Recensione di Priscilla D’Angelo
Autore: Louise Doughty
Editore: Bollati Boringhieri
Traduzione: Manuela Faimali
Genere: Thriller
Pagine: 450
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Stazione di Peterborough, binario Sette, quattro del mattino: Lisa Evans è determinata a capire perché si ritrova in quel luogo deserto. Perché è lì? Lisa non se lo ricorda. Però una cosa la sa: lei è morta, ed è morta lì, investita da un treno al binario Sette. ma come siano davvero andate le cose, Lisa non riesce a capirlo. Nella solitudine della notte, assiste a un altro «incidente»: un uomo solo, anch’egli travolto da un treno di passaggio. Lo choc fa riaffiorare, un tassello dopo l’altro, le vicende e le persone del suo passato. Su tutte, Matthew, il fidanzato. Medico affascinante e premuroso, Matthew è andato a vivere con lei dopo poche settimane di appuntamenti romantici e passionali. I suoi genitori lo adorano, è quello giusto. Potrebbe essere la relazione perfetta solo che, come spesso accade, non lo è. Mentre il ricordo della relazione si fa sempre più vivido, una domanda tormenta Lisa: si è suicidata su quel binario, o qualcuno l’ha spinta sotto al treno? Perché il suo spirito continua a vagare per la stazione, come se avesse qualcosa di irrisolto da portare alla luce prima di potersi abbandonare in pace all’eternità? Tra le vicende dei frequentatori abituali della stazione, che può osservare dalla sua postazione privilegiata, e le immagini che le tornano alla mente, Lisa capisce di non essere sola, e che può ancora fare qualcosa per riportare a galla la sua terribile verità.
Recensione
Nessun pendolare e nessun membro dello staff della stazione ferroviaria di Peterborough si accorge di Lisa. Infatti altro non è che un fantasma, un “passato di una persona intrappolata in un eterno presente”.
Grazie alla scelta stilistica della prima persona, possiamo comprendere appieno le sensazioni e le percezioni di Lisa: ella si trova in uno stato onirico, non possiede un’identità concreta e il senso del tempo. Si trova confinata in stazione e, non avendo memoria di sé, si diverte ad osservare e a captare gli stati emotivi e i pensieri altrui, in particolare quelli dell’ambizioso agente giovane Lockhart, della sofferente guardia Dalmar e della curata direttrice Melissa.
Quegli scatti d’azione che fanno travolgere la quotidianità e che la portano a far riaffiorare ricordi passati riguardano il suicidio di un signore al famigerato binario sette e l’infatuazione di un passante dallo sguardo indecifrabile.
Lisa ripercorre così la sua storia passionale avuta con Matty, il fidanzato affascinante e sicuro di sé ma che risulta celare un animo geloso, possessivo, irascibile, soffocante.
A tutti arriva il momento del dolore della chiarezza, in cui le cose appaiono ovvie a posteriori; quando entra in gioco l’amore tutti gli indizi più ambigui rimangono nascosti. E Lisa ne diventa consapevole quando ormai è troppo tardi.
Una delle principali tematiche del racconto riguarda il potere maschile, quella capacità di manipolare e annichilire fisicamente e mentalmente qualcuno considerato “inferiore” al proprio status.
Il lettore si sente spiazzato e addolorato di fronte alla disumanità di certi episodi subiti dalla protagonista, anche se il finale potrebbe far alleviare alcuni sentimenti (non posso svelare altro!).
Riflessivo, dolce e drammatico, il racconto procede a spasso spedito, ricco di descrizioni ambientali e dei singoli personaggi.
Consigliato!
Louise Doughty
Louise Doughty, pluripremiata autrice di romanzi e drammi radiofonici, è critico letterario per numerosi giornali internazionali e per la BBC. Ha scritto dieci romanzi, dei quali, oltre a Binario Sette, ha pubblicato Nel nome di mia figlia (2016), finalista al Costa Novel Award e all’Orange Prize for Fiction; Fino in fondo (2014 e 2016), finalista allo Specsavers National Book Award come Thriller dell’anno; e Il buio nell’acqua (2017).
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