CENTOVENTISEI
Autori: Ezio Abbate e Claudio Fava
Editore: Mondadori
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 132
Anno di pubblicazione: 28 giugno 2022
Sinossi. Un vecchio killer in disarmo, una sospettosissima moglie al nono mese di gravidanza, un balordo che vuole farsi mafioso. Accade tutto in una notte d’estate palermitana, con l’aria ferma e la città svuotata. Attorno al furto di una centoventisei si accende un crescendo di presentimenti, equivoci, rivelazioni, fughe. Sullo sfondo, l’ombra densa e a tratti grottesca di Cosa Nostra e dei suoi progetti di morte. Finché la notte si spegne in un’alba limpida e imprevedibile. Claudio Fava ed Ezio Abbate scrivono un racconto di fulminante efficacia in cui, senza mai citarla, alludono ai preparativi della strage di via D’Amelio del ’92. Prendono distanza dalla cronaca degli eventi, ma mettono in scena tre personaggi nella cui vita e nella cui personalità vediamo il mondo di chi è nato sotto la mafia ed è abituato a ragionare e ad agire secondo lo schema “ubbidisco o muoio, uccido o vengo ucciso”.
Recensione di Claudia Cocuzza
“Mi chiamo Gaspare, ho trentadue anni ma tutti mi chiamano Gasparo perché a Palermo i nomi devono finire con la o. Gaspare pare il nome di una pulla. Quindi io sono Gasparo.
Questa qui, seduta accanto a me, è mia moglie Cosima.”
“Mi chiamo Cosima, c’ho ventinove anni e mio marito è un mafioso. Ma è pure un bravo cristiano, un lavoratore, uno che si toglie gli occhi dalla faccia per farmi stare bene. Solo che il suo lavoro è quello: fare cose tinte.”
“[…] Boh, quello che so è che ho diciotto anni, mi chiamo Cristoforo ma tutti mi chiamano Fifetto.
[…] La vita la devi prendere così, altrimenti è lei che ti prende e ti cafudda giù dove io sono stato già troppo tempo e dove non ho più voglia di stare.”
Gasparo, Cosima e Fifetto: sono le voci di questa storia, raccontata attraverso capitoli in cui i loro punti di vista si alternano e a volte si sovrappongono.
Sono le voci, non i protagonisti: in questa vicenda si ritrovano senza sapere bene perchè e il loro libero arbitrio, il loro margine di scelta e di azione è pari a quello dei pupi siciliani che si muovono in base a come il puparo decide di tirare i fili.
I fatti si svolgono a Palermo, in un arco di tempo di circa 36 ore: dal sabato mattina alla domenica pomeriggio. Gli autori non ci dicono che si tratta del fine settimana del 18-19 luglio 1992; la strage di via D’amelio non è mai citata e neppure si fa mai riferimento al giudice Borsellino. Eppure siamo subito lì, trascinati tra le strade di una Palermo in cui, anche con quaranta gradi, per strada si cucina la meusa, ci muoviamo tra via Maqueda, Brancaccio e la spiaggia di Mondello; e siamo negli anni ’90: ce lo dicono i giornaletti porno di cui Moana Pozzi è la regina, le cassette e i mangianastri, le scommesse clandestine che si riscuotono in lire. E poi c’è la Fiat 126, e non ci servono altri dettagli.
Ma che c’entrano Gasparo, Cosima e Fifetto?
Sono attori inconsapevoli di un evento che cambierà la Storia del nostro Paese, così come Abbate e Fava li hanno immaginati, costruendo un romanzo che si discosta dalla cronaca di quei fatti – altrimenti sarebbe un saggio – tranne che per la tragicamente famosa centoventisei che fu imbottita di tritolo e piazzata davanti la casa della madre di Paolo Borsellino.
Loro fanno la Storia, ma non lo sanno e non lo sapranno mai.
Gasparo è il braccio armato del capomafia Totuccio Graziano; esegue i suoi ordini e, se l’ordine è quello di ammazzare un uomo, lo fa, perchè è quello il suo lavoro. Avrebbe potuto friggere la meusa in strada come suo padre, ma in fin dei conti pensa che puzzare di olio bruciato non sia tanto meglio di quello che tocca fare a lui. Aspetta un figlio e quasi ha più paura di far innervosire sua moglie che non Graziano.
Da parte sua, Cosima è perfettamente consapevole di aver sposato un killer, ma fino a quando non chiede e finge di non sapere, può tirare avanti, benché con la spada di Damocle sempre penzolante sulla testa: mio marito è fuori per lavoro. Forse torna, forse no.
Fifetto è uno sfigato, uno che è stato sempre dalla parte sbagliata, ma ha l’entusiasmo e la fiducia nel futuro dei suoi diciotto anni. Quando lo mettono in coppia con Gasparo a rubare la centoventisei, crede di aver svoltato.
Quella notte, la notte del furto dell’auto, la notte in cui la centoventisei viene trasformata nella bomba che cambierà il volto dell’Italia, Gasparo, Cosima e Fifetto compiono azioni, “fanno cose” come direbbero loro, che una dopo l’altra porteranno a quello che sarebbe accaduto alle 16.58 di domenica 19 luglio 1992, ma non ne sono consapevoli: a tutto pensano, fuorché alla centoventisei. Neanche sanno a cosa è destinata questa centoventisei.
E forse è proprio questo il senso di questa storia: tutti, ogni giorno, “facciamo cose” senza renderci conto che ciò che facciamo può influenzare la Storia, quella che i nostri figli, i nostri nipoti, leggeranno sui libri.
Quel 19 luglio del ‘92 me lo ricordo bene: avevo 10 anni, era domenica, e stavamo festeggiando il compleanno di mio padre. La televisione era sintonizzata su Rai Uno e quando le trasmissioni furono interrotte per dare la notizia dell’attentato al giudice Borsellino, dalle facce dei miei genitori capii che non c’era più niente da festeggiare.
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Ezio Abbate e Claudio Fava
Ezio Abbate (Cassino, 1979), sceneggiatore, è fra i creatori delle serie tv Suburra, Curon, L’ora, Squadra mobile, Le mani dentro la città, e I diavoli. Ha scritto soggetto e sceneggiatura dei film Banat (2015, presentato alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia) e Frontiera(vincitore del David di Donatello 2019 per il miglior cortometraggio).
Claudio Fava (Catania, 1957), giornalista, è inviato per i maggiori magazine italiani. Scrive per il cinema (I cento passi, David di Donatello 2001 per la migliore sceneggiatura), per la televisione (fra le altre, la serie Il capo dei capi) e per il teatro. Tra i suoi libri: Nel nome del padre (1996), Il mio nome è Caino (1997), La notte in cui Victor non cantò (1999), Teresa (2011), Mar del Plata(2013), Prima che la notte (con Michele Gambino, 2014), Il giuramento (2019) e L’isola (con Michele Gambino, 2020). Attivamente impegnato in politica, attualmente è presidente della Commissione Antimafia siciliana.
A cura di Claudia Cocuzza
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