Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Mirko Giachetti
Editore: Frilli
Genere: Noir
Pagine: 160 p. R.
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. “L’uomo osserva la fila dei lampioni nella notte. Riesce a contarne ventuno prima che un’altra puttana bussi al finestrino dell’auto. È la terza nel giro di cinque minuti, ma questo è il Mirabello, meglio noto come L’Onu del sesso. Per la strada nigeriane, slave, ucraine, polacche, rumene e qualche italiana. Le nazionalità assenti sono vendute in porzioni di carne da piacere riciclabile, cucinate da papponi con un cuore di acciaio e servite in appartamenti fatiscenti con contorno di lenzuola orribili. Si tratta di una falla nella moralità del piano regolatore in cui è possibile fare il giro del mondo in ottanta marchette. Sempre che non si abbia paura di addentrarsi in quel che resta dei palazzoni in pura edilizia popolare anni ’60, quando si seppelliva il condomino nel cemento armato.” Mirabello, una terra di nessuno in cui le anime si consumano troppo in fretta. Davide Spelletti attraversa la notte e la propria vita in cerca di una redenzione.
“Il silenzio è il miglior complice dell’ingiustizia.”
Recensione
“… non si è mai abbastanza giovani per morire ma si può essere troppo vecchi per ricominciare a vivere.”
Una scrittura che graffia, che ferisce, spuria, asettica ma che allo stesso modo ti entra, ti attraversa e fa casa in modo violento e crudele dentro di te.
Giachetti racconta una storia nerissima, ma che esula dall’essere una storia fantastica.
Certo, non ne abbiamo mai sentito parlare perché forse non è andata del tutto così, o perché i nomi e i luoghi erano completamente diversi o addirittura, perché se per qualcuno certe persone non valgono niente, tanto vale lasciar perdere la pubblicità.
“Si nasconde dietro un muro di silenzio su cui rimbalza l’oppressione di sbriciolarsi tra mille impegni che la assillano, la rassegnazione di essere schiava a tempo indeterminato…”
Ma qui, di carne al fuoco, appunto, ce ne tanta, troppa per riuscire a rimanerne indifferenti e non scottati.
In un romanzo che appare come il manoscritto di una tragedia annunciata, divisa in atti, con tempi e momenti diversi, con pause ad effetto, con lacrime e sangue gorgogliante, con una sensazione perenne di soffocamento per la mancanza d’aria che in una storia così ti avvolge, si avvinghia a te come un pitone affamato che vuole annientarti, vuole cibarsi della tua anima e della tua carne mortale e insomma, in un libro così l’autore ha deciso che tu, lettore, dovessi fermarti a riflettere.
“Quando ci arrabbiamo il lupo che abbiamo dentro vuole uscire a mordere, ma non dobbiamo farlo uscire, no no.”
Problemi reali, concreti e storie italiane di ogni tempo, che non cambiano, che rimangono a coreografia di una “tradizione”, quella popolare del nostro paese, dove la famiglia mantiene il suo antico ruolo di controllo, dove i figli se non fanno attenzione rischiano di venire a loro volta assorbiti, divorati e di loro, della loro esistenza, del loro semplice esserci, non rimarrà più nulla.
“Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per cosa vivere.”
Devo dire, che quando ho chiesto di poter leggere il libro di questo autore, dalla sinossi avevo intuito qualcosa ma non mi sarei mai aspettata una storia talmente tragica, cruda ma anche a tal punto estremamente vera, da rimanerne effettivamente prigioniera anch’io.
“… niente è per sempre e presto impareranno a essere adulti indifferenti.”
A far da protagonista, sullo sfondo, il quartiere Mirabello di Milano, luogo controverso per molti versi, che si trasformerà altresì in narratore obiettivo di tutta questa triste vicenda.
Il finale, ovviamente, non potrà che trasformarsi nell’epilogo naturale di una menzogna lunga più di quarant’anni, attorno alla quale si sono periodicamente avvicendati maltrattamenti, controllo, egoismo, adattamento forzato, rifiuto, sopportazione e via dicendo che, rientra poi nell’ordine delle cose e naturalmente, il lieto fine non potrà esserci.
Saremo proprio noi, avidi lettori, a perdere ogni speranza.
“Alla fine di un matrimonio, l’amore è un’arma per ferire l’avversario.”
Una scrittura brutale, che però fra le righe nasconde umanità e la voglia, secondo me, di far aprire gli occhi e di cambiare le cose in meglio, partendo dalle situazioni più vicine a noi.
A mio avviso, non vi è altro da aggiungere, se non rinnovare i complimenti a Giachetti per questo romanzo breve ma dall’impatto umano intenso e devastante.
Buona lettura!
Mirko Giachetti
nato nel 1976, lavora a Milano. Attualmente è speaker radiofonico (conduce A tutta pagina e Rock Side: l’altro lato del rock con l’amico e collega Gaetano Monaco), conduttore televisivo (Una poltrona per due: il cinema di genere di ieri, oggi e domani con Roberto Davi), attore (The Wicked Gift, Fino all’Inferno, The Last Heroes, Caleb) e redattore di MilanoNera.
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