Bronzo




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Antonello Pellegrino

Editore: Condaghes

Genere: Romanzo protostorico

Pagine: 352

Anno di pubblicazione: 2015

Sinossi. Mediante un avveniristico sistema di elaborazione geografica viene scoperta una tomba di giganti ancora inviolata. Una parte del contenuto dell ́antico sepolcro, inspiegabile per gli archeologi, apre uno spiraglio su una lontana tragedia… Dentro questo enigma una civiltà millenaria rivive con le sue passioni e i suoi sogni, in un Mediterraneo già allora luogo di scontro, ma anche di scambio, tra i popoli di tre continenti. Attraverso le tracce della storia e gli strumenti del futuro, i protagonisti – coloro che cercano – manifestano il medesimo desiderio di conoscenza che annulla le distanze temporali facendo convergere le loro vite parallele. Emozioni e speranze si intrecciano, sorrette da visioni universali che uniscono gli animi dei Shirideàn. Una trama avvincente e ben strutturata che si succede su due piani temporali distinti fa rivivere al lettore l’avventurosa saga di un drappello di coraggiosi pionieri nuragici e le vicende di un suggestivo giallo archeologico.

Recensione

Quindici secoli prima di Cristo il paesaggio della Sardegna era già punteggiato da tantissimi monumenti caratteristici costruiti da un popolo che si sviluppò in pieno in quella che viene chiamata Età del Bronzo medio che copre orientativamente l’intervallo compreso tra il 1400 e il 1100 a.C.

In questa epoca e in questo territorio, tra Tombe dei Giganti, nuraghi, Domus de Janas, Dolmen, pozzi sacri, Regge nuragiche, Menhir e altre costruzioni megalitiche si svolge la storia del principe Tholis che rientrato da una lunga spedizione commerciale nelle fredde terre che stanno nel lontano nord, durante una cerimonia sacra nel santuario di Ser conosce il guerriero Olai capo degli Abin.

Olai racconta a Tholis delle sue scorrerie nel delta del Nilo, nelle terre delle piramidi, assieme ai terribili conterranei Shardana mentre il principe gli svela un segreto importantissimo, il luogo dove si può trovare stagno purissimo quasi senza doverlo pagare.

Lo stagno, definito “metallo amico” da Primo Levi ne “Il sistema periodico”, è un minerale indispensabile perché assieme al rame forma il bronzo ma mentre quest’ultimo si trovava facilmente in Sardegna, lo stagno era molto raro nell’isola e bisognava importarlo a prezzi esagerati e il giacimento scoperto da Tholis nell’estremo settentrione avrebbe fatto delle loro tribù le più prestigiose nella terra dei nuraghi.

Lo stagno era tanto ricercato da essere quasi una divinità di cui non si poteva neanche parlare tanto era tabù ogni riferimento al metallo e chi poteva disporre del bianco elemento poteva diventare sovrano assoluto.

Naturalmente il segreto che Tholis conosce è pericolosissimo e scatena invidie, cupidigie e ritorsioni da parte di altre popolazioni sobillate da un sacerdote rivale.

Il principe incide la mappa della terra dello stagno in una sottile di bronzo che verrà rinvenuta tantissimo tempo dopo vicino al Nuraghe Palmavera vicino ad Alghero da una spedizione archeologica guidata dal professor Gianni Mele.

Il racconto della scoperta moderna dei manufatti e di antichi resti umani si alterna al viaggio dei nuragici alla volta del porto dove aspettano le navi pronte alla spedizione verso nord.

Un tragico epilogo unirà i due piani temporali in un disegno narrativo unico che racconta la grande avventura dell’uomo in Sardegna.

Antonio Pellegrino immagina una storia avvincente in un periodo di cui non ci arrivato quasi niente di scritto ma le cui testimonianze fisiche sono ancora pienamente visibili e con ricorrenti temi che si perpetuano nel tempo.

Le varie tribù nuragiche erano sempre in guerra tra loro e ciò viene evidenziato anche nel romanzo: “Comunque aveva fatto capire che un gruppo di guerrieri in armi non era il benvenuto sulle loro terre, rifiutando implicitamente l’ospitalità. Non era buon segno; pareva che tutta l’isola, in quei tempi, fosse percorsa da una ventata di odio fratricida.”

Che questo non fosse un problema solo dell’Età del Bronzo lo testimonia il fatto che l’imperatore Carlo V sbarcando in Sardegna tremila anni dopo avrebbe detto che i sardi erano “pocos, locos y mal unidos” (pochi, matti e disuniti).

“Bronzo” è il primo atto di una trilogia protostorica comprendente anche “Dalla scura terra” e “Le vie dell’ambra” che immagina la vita in quel passato così distante ma anche così simile al presente in quanto costruito da uomini con le stesse nostre virtù e i nostri stessi difetti che si tramandano dalla notte dei tempi.

E’ questo il pregio maggiore del romanzo, mostrare che l’esistenza di quei nostri progenitori ha caratteristiche molto simili a quelle contemporanee.

Se i monumenti testimoni della parte protostorica esistono ancora, come la stupenda Reggia nuragica di Barumini, il Santuario di Santa Vittoria di Serri e il Nuraghe Santu Antine di Torralba ci danno un’idea del passato, la narrazione di Antonio Pellegrino offre una visione nuova e sorprendente degli artefici di queste meraviglie e ci porta in un mondo duro, crudele ma estremamente affascinante.

 

 

Antonello Pellegrino


è nato a Imperia da genitori sardi. Ingegnere e scrittore, appassionato di storia, archeologia e ricerca scientifica, vive e lavora a Cagliari. Già autore di testi per la scuola secondaria e l ́università, si occupa di infrastrutture e di tecnologie dell ́informazione e della comunicazione in qualità di dirigente presso la Regione Autonoma della Sardegna. Ha esordito in narrativa col romanzo di ambientazione protostorica Bronzo (2006), cui hanno fatto seguito il romanzo Dalla scura terra (2010), la raccolta di racconti storici Angelus (2013) e Le vie dell ́ambra (2016).

 

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