BUIO PADRE
di Michele Vaccari
Marsilio 2023
narrativa, pag.384
Sinossi. Crinale è un borgo sperduto tra i monti liguri e i suoi boschi. Vive di attività antiche: falegnameria, agricoltura, manifattura. I ragazzi che vi abitano, condannati a un futuro privo di slanci, sono divorati dalla fame di vita, e non fanno eccezione quattro amici tanto diversi quanto inseparabili: Vinicio, Raul, Adamo e Dafne, morsi ognuno da sogni, frustrazioni e disagi. Quando l’ultima falegnameria chiude e il padre di Vinicio perde il lavoro, la sua famiglia è costretta a trasferirsi. Per salutarlo, gli amici del ragazzo organizzano una festa in una chiesa sconsacrata che custodisce un terribile segreto risalente a centinaia d’anni prima. Quella stessa sera scoppia un temporale che si tramuta in un’alluvione biblica: il borgo viene travolto dal fango, la grande montagna che lo domina si spacca in due. Dal mattino seguente, i padri del paese iniziano a manifestare dei comportamenti strani: c’è chi si aggira per casa parlando coi muri, chi intona canti notturni nel cimitero, chi stipa l’auto di armi come per prepararsi al giorno del giudizio. I quattro amici, allarmati, si mettono a indagare intorno al mistero, e scoprono che alla radice della degenerazione dei genitori c’è qualcosa che si cela oltre la frattura apertasi nel cuore della montagna durante il nubifragio, e che adesso reclama vendetta. Attraverso una lingua immaginifica e un intreccio ricco di colpi di scena che fa pensare a Stranger Things, al King di Stand by Me e all’Ammaniti di Anna, Vaccari narra l’Italia post-Covid e le disillusioni dei giovani d’oggi in un racconto ammantato di un’atmosfera fiabesca, gotica e soprannaturale che mette i brividi.
Recensione di Sara Zanferrari
Prima di tutto c’è una storia.
Una storia fantastica, un po’ dark, un po’ horror, un po’ (molto) avventurosa, un po’ romanzo di formazione. Un po’ molte altre cose.
La premessa è necessaria: nessuna sinossi è in grado di restituire una definizione per questo romanzo, che di fatto è multiforme, non si lascia “stringere”, come il mercurio scappa dal suo contenitore. Di fatto non si lascia definire. E non resta, pertanto, che una cosa da fare: leggerlo.
C’è la montagna (ligure), la provincia (ligure), l’amicizia (di 4 ragazzi, Vinicio, Raul, Adamo e Dafne), l’evento che scombina tutto, un’alluvione, dei padri che “impazziscono”, la difficoltà e l’avventura dell’essere ragazzi, la crescita, l’amicizia, il mistero e l’occulto (o giù di lì).
Ce n’è per tutti i gusti. Divertimento, suspence, un po’ di paura, riflessioni, avventura, difficoltà generazionali, vita di provincia, padri, e figli.
Tre dei quattro amici organizzano una festa a sorpresa per il quarto, Vinicio, che dovrà trasferirsi altrove con la famiglia. Una festa in una, manco a dirlo, chiesa sconsacrata che si trova in un’ancora più lugubre località denominata Pieve del Diavolo. Nome omen.
Ciliegina sulla torta: arriva un temporale furioso, così spaventoso che diventa un’alluvione apocalittica (con tanto di montagna che si spacca in due), che scombinerà il paese (Crinale) e tutti i suoi abitanti.
Ma in particolare, ad essere scombinata sarà una “categoria” specifica: i padri. Dalla notte dell’evento, che si suggerisce sia di natura soprannaturale, scatenato da forze occulte disturbate dalla festa tenutasi in un luogo che doveva restare off limits, ecco che i padri del paese cominciano a comportarsi tutti in maniera a dir poco strana.
Ai ragazzi, nemmeno a dirlo, il compito di capire, affrontare, e coraggiosamente risolvere, qualunque entità o fatto abbia causato quanto sta accadendo. Il lieto fine sarebbe d’obbligo in questi casi, ma noi naturalmente non vi diremo se sarà così.
Un romanzo avventuroso come non leggevo forse dai tempi di Salgari e della scuola, tensione e divertimento come in un film di Indiana Jones (ma più di tutti, i Goonies), riflessioni e conflitti familiari che parlano sia ai giovani sia agli adulti.
Un romanzo “senza tempo”, sia interno che esterno, un tempo sospeso quello fra le pagine, che passa dalla leggenda ai giorni nostri, spostandosi a volte in un tempo senza tempo che potrebbe essere chissà quando, oltre che chissà dove. Senza tempo perché parla a quelle generazioni che già sono state figlie ma anche generatrici (suscitando sorrisi, tristezze, dolcezze), ma parla anche a chi è ancora solo figlio e ne potrà apprezzare soprattutto il ritmo, la musica, il linguaggio e le vicende tipiche dell’età giovanile, specie se vissuta in gruppo o in branco che dir si voglia.
Un’avventura che mi ha travolto, divertito e reso così partecipe delle vicissitudini dei quattro amici, che una volta finito il libro, ho sentito per giorni la mancanza di Dafne, Vinicio, Adamo e Raul, quasi avessi perso dei cari amici con cui avevo condiviso una parte di vita e avvertito la consapevolezza che quell’era legata alla leggerezza e (al tempo stesso) al peso dell’essere giovani, sia, purtroppo, irrimediabilmente finita (ebbene sì, ho una certa età).
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Michele Vaccari
Michele Vaccari, nato a Genova 1980, si occupa di editoria e comunicazione dal 1999. È stato Direttore editoriale di Transeuropa Edizioni. Ha scritto Italian Fiction (ISBN Edizioni), Giovani nazisti e disoccupati (Catelvecchi Editore), L’onnipotente (Laurana Editore), Il tuo nemico (Frassinelli, 2017), Urla sempre, primavera (NNE, 2021).
A cura di Sara Zanferrari