Benedetto sia il padre




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Rosa Ventrella

Editore: Mondadori

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 240 pagine

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo? Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza “ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo”. E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d’angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera – ” ‘gniera gniera’ come un pozzo profondo” – aveva l’anima. Faccia d’angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie – una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall’amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui – la sua furia cieca, l’altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti. Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell’odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l’amicizia proibita con una prostituta e l’attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un’eredità oscura e difficilissima da estirpare. Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l’istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.

Recensione. Rosa Ventrella racconta una storia molto forte e, purtroppo, tristemente attuale: parlare di violenza domestica vuol dire far correre la memoria a vicende che sembrano svincolate dallo scorrere del tempo visto che si ripetono, in modo più o meno tragico ma sempre doloroso, ancora oggi. La violenza tra le mura domestiche non è appannaggio di una cultura sorpassata ma è, sempre più spesso, una triste realtà.

Quella di Rosa è una storia carica di emozioni: è la storia di un matrimonio fallito – lo si apprende nelle prime pagine del libro – e del percorso personale che ha portato la protagonista a questo punto. La Rosa adulta si trova a fare i conti con il suo passato in un viaggio nei ricordi più dolorosi della sua esistenza ma anche in quelli che ha creduto potessero essere momenti di riscatto, di cambiamento, di svolta.

Rosa cresce in una famiglia che fa fatica a riconoscere come tale. Una famiglia in cui la violenza è all’ordine del giorno, con un padre che mente, tradisce, punisce nonostante quel viso d’angelo che si porta appiccicato addosso e che, agli occhi degli altri, è sinonimo di bellezza e bontà d’animo.

Gli altri, però, non sanno dei silenzi della mamma che subisce costantemente e di tutto quello che ciò provoca nei tre figli, Rosa e i suoi due fratelli. Un atteggiamento che magari non lascia segni visibili ma che scava le anime nel profondo ferendole giorno dopo giorno.

Rosa nel suo viaggio dei ricordi rende partecipe il lettore di una crescita personale che la vede cambiare – anche nel nome che passa da Rosa a Rosé, a Rose – la vede assumere una diversa consapevolezza, una diversa maturità e la porta, mossa dall’odio per quello stato di cose, a convincersi che sia la fuga l’unica strada percorribile. A fronte di un’infanzia vissuta in sospeso, come in attesa di un cambiamento che però tarda ad arrivare, all’improvviso vede la possibilità di una salvezza negli occhi e nelle braccia accoglienti di un ragazzo che potrebbe essere la sua via d’uscita: Marco. Si aggrappa a lui con fiducia ma ben presto si troverà a fare i conti con se stessa, con i suoi mostri, il suo odio, le sue paure ed anche le sue illusioni.

Quella di Rosa Ventrella è una scrittura potente. Sofferta, tagliente, ma carica di emozioni e di speranza. Consegna ai lettori personaggi che non si dimenticano, segnati nel profondo da ferite d’infanzia che ognuno, crescendo, cura come può. Molto toccante il rapporto che c’è tra madre e figlia.

Un rapporto fatto anche di silenzi, di sguardi, di parole non dette ma arrivate comunque al cuore e all’anima l’una dell’altra. Molto intenso il personaggio di sua madre: una donna forte ma fragile allo stesso tempo, una donna che vuole credere nell’amore anche quando tutto attorno a lei parla di qualche cosa di diverso, una donna che fa del silenzio la sua arma più potente. Quella stessa arma di cui anche Rosa fa uso all’inizio del suo rapporto con Marco ma che non la potrà proteggere per sempre.

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Rosa Ventrella


è nata a Bari ma vive da più di vent’anni a Cremona con marito e figli. Laureata in Storia contemporanea e specializzata in Storia delle donne, insegna Lettere, cura laboratori di scrittura creativa per ragazzi e adulti e collabora con “tuttolibri”, il supplemento culturale della “Stampa”. Dal suo romanzo Storia di una famiglia perbene (2018) la 11 Marzo Film ha tratto una serie tv in onda sulle reti Mediaset. Con Mondadori ha pubblicato nel 2019 La malalegna, a sua volta opzionato per una serie tv. I suoi romanzi sono tradotti in oltre 20 lingue e 30 paesi

 

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