Belletti e il lupo




Un caso del

Commissario Belletti


Autore: Paolo Scardanelli

Editore: Carbonio Editore

Genere: Giallo

Pagine: 225

Anno edizione: 2024


Sinossi. Gennaio 1982. Mentre una fitta nebbia avvolge Milano, il commissario Alvise Belletti si appresta a visitare la scena di un misterioso crimine: un cantiere in periferia, dove un carpentiere di trentaquattro anni, Andrea Costa, colpito alla schiena da un proiettile, è volato giù dal decimo piano. Un’indagine che si intreccia con un altro caso: la morte di una modella, Loredana Talarico, trovata dissanguata in un appartamento di Moscova. L’indiziato principale è Roberto de Sottis, rampollo di una delle più importanti famiglie milanesi ed emblema di un mondo governato da cinismo e amoralità. Per risolvere il doppio caso di omicidio, Belletti dovrà addentrarsi nei misteri di una Milano sempre più sfuggente ed effimera, in cui moda e design trasformano irreparabilmente il volto della città. Insofferente alle ipocrisie, caparbio e devoto alla giustizia, il commissario, ‘uomo etico’, dovrà ingaggiare un duello decisivo con l’‘uomo estetico’, il Lupo. Un romanzo poliziesco denso di richiami filosofici, scritto con un ritmo incalzante e uno stile che scandaglia le pieghe più riposte dell’animo umano.

 Recensione di

Marco Lambertini


“Nessun potere può distoglierci da noi stessi. Lo sappiamo bene, ecco la necessità dell’etica a fungere da stopper, da tappo. In fondo quello che ci aspetta è un mare molto profondo nel quale siamo costretti a scendere se vogliamo essere universali. Perché è questo, essere universali, ciò a cui dobbiamo ambire. Così Alvise Belletti da Erba aveva deciso d’intendere la sua esistenza.”

Ecco dopo poche pagine la descrizione migliore del protagonista della storia. Il Commissario Alvise Belletti incarna in maniera totale l’etica, uno dei capisaldi del libro, così come il Lupo incarna l’estetica. Se si dovesse descrivere “Belletti e il Lupo” in due semplici parole queste sarebbero etica ed estetica. Attraverso la trama “gialla” l’autore ci porta a ragionare su queste due architravi della filosofia moderna, e sia il Commissario Belletti, sia il Lupo, sia gli altri personaggi agiscono e reagiscono seguendo queste due propensioni umane, spesso automaticamente come se non potessero fare diversamente per genesi propria.

“Che siamo un’inutile anomalia a creazione conclusa. Questo il genere umano, Chiara, un’anomalia nel panorama desolante degli abitanti di questa sfera che ruota su se stessa senza posa. – E noi, commissario, che abbiamo il compito di comprenderla, questa anomalia, e di giudicare i nostri simili? – Noi non giudichiamo, cerchiamo solamente le cause prime, ciò che ha portato l’uomo o la donna che sia a deviare dalla sua naturale traiettoria. – Che sarebbe, commissario? – sapeva la risposta, ma le piaceva sentirlo da lui. – Quella della ricerca del vero e del giusto; quantomeno di tendervi, consapevoli che, fallaci come siamo, novelli Mosè, giammai vedremo la Terra Promessa.”

La trama passa quindi in secondo piano, un omicidio di un operaio in un cantiere edile e la morte di una giovane modella appena arrivata a Milano. L’intreccio è un ordito semplice che serve al vero scopo del libro, porre domande e soprattutto mettere in evidenza come le scelte, che siano nostre o indotte portano conseguenze che sono ineludibili e che prima o poi verranno alla luce. Ci sono 2 delitti che Belletti deve indagare, ma entrambi sono chiari e semplici, ma non sono semplici le risposte e le conseguenze che entrambi gli omicidi si portano dietro.

L’opposto del Commissario Belletti è il Lupo che incarna l’estetica e il concetto di superuomo che sta al disopra e aldilà della legge e della giustizia degli uomini. Il Lupo, conosce la propria indole e non può esimersi di andare oltre la legge con le proprie azioni, anche se, e non è proprio da “Ubermensch”, non disdegna gli aiuti che possono renderlo innocente.

Ogni tanto un thriller più letterario fa bene all’anima e alla mente, anche noi, come Belletti, ci domandiamo se debba prevalere la verità o la giustizia. Il commissario, grazie alla sua etica e al suo intuito procede verso il raggiungimento della giustizia, bene superiore alla verità, anche se a volte con la prima non si raggiunge la seconda. Questa è l’altra grande domanda che l’autore si pone; quando una verità non si può dimostrare è giusto fermarsi e accettare la giustizia della legge, oppure procedere ed arrivare ad una giustizia assoluta?

Una lettura che rimanda ai classici della narrativa gialla italiana degli anni 70 e 80 e non solo per la scelta del periodo storico in cui si svolgono i fatti. Ho ritrovato echi e descrizioni di  Renato Olivieri ed il Commissario Ambrosio, sia per lo sviluppo del personaggio  di Alvise Belletti così come nella descrizione della città, Milano, della sua cucina e di un mondo che già sta svanendo e che oggi non esiste più.

Un giallo filosofico nel quale, come la filosofia insegna, alla fine restano più domande che risposte nonostante le verità vengano svelate e con esse, come sempre, le conseguenze che ogni personaggio si porterà con sé,  sia egli innocente oppure colpevole. 

Forse la risposta finale potrebbe essere nella chiosa con cui Belletti risolve una delle indagini, poche parole che rendono però sempre più attuale Platone e il suo pensiero.

“Siete stati agiti dalle vostre stesse illusioni; la coscienza, come un bravo prestigiatore, ci fa intendere che siamo liberi, quindi, felici e sollevati, agiamo credendo di cambiare il flusso degli accadimenti; in realtà siamo prigionieri della caverna che proietta le ombre sulle pareti Illudendoci che esse siano reali, concrete. Seguendo quest’abbaglio avete agito;”

Per me un libro da leggere, un personaggio, Alvise Belletti, che se ritornerà potrà porsi e porre a noi lettori ulteriori domande anche all’interno di una indagine più complicata.

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Paolo Scardanelli


(Lentini, 1962), geologo e scrittore. Con Carbonio ha pubblicato la saga L’accordo, di cui sono usciti Era l’estate del 1979 (2020); I vivi e i morti (2022); L’ombra (2023) e Un posto sicuro (2024). Scardanelli è anche autore del romanzo In principio era il dolore. Un Faust di meno (2022), con protagonista il commissario Belletti.