Brucia l’aria




Recensione di Giuseppe Tursi


Autore: Omar Di Monopoli

Editore: Feltrinelli

Genere: narrativa

Pagine: 207

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Durante l’estate del 1990 un gigantesco incendio ha divorato buona parte del litorale di Torre Languorina, terra di nessuno all’estremità più orientale di un Salento lontano da qualsiasi traiettoria turistica. Tra i resti bruciati dell’immenso falò viene rinvenuto un cadavere, che le autorità registrano subito come il responsabile del disastro: si tratta di Livio Caraglia, pompiere locale dai trascorsi ambigui. Per alcuni un eroe, per altri un estortore locale in odore di mafia. Dopo vent’anni sono i suoi figli a fare i conti con la cenere di quel passato. Rocco Caraglia, il maggiore, si sforza di rigare dritto, dopo aver scontato una lunga detenzione per l’omicidio di un finanziere mentre era alla guida di un camion che trasportava sigarette di contrabbando. Gaetano, ancora minorenne, non accetta che il fratello rispetti la legge e frequenta il suo vecchio socio, Pilurussu, con cui sogna di cambiare il proprio destino scommettendo sui combattimenti di cani. Rocco e Gaetano convivono nella decadente masseria di famiglia, accudendo la madre malata con l’aiuto di Nunzia – primo amore mai dimenticato di Rocco, che ora è madre, e moglie di una guardia giurata. Il distacco è avvenuto negli anni della prigione, ma adesso che Rocco sembra deciso a restare dentro il perimetro della legalità anche per Nunzia non è facile incontrarlo ogni giorno senza sentire rinascere quell’amore interrotto… Quando Precamuerti, un vecchio capobastone della Sacra corona unita, fa ritorno dalla latitanza, deciso a riorganizzare il mandamento provinciale, i fragili equilibri su cui si regge la comunità collassano. Noir e western confluiscono in un gotico meridionale aspro e potente, crudo eppure aperto ai sentimenti. Ogni frase è specchio dei conflitti, dei paradossi e delle contraddizioni di quel Mezzogiorno che Omar Di Monopoli racconta con ironia, sincerità e rigorosa precisione delle immagini.

Recensione

A distanza di quattro anni dalla sua ultima pubblicazione per Adelphi, Omar di Monopoli torna in libreria con brucia l’aria, questa volta edito da Feltrinelli, riprendendo le storie ambientate a Torre Languorina, città fittizia del Salento, in cui corruzione, criminalità organizzata, derelitti umani arrancano in una vita dove vige la regola del più forte.

Scordatevi, quindi, di ritrovare nelle pagine di brucia l’aria la vita mondana del Salento, le discoteche, il divertimento. Quella rappresentata da Di Monopoli è la parte più cruda, e probabilmente la più vera, del sud Italia.

Nel 1990, un incendio di grandi dimensioni distrugge parte del litorale di Torre Languorina. Della sciagura, viene accusato Livio Caraglia, pompiere e personaggio ambiguo, conosciuto da tutti in paese.

Vent’anni dopo i figli di Livio, Rocco e Gaetano, si barcamenano in una vita che per loro non è stata per nulla facile. Rocco, dopo la galera, sembra essere diventato un’altra persona, cerca di tenere unita la famiglia come meglio può; mentre Gaetano non riesce a uscire dal pantano della malavita, con il suo compare Pilurussu, addestrano cani per lotte clandestine. Ma la Sacra corona unita locale è in fermento. Torre Languorina ben presto si trasformerà in una polveriera pronta ad esplodere, la terra arida sarà innaffiata da lacrime e sangue.

Omar Di Monopoli continua su quel filone letterario di spaghetti western che l’ha reso celebre in passato con i suoi precedenti romanzi, di fatto inventando un genere letterario che in Italia mancava, e che prende spunto dai grandi autori americani maestri del genere Southern Gothic, e dal cinema di Quentin Tarantino e Sergio Leone. Quello che più sorprende della scrittura di Di Monopoli, è di riuscire a rendere, con le parole, immagini vivide che il lettore riesce a visualizzare perfettamente nella sua mente. I personaggi non vengono contraddistinti da quello che pensano, ma da come agiscono, parlano e si comportano in diversi contesti.

Un altro tratto distintivo dell’autore è l’uso che ne fa della lingua: la contaminazione tra il dialetto salentino e un italiano aulico, pomposo, ricercato è davvero sorprendente, dimostrazione di un lavoro meticoloso e puntiglioso da parte dell’autore.

In definitiva, se siete appassionati del genere americano Southern Gothic di cui hanno fatto parte autori illustri come Faulkner, Flannery O’Connor, Cormac McCarthy vi consiglio di leggere i libri di Omar Di Monopoli, e se non ne siete appassionati, vi consiglio di leggerlo ugualmente, perché, come è capitato al sottoscritto, dopo aver letto Di Monopoli, il Southern Gothic è diventato uno dei miei generi letterari preferiti.

A cura di Giuseppe Tursi

instagram.com/giuseppetursi.libri

Omar Di Monopoli


Omar Di Monopoli, classe 1971, è uno scrittore italiano. Dopo aver lavorato per un decennio come redattore e grafico all’interno di numerose piccole realtà editoriali del Salento, si è affacciato nel panorama culturale nazionale nel 2007 entrando a far parte del catalogo di autori delle edizioni milanesi ISBN. Il suo primo romanzo è stato Uomini e cani (ISBN, 2007), seguito, l’anno successivo, da Ferro e fuoco (ISBN, 2008), una storia corale ambientata tra i nuovi schiavi della raccolta nei campi dello sperone del Gargano. Nel 2010 per la medesima casa editrice è uscito La legge di Fonzi, terzo capitolo di questa ideale trilogia neo-western che narra di vicende ambientate in un paesino fittizio del brindisino stretto tra le maglie della Sacra Corona Unita.  Nel 2014 pubblica la raccolta di racconti Aspettati l’inferno mentre Nella perfida terra di Dio è del 2016 (Adelphi).

 

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