dopo un tradimento. Convinto che la distanza possa sanare le ferite, Andrés torna nella sua cittadina natale nei sobborghi di Long Island per prendersi cura dei genitori, e partecipa suo malgrado a una rimpatriata del liceo. Ma tornare significa riscoprirsi vulnerabile, ed esporsi ai ricordi che affiorano prepotenti: Andrés rivive la paura e la sfida di sentirsi un outsider nel piccolo mondo della provincia; incontra il suo primo amore, Jeremy, ora sposato e con figli; e rivede l’amica Simone, ricoverata in un ospedale psichiatrico. E mentre ripercorre il passato che hanno condiviso, l’amicizia e la passione che li ha tenuti insieme anche nei momenti più bui, Andrés si ritrova a scegliere tra un antico sogno di gioventù e la certezza del presente, tra illusioni e speranze. “Babylon” è una lucida metafora dell’America di oggi, dove razzismo e conflitto sono ormai sedimentati nel tessuto delle relazioni, famiglie, coppie, amicizie. Con una voce onesta e provocatoria, in cui risuona l’eco delle lingue che oggi popolano il paese, Alejandro Varela racconta di uomini e donne che resistono e non si arrendono a un futuro di esclusione, e che costruiscono la propria felicità ogni giorno, un amore alla volta.
BABYLON
di Alejandro Varela
Enne Enne Editore 2023
Stefano Valenti ( Traduttore )
Narrativa, pag.384
Recensione di Roberta Canu
L’opera prima dell’autore Alejandro Varela resta indiscutibilmente impressa in quanto si prefigge lo scopo di analizzare e scandagliare con perfezione chirurgica, la società americana inglobando però a mio avviso, in quella stessa cornice statunitense, il mondo intero.
Innanzitutto c’è da sottolineare la particolarità dell’insieme della storia e i dettagli che non vengono mai lasciati al caso ma vengono ben delineati e inseriti sempre nel contesto giusto, siano essi accattivanti o meno.
Dopodiché è bene soffermarsi sul fatto che sì, si tratta di un romanzo ma al contempo sembra concepito non in maniera unilaterale bensì a doppia fruizione in quanto leggendo i vari capitoli dai titoli emblematici, sembra di trovarsi di fronte a dei racconti che poi ovviamente si allacciano bene gli uni con gli altri, in un amalgama intoccabile e mai superficiale.
È doveroso dire inoltre che il romanzo è molto originale e a mio parere libero da cliché e le ripetizioni che spesso sono inserite appositamente nel linguaggio inconfondibile di questo libro così affascinante, sembrano ricalcare quasi in modo ossessivo e maniacale lo stile così privo di vincoli letterari e questo fa dell’autore un vero maestro.
La storia ha molteplici personaggi che ritornano più volte nelle varie scene sia pacifiche che tormentate e provocatrici, ma coloro che mi sono rimasti impressi per davvero sono tre, a partire dal protagonista effettivo Andrés che spicca di un’ottima intelligenza ma forse è privo a volte di empatia per quanto mi riguarda, perciò può risultare a volte troppo algido o dal comportamento discutibile… poi vi è Jeremy, che sicuramente è diverso da Andrés in quanto impulsivo e scaltro e inoltre la narrazione, quando entrambi sono presenti sulla scena, diviene quasi più fluida, ci si abbandona ad un’emotività davvero molto gradita e anche ad una sensualità non indifferente.
Simone è invece una donna a cui il destino sembra aver tolto tutto ed allo stesso tempo dato tanto in quanto si riscopre, tramite lei, il dono della sofferenza e quindi del valore della vita.
L’autore riesce a stabilire parallelismi davvero autentici che con la pacatezza e la debolezza hanno poco di cui spartire (e il tutto è voluto), in quanto all’interno del romanzo vi è tutta la rabbia degli anni della gioventù, il meccanismo in cui si eleva su tutto la giustizia in epoca adulta, il tentativo di far rispettare i diritti legati all’omosessualità e al proprio colore di pelle e la direzione univoca di vedere un sogno finalmente realizzato in nome di tutti coloro che ancora chiedono, pagando sul proprio dolore, la meritata libertà.
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Alejandro Varela
è uno scrittore americano e vive a New York. I suoi articoli e racconti sono apparsi su The Point Magazine, Georgia Review, Boston Review, e Harper’s. Laureato in Public Health, sostiene la necessità di un servizio sanitario nazionale e del salario minimo garantito. Babylon è il suo romanzo d’esordio, finalista al National Book Award 2022 e selezionato come uno dei migliori libri del 2022 da Library Journal e Publisher Weekly.
A cura di Roberta Canu
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