Recensione di Denise Antonietti
Autore: Jim Thompson
Traduzione: Federica Angelini
Editore: Harper Collins
Genere: Autobiografico
Pagine: 304
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Tutti i bambini sognano, ma non tutti i sognatori diventano scrittori in età adulta, trasformando le proprie fantasie in parole e proiettando le proprie aspirazioni su pagine ricche di avventure e drammi. Thompson racconta la sua vita con il sarcasmo che lo ha reso immortale. E, da buon narratore, trasforma la sua esistenza in un romanzo che contiene tutti gli elementi delle storie da lui narrate negli anni attraverso i suoi personaggi. Qui il “bad boy” è lui e non ha bisogno di inventarsi altri protagonisti.
Recensione
C’è una cosa che bisogna sapere prima di iniziare questo libro, per comprenderlo fino in fondo: agli albori del secolo scorso, il west era veramente wild. E più andavi a ovest, più wild diventava. Era così selvaggio che se durante un litigio ammazzavi qualcuno a Oklahoma City, spesso bastava cambiare città e assumere un nome falso per farla franca.
E infatti, di personaggi che si presentano con il loro vero nome, tra le conoscenze del giovane Thompson ce ne sono pochi.
L’ovest selvaggio è il mondo che ha forgiato “pa’”, il nonno di Jim, ed è secondo quel sistema di valori che il bellicoso vecchio cerca di tirare su il nipote – quelle volte in cui gli capita a tiro.
Non occorre dire che Jimmy assimila piuttosto bene la lezione, tra una batosta e l’altra. Come dice lui stesso nel capitolo di apertura:
“Mi sarei preso la colpa qualsiasi cosa avessi fatto. Tanto valeva cercare anche di divertirsi”.
L’aspetto più singolare di questa biografia romanzata è che, per trattarsi della vita di uno scrittore, di scrittura si parla ben poco.
Il giovane Jim completa la propria formazione con una frequenza scolastica discontinua, la lettura bulimica di tutti i volumi che gli procura il padre, e una serie di impieghi, uno più disgraziato dell’altro: il commesso nel negozio di famiglia, il facchino in hotel, l’operaio nei campi petroliferi, il contrabbandiere di gin.
Il segreto dei suoi romanzi infatti sta proprio nella formazione: non si può scrivere di vita vera se non la si è vissuta. Nel caso di Jim Thompson sono i casi umani che incontra, le ingiustizie che lo segnano, le nemesi contro cui si trova a combattere a influenzare le sue storie, insieme a una curiosità quasi patologica per l’essere umano e tutto ciò che lo riguarda.
Con Bad Boy, è come se Thompson dichiarasse di aver vissuto – e scritto, che poi è quasi la stessa cosa – secondo la massima di Terenzio: Sono umano, e niente di ciò che è umano ritengo a me estraneo.
A cura di Denise Antonietti
https://deniseantonietti.wordpress.com
Jim Thompson
Jim Thompson, nato Anadarko nel 1906 e morto a Hollywood nel 1977, è stato scrittore e sceneggiatore di genere noir. Ha pubblicato diversi racconti, molti dei quali tradotti in film (fra cui Getaway di Sam Peckinpah e Colpo di spugna di Bertrand Tavernier). È stato sceneggiatore per Stanley Kubrick (Rapina a mano armata e Orizzonti di gloria).Tra le sue opere: Bad Boy (Einaudi 2001), Colpo di spugna (Fanucci 2005), Diavoli di donne (Fanucci 2007), Vita da niente (Fanucci 2009), Una spaventosa faccenda e altri racconti (Fanucci 2006) e L’assassino che è in me (Fanucci 2010).
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