Carrie




Stephen King


Traduttore: Brunella Gasperini

Editore: Bompiani

Genere: Thriller

Pagine: 224

Anno edizione: 2024

Sinossi. Carrie è un’adolescente prigioniera del delirio fanatico della madre e presa di mira dai compagni, però ha un dono: può muovere gli oggetti con il potere della mente. Le porte si chiudono., le candele si spengono. Un potere che è anche una condanna. E quando, inaspettato, arriva un atto di gentilezza da una delle sue compagne di classe, un’occasione di normalità in una vita molto diversa da quella dei suoi coetanei, Carrie spera finalmente in un cambiamento. Ma ecco che il sogno si trasforma in un incubo, ciò che sembrava un dono diventa un’arma di sangue e distruzione e scatena una serie di eventi che nessuno potrà mai dimenticare. Torna il primo romanzo del maestro del terrore che ha ispirato due film: il primo del 1976, per la regia di Brian De Palma, con Sissy Spacek; il secondo di Kimberly Peirce, nel 2013, con Julianne Moore nel ruolo della madre di Carrie.

 Recensione di Kate Ducci

Carrie è stato il romanzo di esordio di Stephen King, quello che lo ha fatto conoscere al grande pubblico, che gli ha cambiato la vita e gli ha spianato la strada verso un successo in costante crescita.

In quanto romanzo di esordio, a braccetto con la dichiarata ed evidente passione dell’autore per la letteratura horror, gli ha erroneamente consegnato l’etichetta  di autore di quel genere specifico, togliendo il  giusto riconoscimento alle sue grandissime capacità narrative e all’invidiabile caratteristica di non attenersi a un genere specifico, di rappresentare lui stesso uno stile non racchiudibile in un recinto.

L’idea nasce nella mente dell’autore dopo aver letto un articolo sulla rivista ‘Life’, che aveva come argomento la telecinesi. Nell’articolo, si faceva riferimento a questa particolare abilità e al suo essere più attribuibile agli individui di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile.

Durante un servizio di pulizia presso gli spogliatoi femminili della Brunswick High School, nella mente di Stephen King si materializzò l’idea di cosa sarebbe potuto accadere a una timida e impacciata ragazza dotata di poteri straordinari, che si fosse trovata a rapportarsi con il primo ciclo mestruale al cospetto di tutte le altre compagne di scuola.

Ma Carrie è molto altro. È una brutta e veritiera finestra che si apre su una storia di bullismo e di tentata, nonché fallita, rinascita; è l’esempio pratico di quanto possa non essere sufficiente, per riscattarsi, avere il coraggio di volerlo fare, quando il mondo ha deciso di non autorizzarti a farlo; è una triste riflessione sulla cattiveria umana e la necessità di affibbiare etichette alle persone meno fortunate, per quella codarda esigenza di avere sempre a disposizione qualcuno a cui rapportarci per sentirci migliori.

Dopo questo potente romanzo di apertura, Stephen King ha proseguito il proprio percorso maturando stilisticamente e diventato lo scrittore talentuoso che tutti conosciamo. Ma  a Carrie va il merito non solo di avercelo fatto conoscere, ma di aver fin dagli esordi messo in evidenza una sagace capacità introspettiva, destinata a dar piena espressione nell’arco di pochi anni.

A margine, va specificato che questo romanzo non avrebbe mai conosciuto pubblicazione se non fosse stato per la consorte dell’autore, che lo raccolse dall’immondizia alla quale Stephen King aveva destinato le prime pagine dattiloscritte, poco fiducioso nelle proprie capacità di analizzare con capacità i percorsi emotivi di un’adolescente sfortunata.

A Tabitha King va il merito di aver saputo riconoscere un’ottima storia e di averci consegnato uno scrittore che ha fatto la storia della letteratura mondiale.

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Stephen King


(Portland, 21 settembre 1947) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense, uno dei più celebri autori di letteratura fantastica, in particolare horror, del XX e XXI secolo. Scrittore prolifico, nel corso della sua carriera, iniziata nel 1974 con Carrie, ha pubblicato oltre ottanta opere, anche con lo pseudonimo di Richard Bachman fra romanzi e antologie di racconti, entrate regolarmente nella classifica dei best seller, vendendo complessivamente più di 500 milioni di copie. Buona parte dei suoi racconti ha avuto trasposizioni cinematografiche o televisive, anche per mano di autori importanti quali Stanley Kubrick, John Carpenter, Brian De Palma, J. J. Abrams, David Cronenberg, Rob Reiner, Lawrence Kasdan, Frank Darabont, Taylor Hackford e George A. Romero. Pochi autori letterari, a parte William Shakespeare, Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, hanno ottenuto un numero paragonabile di adattamenti. A lungo sottostimato dalla critica letteraria, tanto da essere definito in maniera dispregiativa su Time “maestro della prosa post-alfabetizzata”, a partire dagli anni novanta è iniziata una progressiva rivalutazione nei suoi confronti. Grazie al suo enorme successo popolare e per la straordinaria capacità di raccontare l’infanzia nei propri romanzi è stato paragonato a Charles Dickens, paragone che lui stesso, nella prefazione a ‘Il miglio verde’, pubblicato a puntate nello stile di Dickens, ha sostenuto essere più adeguato per autori come John Irving o Salman Rushdie.