Castigliego e i tormenti




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Alessandro Maurizi

Editore: Frilli

Collana: Supernoir

Pagine: 240 p.

Anno edizione: 2019

Sinossi. Manuel Castigliego, giovane commissario italo-spagnolo, indaga in maniera non ufficiale sulla morte di Freitas, giornalista indipendente, e tra le sue carte trova un post-it su cui è vergata una sola parola: Sheol. Castigliego apprende dal suo amico arcivescovo Delfo Furiesi che, secondo l’Antico Testamento, lo Sheol è un luogo putrido e tenebroso, il regno di tutti i morti senza distinzione sociale, dove Dio minaccia di precipitare gli uomini. Nel frattempo, durante il conclave che elegge papa Celestino VI, un cardinale muore avvelenato. Assassinio o tragica fatalità? La serie di omicidi non finisce qui e le indagini dell’affascinante commissario Castigliego si diramano in più direzioni, fino a prendere in considerazione la teoria dell’umana pietas, ma l’aiuto di un bizzarro anatomopatologo si rivela prezioso. Unico neo: dovrà diradare la frequentazione con la bella Aurora, la sua ultima conquista.

Recensione. A Roma ci si nasconde e si passa inosservati.

Si scompare come inghiottiti da un baratro. Le strade affollate celano più di una fitta foresta, i palazzi anonimi preservano e nascondono storie. La città è fatta di saluti distratti, di cenni svogliati (…). In quello spazio di cemento e asfalto, però, si poteva trovare un rifugio dove rintanarsi, un luogo dove tenersi alla larga e in questo Castigliego era un maestro.

E maestro lo è Alessandro Maurizi, che dopo l’ottimo e apprezzatissimo Roma e i figli del male, torna a condurci, in questa nuova indagine, nei meandri del Vaticano e in quelli della mente del Commissario Castigliego.

Binari paralleli, l’iter investigativo e il privato del protagonista, animati dalla stessa voglia, bisogno, di disoccultare, moti dell’animo e sovversioni criminali.

Si apre a se stesso, Manuel Castigliego, e di riflesso offre sponde e spunti ai suoi lettori per conoscerlo meglio, comprenderne le asperità eventuali, il carico di pressione, l’istinto dell’ uomo solo al comando, non per arrogata presunzione, bensì per l’essere avvezzo a contare solo sui propri mezzi e ad assumersene ogni responsabilità, se del caso, anche rischiando pelle, carriera, futuro.

Allo scioglimento di certi snodi personali, contribuisce in maniera fortemente erosiva l’incontro/ scontro  con la determinata Aurora, donna intelligente e appassionata, che affascina il commissionario e lo spiazza, facendolo vacillare, di vita e di luce, nomen omen.

Questo afflato verso il luminoso, la chiarezza, allunga la sua spinta e la sua portata nell’indagare su un suicidio sospetto e su altre morti che lo sono altrettanto, e contrasta con intenti opposti, da sfere altre ed alte, che sottotraccia inviterebbero a fermarsi in superficie.

Che invece ci sia da scavare, e ben profondamente, appare chiaro fin da subito a Castigliego, anche se sarà solo nell’evolversi delle indagini che si renderà davvero conto di quanto.

“Nel momento solenne del Conclave, ogni cardinale vale un voto” rispose Liborio,“se fossero stati uccisi nei loro rispettivi ambienti sarebbe stato un atto ad personam, ma nel Conclave assume un altro significato. Diventa un attacco alla Chiesa Cattolica.”

Ma dove inizia e dove finisce la manipolazione?

Chi muove le fila?

Anche Castigliego è pedina su questa scacchiera di potere insanguinata?

Chi farà la prossima mossa e soprattutto… chi farà l’ultima?

Di sicuro non manipola la storia Alessandro Maurizi, sempre più convincente e indubbiamente talentuoso, sicuro nel gestire un plot noir convincente,  accompagnandolo da una scrittura efficace, sensibile e potente, ottima nella costruzione dei dialoghi, serrati alla bisogna ed espressivamente realistici e diretti.

Per non tacere poi, degli spunti di riflessione che sapientemente, senza forzature, senza voler veicolare un messaggio al posto di un altro, incastra nella storia e anche a più ampio raggio. Qui, lo stimolo è rivolto al concetto di pietà.

“(…) Hanno scelto chi uccidere usando la pietà.” Il frate ascoltava le parole di Castigliego.

“(…) In ogni modo la pietà della gente per

il prossimo, nel novantanove per cento dei casi e forse più,  è pietà per se stessi.”

“La pietà è l’essenza dell’anima umana” aggiunse, “provandola l’uomo dimentica se stesso e si immedesima in chi soffre. Spesso

però le persone seguono la pietà perché ne hanno bisogno per tenere a bada il proprio

ego, la propria vigliaccheria.”

Pietà, una virtù che fonda l’umano.

Per i vinti, per chi rimane, per i giusti,

per se stessi, laddove non sia pretesto, non sia maschera.

Alessandro Maurizi


nasce nel 1965 a Tuscania. Sovrintendente Capo della Polizia di Stato, vive e lavora a Viterbo. Dal 2011 è il presidente dell’Associazione Letteraria Mariano Romiti alla quale è legato l’omonimo premio dedicato alla letteratura noir e poliziesca giunto alla settima edizione ed è organizzatore del festival Ombre che si svolge a Viterbo. Il suo romanzo Roma e i figli del male(Fratelli Frilli Editori) ha vinto molti premi in tutta la penisola, ora il seguito delle indagini del suo ispettore romano nel nuovo uscito Castigliego e i tormenti del Papa (Fratelli Frilli Editori).

 

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