Sinossi. È la vigilia di Natale, e un treno diretto da Londra alle Highlands, tra le impervie montagne scozzesi dal paesaggio mozzafiato, deraglia all’improvviso poco dopo Edimburgo, rovinando i piani per le feste delle persone a bordo. Con il convoglio bloccato da una terribile tempesta di neve nel bel mezzo del nulla, un assassino si aggira indisturbato per le carrozze: il mattino seguente uno dei passeggeri viene ritrovato senza vita. A bordo c’è la detective in pensione Roz Parker: è in viaggio per andare a trovare sua figlia che sta per partorire, ma non può resistere alla tentazione di condurre un’ultima indagine. Certo, il caso si presenta decisamente complesso da risolvere, persino per l’investigatore più esperto. Mentre le accuse reciproche iniziano a essere sempre più difficili da gestire, tra i sopravvissuti si formano alleanze inaspettate. Riuscirà Roz a trovare il colpevole prima del prossimo omicidio?
IN TRENO CON L’ASSASSINO
di Alexandra Benedict
Newton Compton Editori 2023
Stefania Cherchi ( Traduttore )
Giallo, pag.288
I rapporti tra romanzo giallo ed enigma
I rapporti tra romanzo giallo ed enigma sono di strettissima parentela in quanto tra i racconti di Edgar Allan Poe, che viene considerato il padre nobile del genere, raccolti solitamente con il titolo di “Racconti straordinari” o “Racconti di raziocinio” assieme alle avventure dell’investigatore dilettante Auguste Dupin, il primo detective, progenitore diretto di tanti celebri protagonisti del genere, viene presentato anche una piccola perla di logica, il racconto “Lo scarabeo d’oro” che ha come caratteristica la decifrazione di un codice segreto, la cui soluzione permetterebbe il recupero del tesoro nascosto dal pirata William Kidd.
Questa novella , che riflette la passione di Poe per la crittografia, ha generato un nutrito sottogenere, frequentato dai migliori autori della detection, partendo da Sir Arthur Conan Doyle, che ne “I pupazzi ballerini” (The Dancing Men) rende omaggio a Poe con la proposizione di un crittogramma che ricorda quello dello scrittore di Boston, continuando per Richard Austin Freeman, il creatore del dottor Thorndyke, con “Il cifrario moabita” e tanti altri giallisti.
Il giallo deduttivo del resto viene chiamato all’inglese “Whodunit” cioè “Chi l’ha fatto?” e ciò rende chiaro che sia un interrogativo simile al quiz, dove si deve trovare una risposta ad un fatto enigmatico. Il primo assassinio della storia, quello di Abele, non necessitava di un’inchiesta e di una domanda simile mentre gli omicidi di Rue Morgue, che videro l’esordio di Auguste Dupin fecero sorgere il quesito da risolvere come un’equazione.
Da allora i migliori giallisti hanno utilizzato questo stereotipo coniugandolo in modi diversi e originali come l’anagramma, l’indovinello, i codici crittografici, la filastrocca, i cruciverba e le tante derivazioni che l’enigmistica permette.
Nell’autobiografia di Agatha Christie “La mia vita”, la regina del giallo racconta un episodio della sua infanzia; Non era quella la prima pantomima a cui assistevo. Zia-nonnina, quand’ero più piccola, mi aveva condotto al Drury Lane a vedere Dan Leno nelle vesti di Mamma Oca. Mi ricordo di averlo sognato per settimane, in seguito; mi sembrava la persona più straordinaria che avessi conosciuto.”
Una delle figure archetipe nel mondo delle fiabe è proprio Mamma Oca, sognata dalla piccola Agatha, che è un’immaginaria autrice di favole e filastrocche e il cui fascino crebbe a dismisura in seguito alla pubblicazione della raccolta di Charles Perrault “I racconti di Mamma Oca”.
È molto probabile che Agatha Christie sia stata invogliata ad usare le filastrocche da un autore come S.S. Van Dine che nel suo romanzo “L’enigma dell’alfiere” usa le Nursery Rhymes contenute nel libro “Le filastrocche di Mamma Oca” come indizi per la soluzione del caso:
“Chi ha ucciso il Pettirosso?” E il passero: “Son io,
con la freccia e l’arco mio. Io ho ucciso il pettirosso.”
Per rimarcare ancor di più l’irrazionalità dell’ambientazione Van Dine aveva pensato ad un titolo diverso: “The Mother Goose Murder Case”, poi fu portato dai suoi editori a scegliere un titolo diverso per non far credere che fosse un libro per bambini.
Secondo Thomas Narcejac c’è una “misteriosa corrispondenza tra l’incantesimo di una filastrocca infantile e una storia che da quello sembra inspiegabilmente guidata. Come Alice incontra Humpty- Dumpty, così un appassionato di romanzi polizieschi si scontra con il nonsense di situazioni
inestricabili: per esempio, in Ellery Queen, l’enigma dell’uomo vestito alla rovescia (In “Il delitto alla rovescia” “The Chinese Orange Mistery”) e trovato morto in una stanza dove tutto è alla rovescia. In entrambi i casi abbiamo a che fare con l’assurdo.”
La filastrocca o Nursery Rhyme è un filo conduttore che lega diversi romanzi della Christie che aveva una vera e propria passione per il tema, come si può notare anche solo da una rapido sguardo alla sua bibliografia, dove sono tantissimi i titoli che richiamano filastrocche conosciutissimi dagli anglofoni.
Alla base c’è sicuramente un rumore di fondo psicologico che rimane dal tempo dell’infanzia e che permette di avere un background condiviso con il lettore, che viene attirato in un viaggio all’indietro nel tempo. La Nursery Rhyme poi contribuisce a creare un sottotesto irrazionale che stupisce e confonde, ambiente ideale per un giallista che mescola le carte per non far capire il filo principale della trama.
In terzo luogo serve per nascondere i moventi e i potenziali assassini.
In uno dei sui romanzi più interessanti “La serie infernale” (The ABC Murders) del 1936 Poirot si trova a investigare su quattro omicidi compiuti da uno dei primi serial killer e stenta a penetrare la logica di queste uccisioni. Poi, grazie anche ad una filastrocca (“Han preso una volpicina/ l’han chiusa in una cantina/ non ne uscirà mai più/ mai più mai più mai più”) raggiunge la soluzione del mistero:
“Dov’è che uno spillo può passare inosservato? Sopra un puntaspilli. In quali condizioni un singolo omicidio farà meno impressione? Nel caso in cui esso faccia parte di un’intera serie di delitti.”
Oggi questa soluzione può sembrare banale dopo ottant’anni di delitti di carta che hanno avuto spiegazioni simili ma ai suoi tempi era davvero un espediente spendibile.
Per creare una catena di fatti su cui appoggiare i moventi, veri o falsi che fossero, le filastrocche consentivano una mole sterminata di suggerimenti e stimoli.
Questi fatti mettono in luce un aspetto ludico della narrativa gialla, esplicitato da numerose prove, come la costituzione del Detection Club, un sodalizio fondato da come Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Anthony Berkeley e Ronald Knox, che lo cita espressamente “Is a demerit in a detective novel if the autor does not “play fair by the reader”.
Alcuni giallisti di valore come John Haslette Vahey che scriveva anche sotto lo pseudonimo di Vernon Loder, non vennero mai ammessi al prestigioso club proprio perché non si uniformarono alla norma dell’onestà della trama.
Un altra prova che il giallo venisse visto come un gioco viene data dalla stessa Christie nel racconto “Il Club del Martedì Sera”, che vede l’esordio della mitica Miss Marple, dove alcune persone riunite a casa di Miss Jane cercano di risolvere un caso presentato da un ex sovrintendente di Scotland Yard e Joyce l’artista lancia la proposta di creare un Club per sfidare gli altri membri a trovare la soluzione dei casi proposti.
“Scommetto che potrei battervi tutti a questo gioco. Io sono non soltanto una donna, e dire quello che volete, ma le donne hanno doti d’intuizione che sono negate agli uomini. Vedo cose che voi non vedete.(…) Conosco la vita come non potrebbe conoscerla la nostra cara Miss Marple qui presente.”
Agatha Christie attraverso il personaggio di Joyce pone l’accento su un altro punto focale del genere, l’aspetto ludico della detection story. “I bet I could beat you all at this game “ dice infatti nella versione originale inglese e il game, il gioco è il fine ultimo della narrativa di genere nei primi decenni del secolo scorso.
Per lo scrittore e storico del giallo Martin Edwards ciò fu dovuto alla voglia di dimenticare l’immane macello della Grande Guerra dove quasi tutti i grandi protagonisti del genere parteciparono al conflitto o ebbero familiari e conoscenti impegnati nei combattimenti in terra francese.
Questo atteggiamento fece virare il genere giallo verso il versante ludico, come dimostrato dai tanti libri scritti in collaborazione tra i soci del Detection Club dove ognuno si limitava a scrivere un capitolo, magari avendo in mente un colpevole diverso da quello immaginato da chi aveva concepito il capitolo precedente.
Il più famoso critico di romanzi gialli dell’epoca, Torquemada, pubblico uno strano libro dove le pagine furono assemblate in modo appositamente sbagliato per creare un vero e proprio rompicapo e malgrado fosse stato messo in palio ai solutori del caso, furono solo tre le risposte esatte.
Da poco questo libro, “La mascella di Caino”, è stato pubblicato anche in Italia, con ottimi volumi di vendita.
Uno dei più grandi giallisti in assoluto, Ellery Queen (che poi in realtà era il nome d’arte di due cugini di New York, Frederick Dannay e Manfred Lee) è stato sempre affascinato dall’enigma e nei suoi primi romanzi lanciava una vera e propria sfida al lettore come questa lanciata nel libro d’esordio “La poltrona n°30 (The Roman Hat Mystery) del 1929:
“Nella moderna letteratura poliziesca è ormai pratica corrente quella di porre il lettore nei panni dell’investigatore. A questo proposito sono riuscito a convincere il signor Queen a permettere in “La poltrona n°30” l’interpolazione di una Sfida al Lettore… “Chi ha ucciso Monte Field?” “Come è stato commesso l’assassinio?”
Ellery Queen ha spesso inserito nei suoi romanzi e racconti il cosiddetto “messaggio in punto di morte” in cui la vittima tenta, in fin di vita, di identificare l’assassino con lettere, immagini o qualsiasi cosa abbia a portata di mano e questo espediente narrativo è diventato quasi il marchio di fabbrica della premiata ditta “Dannay e Lee”.
Tra i maggiori giallisti inglesi c’è anche Colin Dexter, il cui personaggi cardine è l’ispettore Morse che condivide con il suo creatore la passione per l’enigmistica e per i cruciverba, dato che Dexter era uno dei massimi enigmisti inglesi e tra le sue opere c’è anche un manuale per la soluzione dei cruciverba più ostici, “Cracking Cripti Crosswords” Offox Press LTD Oxford 2010.
Dexter era una celebrità nel Regno Unito e per un suo intervento ad una fiera del libro sono stati venduti biglietti a 12 sterline e cinquanta, come per una pop-star.
Sono tantissimi gli autori di gialli che sono stati conquistati dalla passione per l’enigma e ogni anno vengono pubblicati diversi libri con queste caratteristiche come “A cena con l’assassino” dove gli indovinelli e gli anagrammi sono la colonna portante del volume, il cui titolo originale, non a caso, è “The Christmas Murder Case”.
In questo giallo di grande successo ci sono tutti gli stereotipi che plasmano l’identità del giallo deduttivo classico sia pure rivisti in chiave moderna, come è accaduto anche nel libro successivo “In treno con l’assassino”, dove Alexandra Benedict ambienta degli omicidi, in cuccette chiuse dall’interno, in un treno bloccato in campagna durante un torneo di quiz. Come si vede ci sono tantissimi cliché che il lettore identifica al volo perché , come scrisse Umberto Eco,
“Due cliché fanno ridere. Cento cliché commuovono”.
Perché si avverte che oscuramente i cliché stanno parlando e celebrano una festa di ritrovamento” ed è proprio una festa per gli appassionati del genere leggere i gialli della Benedict perché si percepisce chiaramente la passione che l’ha portata a scrivere questi omaggi all’età d’oro del giallo.
Recensione
Dopo il successo di “A cena con l’assassino” (The Christmas Murder Game) Alessandra Benedict torna in libreria con “In treno con l’assassino” (Murder on Christmas Express) e sono sicuro che il giallo piacerà molto a tutti i cultori del giallo classico
Alexandra Benedict infatti utilizza tutti i topoi che hanno costruito il mito della detection novel come già esplicitato dai titoli che rievocano tutte le situazioni cardine del genere, come il Natale, il treno, l’ambiente chiuso, la camera chiusa e il game, il gioco che poi diventa mortale.
Il delitto a Natale ha sempre ispirato i giallisti perché, come dice Hercule Poirot in uno dei migliori gialli di Agatha Christie, “Il Natale di Poirot “(Hercule Poirot’s Christmas) del 1938, “è molto più facile che un delitto avvenga durante il Natale perché c’è molta ipocrisia… e lo sforzo per essere amabili crea un malessere che può essere in definitiva pericoloso e, come scrisse Isaac Asimov, “se per avventura vi sentite un po’ nauseati in questo periodo dell’anno e avete bisogno di un contrappeso alla saccarinità della stagione, un giallo è il libro per voi”.
Anche il treno è un ambiente ideale per un delitto in quanto la promiscuità e la confusione che si crea in un luogo chiuso e claustrofobico catalizza istinti omicidi come raccontano decine e decine di gialli che ormai hanno creato un sottogenere omogeneo e come accade anche in “In treno con l’assassino” dove Alexandra Benedict dimostra sempre una grande attrazione per gli enigmi e gli anagrammi ma li dispone all’esterno della narrazione, diversamente dal suo primo giallo dove erano parte integrante della trama sviluppata attorno a degli enigmi da risolvere in una casa isolata e piuttosto ansiogena.
Qui ci sono molti elementi caratteristici del canone ma vengono aggiornati alla realtà contemporanea, con personaggi completamente dipendenti dai social, sempre connessi con tutto il mondo ma quando si trovano isolati in un treno bloccato in una campagna flagellata dal maltempo non riescono a gestire la pressione e le difficoltà.
Rosalind Parker è un ex detective del CID Dipartimento Investigazioni Criminali, “specializzata nell’estorcere confessioni, e nel fottere la gente così tanto che a un certo punto preferiscono costituirsi.”
Rosalind detta Roz sta viaggiando verso la Scozia dove la figlia Heather sta per partorire e in treno trova una curiosa e variegata compagnia che comprende anche Meg Forth, una notissima influencer spesso in streaming sui social e il suo fidanzato Grant, star dei reality show, un gruppo di studenti quizdipendenti che si sta preparando per una gara televisiva e la famiglia di un professore universitario attraversata da tensioni interne.
Da una comitiva così conflittuale no è difficile aspettarsi dei guai e infatti dopo alcune scaramucce con gli altri compagni di viaggio Meg viene trovata morta nella sua cabina chiusa dall’interno.
Mentre Roz, visto che il treno è stato bloccato dalla caduta di un albero, essendo la perdona con più esperienza di indagini prende in mano la situazione e comincia ad interrogare i testimoni, anche il bellicoso Grant trova la morte, anche lui in una cabina chiusa a chiave.
Dalle immagini del suo ultimo post sui social, postate in diretta sembra che Meg accusi Grant di averla colpita ma molti indizi portano Rosalind a pensare ad una teoria alternativa ma è difficile indagare senza supporto di un medico legale che possa indicare cause e modalità dei decessi, dovendo anche gestire un gruppo di persone indisciplinate e ribelli.
Lo percepiva anche su quel treno, come se i guai fossero in agguato alla fine di una lunga galleria. La carrozza ristorante era come una sorta di limbo dove non c’erano regole.”
Roz è una patita di quiz e tenta di ricostruire la gara di enigmi svoltasi in treno per cercare qualche indizio che consenta di capire in contesto in cui sono avvenuti gli omicidi:
“ Roz adorava i quiz. Aveva fatto parte della squadra del suo comando per anni, ed era famosa per essere la solutrice di quiz più brava e competitiva della polizia, almeno finché il terzo gin della serata non si faceva sentire e cominciava a ridacchiare, trovando la cosa estremamente buffa. Collezionava fatti e immagini con la stessa voracità con cui ammassava articoli da toilette delle stanze d’albergo.”
Roz restò ferma sulla soglia della cabina e la osservò con la massima attenzione. Quando lavorava in polizia aveva messo a punto una tecnica per esaminare le scene del crimine, di persona o in fotografia. Guardò ogni angolo della cabina come se facesse parte di un puzzle che doveva risolvere. Fu felice di poter usare lo stesso metodo anche in quella circostanza. Perché creava un nuovo strato isolante tra lei e l’orrore.”
Le cose si complicano ancor di più quando viene trovato il cadavere di Beck, una componente del gruppo degli amanti di quiz, forse la più antipatica e supponente ma Rosalind, pur oppressa dalle notizie non fauste che arrivano dall’ospedale dove è ricoverata la figlia, da qualche dialogo carpito e da alcuni indizi rivelatori può elaborare un valido disegno logico, malgrado il caso sia ricco di giochi di specchi ingannatori e false piste create apposta per deviare l’attenzione sui veri moventi degli omicidi.
Alexandra Benedict utilizza i più collaudati stereotipi della tradizione narrativa della detection innervandola con contenuti molto attuali come la dipendenza dei giovani dall’universo tecnologico che crea una bolla mediatica dove vivono e che crea uno spaesamento drammatico, la violenza degli uomini tossici nei riguardi delle donne e la mancanza di sicurezza che permea la società attuale, coniugando la trama con la sua passione per gli enigmi e per gli anagrammi.
Se “A cena con l’assassino” mi era piaciuto “In treno con l’assassino” mi ha letteralmente entusiasmato per la grande bravura di Alexandra Benedict nel creare un giallo classico con contaminazioni estremamente interessanti e di stringente attualità, anche se mi resta un dubbio sulla reale possibilità di un aspetto fondamentale del plot.
A cura di Salvatore Argiolas
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Alexandra Benedict
È un’autrice pluripremiata di romanzi, racconti e sceneggiature. Ha composto musica per film, TV e radio, e, più recentemente, per produzioni BBC Sounds e Audible. Tiene corsi di Scrittura creativa di crime e thriller alla City University. Con la Newton Compton ha pubblicato A cena con l’assassino, che ha avuto un clamoroso successo di pubblico, e In treno con l’assassino.