Il cadavere ingombrante




A cura di Alberto Minnella


Autore: Léo Malet

Traduttore: G. Pallavicini

Editore: Fazi

Genere: Noir

Pagine: 208

Anno di pubblicazione: 2018

 

SINOSSI. La signora Désiris non si spiega alcune entrate misteriose sul conto in banca del marito. Decisa a fare chiarezza, chiama Nestor Burma. Ma quando il detective arriva a casa dei coniugi, li trova entrambi morti. Secondo la polizia il marito ha ucciso la moglie, togliendosi poi la vita: un banale omicidio-suicidio, quindi. Ma naturalmente Nestor Burma non è soddisfatto: c’è di più, sotto questa vicenda. Charles Désiris era un inventore che, tempo prima, era stato licenziato dalla fabbrica di automobili dove lavorava. Quando, per un altro caso, Burma deve trovare la sosia di un’attrice, il detective finisce in un appartamento abitato da un gruppo di maîtresse. Tra di loro trova la donna che cercava, la quale – così si scopre – è proprio l’ex amante di Charles Désiris e, poco dopo, viene rapita da due uomini… Nestor Burma questa volta si ritroverà a indagare nella Parigi notturna, fra gangster marsigliesi e maîtresse, ricatti e tradimenti, bugie e mezze verità…Il detective anarchico più scorretto di Francia torna in libreria con una nuova, imperdibile avventura.

RECENSIONE

Ho conosciuto Léo Malet con Trilogia Nera, composto da tre titoli straordinari La vita è uno schifo, Il sole non è per noi e il mio preferito, Nodo alle budella, e me ne sono subito innamorato.

Alle avventure di Nestor Burma sono arrivato solo in un secondo momento. Il suo è un detective che esce fuori dai canoni dell’epoca (ricordiamo che il primo romanzo con protagonista Nestor Burma uscì nel lontano 1943), cercando in tutti i modi di giocare un campionato diverso rispetto a quello in cui Simenon aveva messo a giocare Maigret e la sua squadra.

Oggi un detective anarchico ci lascia forse indifferenti, abituati come siamo al format, ma quando uscì 120 rue De la Gare Malet sembrò a molti un pazzo, un alieno del noir, abituati com’erano al perbenismo dilagante degli investigatori che andavano per la maggiore.

A differenza di Maigret, infatti, Burma è un detective spesso indisciplinato, sentimentalmente anarchico e che vive alla giornata. Ma in comune con il commissaire, a parte il fumare la pipa, ha un fiuto eccezionale per i colpevoli, che scova seguendo un metodo-non metodo, percorrendo cioè una pista che, solo in apparenza, fa naufragare l’indagine verso una mancata risoluzione del caso.

Nestor Burma è stropicciato, accartocciato e in questo ultimo romanzo, Il cadavere ingombrate, pubblicato da Fazi Editore, si dimostra ancora più in difficoltà che in altri casi.

Tanto è vero che, sin dall’inizio, Burma si blocca. Ha un appuntamento con la signora Désiris; è stato ingaggiato per scoprire qualcosa su del denaro depositato nel conto del marito.

Suona e senza aspettare risposta, prova ad aprire la porta. Subito si accorge che qualcosa non va: la porta è bloccata dall’interno e non si apre. Forza l’apertura e si infila dentro l’appartamento, ma al buio. Va a tentoni e quando riesce a far luce, trova il suo primo ostacolo.

A bloccare la porta è la servetta, svenuta sul pavimento. Un sospiro di sollievo per non aver trovato un cadavere. Tuttavia lo scenario successivo è ben peggiore e inaspettato.

La signora Désiris è morta e appresso a lei c’è anche il cadavere del marito. Sembra che quest’ultimo abbia fatto fuoco sulla moglie e poi si sia suicidato. Omicidio-suicidio, dunque. Purtroppo per Burma le cose stanno diversamente.

Come? Sta a voi scoprirlo.

La scrittura è sublime. Malet asciuga la prosa e predilige periodi brevi ma densissimi, come quando si fa asciugare il brodo per ricavarne una crema.

Se amate il noir alla francese e le inevitabili scorrettezze di un detective libertino, anarchico e ribelle, allora non lasciatevi scappare questo romanzo.

Léo Malet


Léo Malet, l’anarchico conservatore, come amava definirsi, è uno dei padri del romanzo noir francese. Nato al numero cinque di Rue du Bassin, a Montpellier, figlio di una sarta e di un impiegato, rimane prestissimo orfano. È il nonno, bottaio e grande lettore, che si prende cura del nipote e lo inizia alla letteratura. A sedici anni Léo Malet si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna. Determinante è l’incontro con André Colomer, disertore e pacifista: Colomer gli dà una famiglia e soprattutto lo introduce in ambienti anarchici. In questo periodo Malet collabora anche a vari giornali e riviste («En dehors», «Journal de l’Homme aux Sandales», «Revue Anarchiste»).

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